Terrorismo islamico e giustificazionismo occidentale. Parte I
Il 7 ottobre 2023, gruppi militanti
palestinesi guidati da Hamas hanno lanciato un’offensiva su larga scala contro
Israele, giungendo dalla Striscia di Gaza. Hamas l’ha chiamata Operazione
Al-Aqsa Flood ed è stato il primo conflitto all’interno dei confini di Israele dai
tempi della guerra arabo-israeliana del 1948.
Il 7 e i giorni successivi sono stati
lanciati oltre settemila razzi autoprodotti, ma con propellente giunto forse
dalla Turchia. I militanti che hanno sfondato il confine hanno ucciso oltre 900
israeliani. Il presidente Netanyahu, in un discorso alla nazione, ha definito Israele
in guerra. I terroristi hanno colpito non solo obiettivi militari, ma anche
molti civili, tra cui le 260 persone assassinate al festival musicale di Re’im.
Infine, hanno fatto numerosi ostaggi.
Al momento in cui scrivo, Israele sta
organizzando un’offensiva dell’IDF chiamata Iron Swords, che – stando alle
parole di Netanyahu – riscriverà gli equilibri del Medio Oriente. Riguardo a questi primi giorni di conflitto, ho scritto uno speciale della rubrica The Week sul sito de Gli scrittori della porta accanto, che vi invito a leggere per fare il punto della situazione.
Questi eventi hanno scosso la mia
coscienza. Conosco abbastanza bene la questione israelo-palestinese, nonché la
storia degli israeliani, che ho in parte raccontato anche sul blog (qui e qui).
Sono sorte in me alcune considerazioni. Per
un momento, credo si debba uscire dall’ideologia, dagli schieramenti fatti di
bandierine e partiti presi.
Qui non stiamo parlando di cittadini
comuni palestinesi che un giorno sono scesi in strada a combattere con i sassi.
Qui il popolo palestinese è, semmai, strumentalizzato da un’orda di terroristi
di Hamas, forse con la complicità di Hezbollah. Lo si capisce, per esempio, da
come l’invito a insorgere, rivolto da Hamas ai palestinesi residenti in Israele,
non abbia portato ad alcuna insurrezione di massa.
E questo perché non si tratta dell’insurrezione
del popolo palestinese per la propria libertà: questo è terrorismo islamico
allo stato puro, finanziato negli anni da Iran, Siria, Russia & Co.
Quando si cita l’occupazione israeliana
della Cisgiordania per giustificare queste organizzazioni terroristiche non si
sta sostenendo la causa palestinese. Che, per inciso, non verrà mai risolta da
un conflitto armato tra le parti. La soluzione dei due Stati, nel bene e nel
male, è imprescindibile. L'enfasi stessa sul concetto di neocolonialismo è pura
retorica, che non tiene conto del particolarismo storico dell’area e di come lo
Stato israeliano sia nato secondo le regole del diritto internazionale.
Inoltre, guardando i video dei rapimenti e
delle aggressioni di Hamas si nota con chiarezza come molti dei terroristi non
abbiano niente a che fare con i palestinesi e appartengano anzi a una più vasta
rete logistica del terrorismo che trova sempre nuove forze nell’Africa
subsahariana.
Tra questi video, quello che mi ha scosso di
più raffigura il cadavere di Shani Louk, una tedesca di trent’anni, il cui
corpo seminudo giaceva sul retro di un pickup, tra arti spezzati, sangue e sputi.
Per giorni non ho fatto che pensare alla morte di questa giovane, torturata in
modo indicibile. Guardo quel corpo martoriato e oltraggiato e penso ai suoi
ultimi momenti di vita, sola con il suo terrore e circondata da assassini.
Un giorno, qualcuno mi spiegherà come si
possa sostenere la legittima lotta per la libertà delle donne in Iran e poi supportare
le azioni dei gruppi terroristici, finanziati dal regime iraniano, contro
Israele.
Non capisco come si possa sostenere per cieca
ideologia (antisemitismo, antiamericanismo, terzomondismo, etc.) un’organizzazione
terroristica, credendo che lotti per la libertà di un popolo, e che invece ha
come obiettivo la fondazione di un Iran 2.0 al posto di Israele. Non capisco
come, al contempo, si possano difendere i diritti delle donne nei Paesi islamici,
auspicando la nascita di una nazione che, ancora una volta, le relegherebbe a
un ruolo subalterno nella società.
Israele rimane l’unica democrazia dell’area,
in cui le donne godono di una libertà inimmaginabile rispetto alle altre donne
mediorientali. Pur con tutte le sue contraddizioni, legate in gran parte allo
status di una nazione assediata da sempre, non potrà esserci pace nella regione
senza la normalizzazione tra Israele e i Paesi della Lega Araba. Un processo cominciato
anni fa, con risultati incoraggianti, e che Hamas ha rimesso in discussione.
La seconda parte di questo approfondimento d'attualità si trova qui.
Consigli video
Per approfondire l’argomento sotto il
profilo dell’attualità:
1. Parabellum, La guerra in Israele
2. Rick
DuFer, Come muoiono le Democrazie: Platone, Hamas e i nemici interni
3. LiberiOltre, Hamas-Israele: riflessioni con Vittorio Emanuele Parsi
4. Nova Lectio, La nascita dello Stato d'Israele: una storia mai risolta
5. Ivan Grieco, La Russia ha aiutato Hamas nell'attacco a Israele? Analisi con Anna Zafesova
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