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Visualizzazione dei post da 2017

Remington, ovvero il problema del sensazionale

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Frederic S. Remington, An Evening on a Canadian Lake (1905) [Frederic] Remington trasferisce nei quadri, e più tardi anche nel bronzo, tutta la sua abilità, ma anche i suoi limiti di illustratore. Forza i toni per aggredire lo spettatore, coinvolgerlo, emozionarlo. Ogni scena è sapientemente costruita bloccando l’azione al suo acme: cavalli che si impennano con criniera al vento e le narici frementi; muscoli che guizzano veloci sotto il pelo lucido dei destrieri; cariche frontali che sembra debbano travolgere anche lo spettatore. Ma questi “effetti speciali” vanno talvolta a scapito di verità più profonde. In quei casi, lo sforzo di animazione prende il sopravvento sull’approfondimento strutturale dell’immagine, la concentrazione sull’azione fa perdere di vista l’integrazione tra figure e spazio, sfondo e primi piani, e la vivacità è ottenuta facendo perno sul nucleo drammatico della scena e trascurando tutto il resto fino alla sciatteria. Questo brano è utile per inquadrare m

La percezione odierna del male e dell'orrore

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Vorrei aprire una riflessione su un tema tanto vasto da non riuscire a vederne i confini, cercando non di risolvere la questione, ma di proporre un punto di vista. Per millenni l’essere umano ha discusso su quali fossero le caratteristiche del bene e del male; come questi due poli agissero nell’Uomo e nella Natura; quale peso avessero la predestinazione o una volontà superiore. La risposta maggioritaria è mutata a seconda dell’epoca, fino a giungere all’odierna percezione, nella quale il relativismo di vizi e virtù va per la maggiore. Nel dettaglio, vorrei discutere alcune caratteristiche tipiche dei mali di oggi e la concezione del dolore altrui, limitandomi ad alcuni esempi emblematici. Anselm Kiefer, Horror Vacui (1980) Ciò che ha mosso queste parole è stato un post su Facebook. La pagina in questione si occupa di condividere foto e altri generi di immagini che in qualche modo hanno segnato un’epoca e la coscienza collettiva. Nello specifico, vidi una fotografia di un paio

La giustizia dello Stato e la giustizia dell'Uomo

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Voci a favore In pieno XIII secolo, Tommaso d’Aquino discusse la questione della pena di morte e si schierò a suo favore. Oggi questo può apparirci strano, non tanto per l’epoca, ma perché una simile dichiarazione proveniva nientemeno che da un uomo di Chiesa, peraltro destinato alla santità. Eppure, a ben guardare, il suo discorso rientrava in una tipica ottica medievale, in cui la società, che era allora cristiana in ogni sua espressione, rappresentava un vero e proprio organismo. «Ora, il medico fa una cosa buona e utile nel recidere un organo in putrefazione, quando esso minaccia l’infezione di tutto il corpo», così per Tommaso il reggitore dello Stato «uccide con giustizia e senza peccato gli uomini malvagi». Si potrebbe ribattere che di certo nemmeno lo Stato avrebbe dato in questo modo un buon esempio, ma questo significherebbe fare un torto alla storia. Il reggitore dello Stato si trovava in quella condizione di potere per “grazia di Dio” e di per sé, quindi, la sua g

Sul significato del tempo e della memoria

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Il passato è innanzitutto una dimensione del tempo. Solitamente, la prima intuizione della profondità temporale giunge come una fulminazione, che ci evidenzia l’inevitabilità della morte. A questa consapevolezza si aggiunge spesso l’angoscia, legata alla precarietà di ogni esistenza. Il pensiero dello scorrere del tempo si lega quasi sempre a un sentimento, poiché noi umani tendiamo sempre a creare un rapporto emozionale tanto con le altre persone quanto con determinate circostanze, persino con oggetti e pensieri. E questo legame viene consolidato dalla memoria, che è la nostra coscienza delle cose passate. Italo Sve vo disse che  « le lacrime non sono espresse dal dolore, ma dalla sua storia » . Storia e memoria sono il simbolo del sentimento che noi proviamo verso ciò che è passato, sia come individui, che come comunità. Infatti, è proprio quando ci rendiamo conto della precarietà di ogni esperienza di vita, che nasce in noi lo stimolo ad indagare qualun

