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Antisemitismo e genocidio. L'identità ebraica dall'Ottocento a oggi

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Nell’ultimo decennio dell’Ottocento, lo scrittore Theodor Herzl scriveva nel suo diario che intendeva «risolvere almeno in Austria la questione ebraica con l’aiuto della Chiesa cattolica»  [1] . Descriveva quindi una cerimonia di battesimo, al duomo di Santo Stefano, con cui i giovani ebrei austriaci avrebbero potuto convertirsi al cristianesimo. In questa prima fase, Herzl pensava che la questione potesse risolversi in termini di identità e che, integrandosi anche a livello religioso, gli ebrei avrebbero potuto prendere parte alla società austro-ungarica senza pregiudizi di sorta. La realtà era tuttavia più articolata e all’identità si aggiungeva il tema della razza, sempre più determinante a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, in pieno clima darwiniano e positivista. La Chiesa stessa si manteneva su una sottile linea di confine, così come era stato fin dalle sue origini, alternando a seconda del periodo storico due visioni: da un lato, l’ebreo come figura scelta da Di