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Salomè nelle arti fino a Jung

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  Salomè era una principessa ebrea, figlia di Erode II e di Erodiade. Nipote di Erode il Grande e figliastra di Erode Antipa, compare nel Nuovo Testamento, dove non viene nominata esplicitamente, e in un passaggio delle Antichità giudaiche (Libro XVIII, Capitolo 5,4) di Flavio Giuseppe. Secondo quest’ultimo, fu prima sposata a uno zio e poi a un cugino, che la rese regina dell’Armenia Minore dopo il 34 d.C.   Le fonti antiche   Nel Vangelo di Marco , emerge che Erodiade nutrisse rancori nei confronti di Giovanni Battista, per aver affermato che il suo matrimonio fosse illegale. La figlia della principessa aveva danzato per Erode Antipa in occasione del suo compleanno, e l’uomo rimase talmente ammaliato da dire: « Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fino alla metà del mio regno. » Confrontatasi con la madre, la donna chiese su un piatto la testa di Giovanni. Il re ne fu dispiaciuto, ma volle mantenere la promessa e mandò un boia a decapitare l’uomo. Il Vangelo di Matteo c

L'Odissea di Cormac McCarthy è già oltre le Colonne d'Ercole

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  Copertina della prima edizione Palgrave Macmillan Questa è una di quelle analisi che potrebbero proseguire all’infinito, con continue integrazioni, perché Il passeggero ( The Passenger , 2022) di Cormac McCarthy è una di quelle opere universali che al suo interno contiene tutta l’esistenza. In forma di simbolo, di ipotesi, di realtà scientifica e di fantasia. Ho compiuto questa lettura in tutta calma, durante un mio periodo di ferie, senza toccare alcun altro libro. The Passenger va letto in modo lento; richiede che si torni sulle sue pagine più volte: in molte parti può apparire oscuro, ma a ben guardare l’Autore è più chiaro di quanto il suo stile frammentario possa far credere. Il problema, semmai, è tutto nostro: presi spesso da letture che si accavallano e mescolano tra loro, in nome di poche impressioni sui social su uno dei titoli del momento, rischiamo di non capirci nulla e di imputare la colpa allo scrittore o di limitarci a un ridicolo «interessante». Nulla potrebbe esse

L’immagine e la sua complessità. Speculazioni artistiche sulle macchie di Rorschach

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Struttura delle tavole e ipotesi artistica La quarta tavola di Rorschach Lo psichiatra svizzero Hermann Rorschach (1884-1922) pubblicò alcune immagini del celebre test sulla personalità nel 1921. Il test si fondava su dieci tavole che presentavano macchie d’inchiostro su una superficie: cinque tavole in b/n, due in nero e rosso, tre a colori. Le macchie non rappresentano nulla, oppure tutto: non si possono dire davvero astratte, sebbene per alcuni l’interpretazione le renda tali. Eppure nel test di Rorschach non è importante solo l’interpretazione dell’immagine (il “che cosa” è rappresentato), ma anche se l’immagine sia vista come ferma o in movimento; come siano state interpretate le eventuali sfumature; su quali dettagli si sia concentrato il soggetto; quanto tempo sia stato impiegato e molto altro ancora. L’interpretazione della forma, per esempio, comunica allo psicologo il grado di connessione del soggetto con la realtà. Il colore, invece, come ben descritto da