La degenerazione e l'ignoto splendore

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In questa Terra vi è qualcosa di orripilante e qualcosa di bellissimo. È orripilante l’autostrada che ho di fronte, con camion e automobili, il grigiore cocente dell’asfalto, il rumore insopportabile dei motori, l’odore greve dello smog. Ma il problema è che anche l’albero che ho di fronte, benché non sia orripilante, non è affatto bello. Lo osservo e non posso pensare ad altro che il fatto che esso sia artificiale e che la sua vera natura sia stata corrotta. Avverto in ogni fenomeno naturale questa corruzione, che è ben diversa dalla morte. Non ho certo paura di qualcosa di inevitabile, ma questa degenerazione mi fa riflettere. Riconosco il valore della nascita e della rinascita. Quando vedo crescere i semi che ho piantato, oppure quando le mie piante sono in pieno rigoglio, apprezzo e rimango affascinato dalla vita. Eppure, tutto ciò si corrompe. La natura si abbatte da sé, seme dopo seme, foglia dopo foglia, abbruttendosi. E questo non ha nulla a che vedere con la vecchiaia, poic

Sui limiti della Storia e le capacità del male

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La politica e la religione sono ormai diventati pretesti per legittimare la violenza umana, che è al contrario atavica e indifferente ad ogni parte, ad ogni latitudine. Nemmeno la cultura e il ricordo possono vincere questa certezza che è il male, perché l'essere umano vive in un eterno presente ed anche la Storia non è che un racconto destinato ad alterne fortune. Se la Storia fosse "maestra di vita" avremmo evitato molti errori già compiuti, molte ideologie rimescolate, fonti di un pensiero che si articola, ma non si esalta. La Storia ritorna in modo ciclico, e allo stesso tempo come una spirale si evolve e degenera. Ed è un circolo vizioso, in cui anche le guerre diventano battaglie e in nessun caso si vince fino in fondo. Questo perché l'essere umano si è convinto, e crede ciecamente, che si possa sconfiggere il male, dal momento che non manca un solo istante di vederlo negli altri, ma mai in se stesso. La politica e la religione, che avrebbero ben altre

Trump e la Siria

Il 4 aprile un attacco chimico a Khan Sheikoun ha provocato decine di vittime: subito la notizia ha fatto il giro del mondo, puntando i riflettori (letteralmente) sulle vittime più giovani. Il 6 aprile gli Stati Uniti hanno risposto con un’azione militare ai danni della base aerea siriana, presunta fonte dell’attacco chimico. Nel 2013, l’allora presidente Barack Obama aveva indicato come “linea rossa” da non oltrepassare l’utilizzo di armi chimiche da parte di al-Assad. Il 21 agosto 2013, nel contesto degli scontri per il controllo di Damasco, l’ONU riportò che nel quartiere Ghuta erano morti civili e militari di entrambe gli schieramenti, uccisi dal gas sarin. Obama si disse subito preoccupato per l’avvenimento, tuttavia si riservò di analizzare meglio le responsabilità. La lezione dell’Iraq era un ottimo deterrente: in un’intervista a New Day, programma della CNN, il presidente rimarcò la necessità di creare una coalizione che spartisse l’onere dell’intervento. «E se gli Stati U

Sulla necessità di dare spazio al dubbio

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Qualche giorno addietro, mi è capitato di inserirmi in una discussione in merito all’efficacia dell’omeopatia. A dire il vero, l’argomento di partenza era di tutt’altro genere, ma per una ragione imprecisata, si è giunti a questo tema. Nel mio intervento non sono affatto entrato nel merito; ho più che altro parlato di metodo. Raramente mi ritrovo a commentare, ma ero stato mosso dall’arroganza, o supponenza, di una persona. La discussione è stata lunga e infruttuosa – non che mi aspettassi il contrario – tuttavia ripropongo alcuni concetti base. Ho ritenuto arrogante il fatto che il commentatore avesse enunciato di voler boicottare le farmacie che vendono rimedi omeopatici, dal momento che ognuno deve essere libero di curarsi e semmai di porre fine alla propria esistenza nella maniera che ritiene più dignitosa e umana. E non è arroganza la mia – al contrario, come invece mi è stato contestato – il voler affermare che non possa avvenire un boicottaggio, poiché il principio di bas