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Visualizzazione dei post da 2018

Vegetarianismo. Una scelta che cambia il rapporto con il mondo

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Pieter Paul Rubens, Pitagora sostenitore del vegetarianismo (1619) Introduzione Le precisazioni, prima di iniziare, sono molte. Questo è il primo articolo “personale” in tanti anni su questo blog, ovvero dove racconto di una mia esperienza diretta facendone il fulcro del discorso. È necessario innanzitutto essere chiari: non sono vegetariano. Nel senso che dall’inizio di quest’anno ho scelto di non mangiare più carne di animali di terra, ma mangio ancora pesce e frutti di mare. Senza saperlo, un giorno una persona mi disse che ero un “pescetariano”: rimasi un attimo sorpreso da quel termine, per poco non mi misi a ridere. Con calma, poco dopo, cercai la definizione su Wikipedia e capii meglio. Le etichette non mi sono mai piaciute, penso per esempio all’abbigliamento, al taglio di capelli, a determinate scelte religiose, politiche, anche alimentari. Dare etichette è facile in due sensi: da un lato, delimita un fenomeno e lo rende gestibile, talvolta persino più facil

Il giorno del riposo. Alcuni significati

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Di recente si è parlato e si parlerà ancora in Italia riguardo alla chiusura dei negozi di domenica. Dato che qui non ci occupiamo di politica attiva (talvolta solo di teoria), allargheremo il discorso al concetto di riposo, al suo significato, cercando per quanto possibile di non dilungarci sugli aspetti ovvi del discorso, presenti peraltro in vari siti. Generalmente, nel mondo occidentale, il giorno di riposo è la domenica, che – come suggerisce il termine – rimanda al Signore. Prima del Cristianesimo, la domenica era dedicata al Sol Invictus, un’entità divina in cui in età severiana si identificarono una serie di divinità legate al sole e alla luce. È piuttosto sicuro che la nuova religione riprese questo giorno per dedicarlo al proprio, unico, Dio, sebbene non sia da escludere del tutto l’idea che le prime comunità cristiane assunsero la domenica come giorno di riposo in modo autonomo. D’altra parte, la Storia è costituita da queste analogie e similitudini, a cui è sempre d

L’arte quotidiana. Rapporto tra immagine social e realtà

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Éduard Manet, Olympia (1863) Rispetto ai consueti articoli di questo blog, in questo caso sarò più breve, diretto e – in certa misura – sentimentale. Da cui (chi mi segue regolarmente lo avrà già notato) l’uso della prima persona. Tutto è nato settimane addietro, quando di fronte all’ennesimo fenomeno naturale degno di nota, presi lo smartphone per fare una storia. Ero di fronte a un bel campo verdeggiante, con l’erba ad un’altezza medio-bassa, costituita da fili verdi sottili radunati in ciuffi rigogliosi. Intorno a me nessuna persona, nessuna abitazione. Sullo sfondo, in lontananza, alcune case di campagna molto uguali tra loro, con sincere pareti bianche e una canna fumaria segnalata all’esterno da una pittura di diverso colore, terra di Siena. A rendere quel campo più suggestivo del solito era il vento, agente esterno, imprevisto ma non imprevedibile, che con forza posava la sua mano sulla distesa verde, che in modo lento e uniforme si adagiava sul fianco. A coronare il t

Arte e scienza. La trasmissione del sapere e il mito deleterio dell’evoluzione

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K. F. Schinkel, Salone delle Stelle nel palazzo della Regina della Notte (1815) Ѐ un’opinione molto diffusa ai nostri tempi quella che sostiene che nell’arte non ci siano più idee, poiché sarebbero già state tutte realizzate. Con il termine “arte” si intende evidentemente non solo l’arte in senso stretto, ma in generale la letteratura, la cinematografia, la musica e qualunque altro prodotto della mente umana a cui viene comunemente attribuito un valore artistico. Ora, questa impressione ha origini piuttosto antiche e, per esempio, già alcuni pensatori dell’antica Roma ritenevano che il patrimonio greco avesse fornito all’umanità una base per lo più insuperabile, in particolare a livello artistico. Non a caso, il maggior pregio della cultura romana si esplicò senza dubbio nel diritto, per non parlare dell’alto livello ingegneristico di cui ancora oggi possiamo vedere le tracce. Certo, non tutti nell’antichità romana erano a tal punto filo-ellenici, tanto che l’arte romana svilu

L’immagine e la sua complessità. Speculazioni artistiche sulle macchie di Rorschach

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Struttura delle tavole e ipotesi artistica La quarta tavola di Rorschach Lo psichiatra svizzero Hermann Rorschach (1884-1922) pubblicò alcune immagini del celebre test sulla personalità nel 1921. Il test si fondava su dieci tavole che presentavano macchie d’inchiostro su una superficie: cinque tavole in b/n, due in nero e rosso, tre a colori. Le macchie non rappresentano nulla, oppure tutto: non si possono dire davvero astratte, sebbene per alcuni l’interpretazione le renda tali. Eppure nel test di Rorschach non è importante solo l’interpretazione dell’immagine (il “che cosa” è rappresentato), ma anche se l’immagine sia vista come ferma o in movimento; come siano state interpretate le eventuali sfumature; su quali dettagli si sia concentrato il soggetto; quanto tempo sia stato impiegato e molto altro ancora. L’interpretazione della forma, per esempio, comunica allo psicologo il grado di connessione del soggetto con la realtà. Il colore, invece, come ben descritto da

Westworld. Un commento alla seconda stagione

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La prima stagione di Westworld era quasi un’opera a sé, un lunghissimo film dai molteplici risvolti esistenziali, che però apriva le porte a nuovi scenari e a nuove questioni che nel peggiore dei casi possono dirsi filosofiche e altrimenti, di nuovo, esistenziali. Il sottotitolo della seconda stagione, invece, era non a caso The Door , dopo che la serie aveva sviscerato il significato del labirinto in molte sue implicazioni, non solo culturali e citazioniste (che sarebbe forse poca cosa), ma soprattutto simboliche. Nel secondo episodio, emblematica è la doppia visione, iniziale e finale, della metropoli notturna e del cantiere in costruzione nel deserto di giorno. Per utilizzare e reinterpretare la terminologia di William, si tratta di un’immagine speculare del desiderio dell’Uomo e della macchina, quest’ultima riflesso di un desiderio “primitivo” e “panico” di vivere, che non conosce limiti e sentimenti decadenti. Ma in tutto questo, il confronto – che è di necessità dua