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Visualizzazione dei post da maggio, 2018

Il fantasy e le sue razze da un punto di vista simbolico

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Questa riflessione prende le mosse dalla lettura dell’interessante articolo di Luca Pappalardo, intitolato È tempo che il fantasy abbandoni le razze? (e che trovate qui , sul sito di N3rdcore ). Ci siamo così confrontati con gli antichi miti e con il significato che essi hanno avuto nel contesto di una società tradizionale, per poi analizzare come questa eredità sia stata recepita nel presente. In tal senso abbiamo seguito l’articolo di Pappalardo per proporre ulteriori sfumature al suo discorso. In quanto al metodo, imposteremo il discorso non tanto in termini storici, quanto simbolici, altrimenti l’intero genere fantasy rischierebbe di perdere terreno rispetto alla realtà storica e sociale, con il rischio di subordinarsi ad essa. Al contrario, dal momento che riteniamo che il fantasy sia parte di un’eredità più antica (persino di origine sacrale), sosteniamo che quando esso sia cosciente del proprio passato e delle possibilità presenti, possa offrire utili contributi alla societ

Un approccio umanistico al rapporto tra governo, economia e concetto di potere

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Hans Haacke, Les must de Rembrandt (1986) Partiamo dalle basi. Il Presidente del Consiglio propone i ministri, il Presidente della Repubblica li nomina. Quest’ultimo – è nelle sue facoltà – può rifiutare una o più nomine. Fatta questa doverosa precisazione, sarebbe ridicolo da entrambe gli schieramenti (pro e contro Mattarella) perdersi in dispute di diritto, quando la Costituzione è abbastanza chiara su questo, compreso l’ampio margine di discrezionalità che compete al PdR. Ciò su cui vale la pena porre l’attenzione, anzi, è il contenuto della decisione di Mattarella più che la forma, con tutte le conseguenze del caso. Il messaggio che filtra al cittadino medio – corretto o scorretto che sia – è che su pressione dei mercati finanziari il PdR ha scelto di rifiutare il governo di Conte. Molti accusano Mattarella di aver attentato alla Costituzione, di essere stato eversivo e affermano che in Italia si viva sotto dittatura. La prenderemo larga. Il filoso Theodor Adorno scrive

Tredici. Un commento alla seconda stagione

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Prima di tutto un presupposto. Era necessario proseguire la vicenda di Tredici ? La risposta è no. Ma dal momento che nel mondo dell’intrattenimento e dell’arte le necessità si possano creare, analizzeremo la seconda stagione, che in fin dei conti consente di integrare quanto era stato lasciato in sospeso o raccontato solo in modo parziale. L’inizio della seconda stagione di Tredici è piuttosto lento e chiaramente legato al finale della prima stagione e alla necessità di riprenderne il discorso. Ma fin dal primo episodio cominciamo a scoprire gli altri punti di vista, a loro volta spesso esasperati, come lo erano alcuni pensieri formulati da Hannah. Nel mezzo, forse, la possibilità di costruire una verità. Ma solo di costruire, perché la realtà in esame è stata modificata dai protagonisti a un livello tale da aver perduto per sempre l’effettiva verità dei fatti. E questo è quello che riaffiora episodio dopo episodio: l’impossibilità, spesso, di dividere in modo netto buoni e catt

Dolore e sofferenza nella relazione con il male

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Il dolore: il polo negativo Guardando il film di The House That Jack Built  ( qui  il trailer), ultima fatica di Lars von Trier, non abbiamo potuto fare a meno di ricollegarci a quanto detto in passato su questo blog a proposito del male ( qui e qui ). Il film è ambientato negli Stati Uniti degli anni Settanta. Il protagonista è Jack, un ingegnere ossessivo compulsivo all’apparenza piuttosto introverso. Con il tempo si trasforma in un serial killer, ma dal suo punto di vista è più corretto parlare di un “artista”. Per Jack, infatti, ogni omicidio è un’opera d’arte, da curare in modo maniacale. Nonostante la pressione della polizia, il suo obiettivo è di realizzare l’opera d’arte definitiva, costituita da una casa arricchita dai “cimeli” degli omicidi. Ci colleghiamo così a quanto detto nel primo dei due post che avevamo scritto. Lars von Trier ci propone per l’ennesima volta una narrazione del dolore attraverso l’arte cinematografica e nel farlo parla in buona parte di sé

Game Night. Alcune considerazioni sulla comicità del film

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Prima di tutto, Game Night è un film onesto. E detto riguardo ad una commedia può apparire qualcosa di strano. Il fatto è che Game Night è una commedia matura, consapevole della tradizione commerciale del genere, nella quale si insedia come degno erede. Distante dalla comicità volgare e facile degli ultimi anni, questo film non esagera quasi mai e anche quando lo fa (si pensi alla fine dell’uomo armato nella turbina del jet) mostra un certo contegno e sembra quasi chiedere scusa con sottile ironia. Game Night è un prodotto ben fatto, consapevole del proprio obiettivo e del proprio margine di azione. È inoltre un film curato nei dettagli, sia a livello registico (alla regia abbiamo J.F. Daley e J.M. Goldstein) che a livello di script. Passiamo dunque in rapida rassegna il cast, segnalando solo chi ci ha colpito maggiormente. Jason Bateman (Max) e Rachel McAdams (Annie) costituiscono una solidissima coppia, dall’alchimia indiscutibile. Sharon Horgan (Sarah) porta in scen

Timeless. Un commento alla seconda stagione

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Con questa recensione attraverso i dieci episodi della seconda stagione di Timeless , inauguriamo le recensioni televisive, che normalmente affrontiamo episodio dopo episodio su Tumblr ( qui ). Dunque, su La Voce d’Argento riporteremo di volta in volta solo le recensioni complete delle stagioni appena concluse. 2x01 The War to End All Wars è un titolo piuttosto eloquente. Se la prima stagione era stata per lo più un'introduzione, dove a farla da padrone erano stati i vari scenari prima ancora che la storia, con questo episodio si entra nel vivo della Storia, quella con la S maiuscola, sullo sfondo di un'organizzazione-ideologia - Rittenhouse - pronta a determinare un nuovissimo presente. Gli ingredienti ci sono tutti e le domande trovano subito alcune risposte, in grado di stimolare la curiosità dello spettatore. Si tratta di un episodio esplosivo, con una trama più sofisticata, pur nei dialoghi sempre un po’ banali e stereotipati. Ma la forza di Timeless