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Visualizzazione dei post da marzo, 2023

Il criminologo Federico Varese racconta la Russia

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  Polizia russa a Cherkizovskaya, Mosca. La Russia in quattro criminali  (Einaudi, 2022). Il titolo di questo saggio è chiaramente provocatorio; cerchiamo però di scoprirne meglio i contenuti. Varese è un noto criminologo italiano, esperto di crimine organizzato, e direttore del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Oxford dal 2021. La domanda che si pone è come sia possibile che la Russia sia passata dal caos politico-economico degli anni Novanta all’attuale dittatura, che all’idea marxista-leninista ha sostituito quella nazionalista e imperialista. Varese ritiene che vi sia una correlazione tra la criminalità e l’inefficienza delle istituzioni e degli apparati russi. Per esempio, la gang di Vjačeslav Ivan’kov era una protomafia che offriva protezione a personaggi potenti che non potevano seguire vie legali per i loro affari. Varese sottolinea poi la vera e propria collaborazione tra lo Stato e la criminalità di tipo informatico: così hacker come Nikita Kuzmin hanno potuto o

Il juke box di Byung-Chul Han ha un unico disco... rotto

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  Le non cose. Come abbiamo smesso di vivere il reale (Einaudi, 2022) è uno degli ultimi saggi di Byung-Chul Han editi in Italia. Il primo libro del filosofo che lessi fu La società senza dolore (Einaudi, 2021), un testo che mi appassionò durante la pandemia e di cui ho parlato qui . Dopo quella prima conoscenza, però, qualcosa si è rotto. Voglio provare a spiegare perché. Ne La società senza dolore , Han scrive che l’essere umano si contraddistingue per l’algofobia, la paura di provare dolore, che, a differenza degli animali, riveste un’importanza anche sul piano sociale. Per esempio in politica, dove la ricerca di un consenso non è altro che un modo di conformarsi per evitare relazioni emotive troppo impegnative. Il potere stesso non è più oppressivo, coercitivo o doloroso, bensì permissivo e seducente: ci permette di raccontarci e – aggiunge Han – ci sorveglia con maggiore accuratezza. Il potere di cui parla il filosofo, però, è raramente quello dittatoriale di Kim Jong-un, A

I social network di domani

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  Ciò che si sta configurando è un mondo social suddiviso in creatori di contenuti e in fruitori. I primi investono, correndo il rischio di non essere abbastanza competitivi, e viene loro chiesto un costante aggiornamento sul piano della new economy e della capacità di utilizzare i nuovi software in tutte le loro potenzialità, non ultime le intelligenze artificiali come le chat bot. In cambio ottengono il riconoscimento “ufficiale” del loro status, vengono tutelati dalle piattaforme riguardo alla sicurezza e hanno un vantaggio netto nel riuscire a diffondere i propri contenuti, con un posizionamento “di favore”. Questo significa che i secondi, i fruitori, saranno coloro che non potranno far arrivare i propri contenuti oltre alla propria cerchia di “amici” e a un nucleo di persone incontrate più o meno per caso, con cui verosimilmente si instaurerà un rapporto di reciprocità. Cosa che in parte già avviene, per esempio tra bookstagrammer o tra autori, che si scambiano una visibilità

L'autolesionismo dell'Occidente

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  Non avevo un buon rapporto con i libri di Federico Rampini, ma da qualche anno a questa parte ho cambiato idea. In Suicidio occidentale (Mondadori, 2022), l’Autore descrive come l’Occidente si stia annientando aderendo in maniera acritica al pensiero politicamente corretto, visto come una forma di censura, che passa dall’oblio sui social al licenziamento di docenti universitari. Alcune opinioni possono risultare forti se applicate al contesto europeo, ma Rampini scrive dagli Stati Uniti, dove l’attenzione per i diritti delle minoranze (etniche, sessuali, etc.) ha raggiunto forme grottesche. Il politicamente corretto diventa strumento dell’establishment per cancellare le proprie responsabilità nei confronti del ceto medio, impoverito crisi dopo crisi. La questione sociale è scomparsa e, al suo posto, trovano spazio i diritti delle minoranze e l’ambientalismo. Non si parla più di disuguaglianze economiche e di ingiustizie nell’accesso alla ricchezza, se non nei periodici report stat