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Visualizzazione dei post da 2015

Appunti sul potere della classe media

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L. de La Hyre, Teseo ed Etra ( 1635 ca) Presupposti parziali della riflessione Euripide,  Supplici:  « Tre sono le classi dei cittadini: i ricchi sono inutili e desiderano avere sempre di più; quelli che non hanno mezzi di sussistenza sono temibili, poiché si lasciano prendere dall'invidia e ingannati dalle lingue dei capi malvagi lanciano strali contro i possidenti. In conclusione: delle tre parti quella che sta in mezzo salva le città, custodendo l'ordine che essa dispone ». Henry Ford: « Meno male che la popolazione non capisce il nostro sistema bancario e monetario, perché se lo capisse, credo che prima di domani scoppierebbe una rivoluzione ». Dalla rivoluzione francese, la classe media ha potuto stabilire la sua forma di governo. Tra i tecnicismi affidati a pochi adepti e una maschera di morale libertaria a nascondere il dispotismo, siamo giunti alla conferma che la massa si conserva. “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto resta così com'è”.

Il Trono di Spade e la politica italiana

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Ieri stavo pensando ironicamente ad una cosa. Tutti questi intrighi, queste propagande pro e contro governo, tutti questi slogan e sgambetti per far cadere Renzi e prendere il potere fanno pensare che la serie di George R.R. Martin, Il Trono di Spade (o meglio, Cronache del ghiaccio e del fuoco ), sia ispirata alle vicende politiche italiane. Di seguito ci sono alcuni spunti (che potrebbero contenere spoiler). Eddard Stark (Monti), lord di Grande Inverno, viene incaricato dal re Robert Baratheon (Napolitano) di recarsi ad Approdo del Re per ricoprire la carica di Primo Cavaliere. I conti nelle casse reali sono un disastro; debiti a non finire e, come se non bastasse, pare che il precedente Primo Cavaliere (Berlusconi) sia morto avvelenato da un intrigo di corte. Eddard Stark tenta di mettere mani in quel macello, ma non fa una bella fine: viene – non solo metaforicamente – tagliato fuori. Robb Stark (Letta), figlio di Eddard, decide di vendi

Dall'ordine al caos

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Giovan Francesco Capoferri (su disegno di Lorenzo Lotto), Magnum Chaos  (prima metà XVI secolo) Dopo un così lungo ordine, è necessario anche questo caos. Per lo storico Henry B. Adams:  «Il caos spesso genera la vita, laddove l’ordine spesso genera l’abitudine».  Negli ultimi decenni ci siamo abituati ad un’idea di disciplina. L’ordine porta con sé stabilità, un generale torpore morale; l’ordine diventa gerarchia, burocrazia, istituzione: è a quel punto che si instaura una dittatura del qualunquismo, dove popolo e gerarchi dormono tra i propri agi, nella routine più grigia. «Ma procediamo con disordine. - diceva Marcello Marchesi - Il disordine dà qualche speranza. L’ordine nessuna. Niente è più ordinato del vuoto». Solo allora un po’ di caos può restituire movimento a questa condizione. Che dunque i Paesi europei in difficoltà escano dall’euro; che gli USA minaccino la Russia apertamente; che i migranti non possano uscire dall’Italia; che l’ISIS avanzi alle porte dell’Oc

Jihadisti e religione del consumo

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Che cos'è un uomo senza religione? Un uomo libero. Libero di fare che cosa? Libero di vivere la sua vita. Chi, oggi, avrebbe voglia di combattere, a fatti e parole, per un ideale, per una morale? Di fatto, molto pochi; di quei pochi, i più si pongono come limite invalicabile la morte. Nel senso che pochissimi oggi sarebbero pronti a dare la vita (anche in modo figurato) per una qualsiasi cosa. Perché? Perché - direbbe qualcuno - hanno ucciso Dio, ponendo il nulla come erede al trono; perché - essendo liberi di vivere nel cosiddetto benessere - si godono la vita e trascurano lo spirito. Ecco perché l'Occidente ha fallito; ecco perché gli jihadisti - in un modo o nell'altro - vinceranno. Vincerà la loro forza distruttiva, benché non le loro idee. Non essendoci niente di nuovo all'orizzonte, incapaci di comprendere che il progresso è stato per noi un nuovo dio fittizio a cui offrire noi stessi per timore di esserne esclusi, ecco che il ritorno al passato sarà una strad

Un discorso sulle band. Costi, compensi, opportunità

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Ho deciso di affrontare un argomento “caldo”, che riguarda le band e la gestione di eventi musicali. Dirò ben poco, a dire il vero, perché se ne parla già tanto sul web. Mi sono quindi limitato a selezionare alcuni dibattiti della rete, che penso possano fungere da breve sintesi. Il cachet Il primo argomento riguarda l’innominabile cachet. Le domande più ovvie sono: quanto può chiedere un gruppo per un concerto? Come variano i prezzi da un bar, a un ristorante, a una sagra? Come varia il cachet a seconda del numero di membri e del genere musicale? Tutte queste domande non avranno una risposta numerica da parte mia, per una semplice ragione: è chiaro che il costo varia in base alla grandezza del locale (o della sagra), e indubbiamente ci sono variazioni di costo da regione a regione, così come da sagra a sagra, che spesso viene organizzata da volontari (quindi privati), che non hanno grandi capitali da investire. Non solo per la musica. Il primo forum con un buon dibattit

Il grado zero dell'economia

Debito pubblico italiano a più di 2100 miliardi di euro. In questi giorni, in Grecia, Alexis Tsipras è stato eletto primo ministro. Alcuni dicono che sia favorevole a Putin: potrebbe ritrattare le sanzioni verso Mosca (per la questione ucraina), in cambio dei capitali russi per la copertura di parte del debito greco. Putin punta sui movimenti euroscettici, basti pensare anche al legame con la Lega Nord. Giusto o sbagliato che sia, penso ad una cosa: ciò che ci frega è il non essere uniti. Io non conosco nel dettaglio le questioni economiche, ma da semplice essere umano dotato di ragione, mi è capitato di pensare ad un possibile “grado zero” dell’economia. Cioè un’economia che, in ogni Stato indebitato, riparta da zero; cancelli i debiti; cancelli un sistema malato e dia una seconda possibilità a quei cittadini che hanno ereditato un peso che non avevano richiesto. Prima degli Stati l’essere umano viveva in aggregazioni più o meno numerose; viveva, pur nelle difficoltà del ca

Il valore magico del nome

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Riprendo il discorso sul valore magico del nome (già introdotto  qui ), prendendo come esempio il nome segreto di Roma e il mito riguardante il vero nome di Ra. Il nome segreto di Roma Roma ebbe un nome segreto, impronunciabile, pena la morte. Solo i Pontefici Massimi lo conoscevano e tramandavano, come ci conferma Giulio Solino, un dotto vissuto nel III secolo d.C. Egli afferma che questo nome era a conoscenza dei soli capi di stato, che lo tramandavano al momento del passaggio del potere. Il Pontefice Massimo pronunciava il nome segreto solo ed esclusivamente durante i sacrifici rituali. Si ha prova di un antico rituale compiuto durante il solstizio d’inverno in onore della dea Angerona, la cui statua ha la bocca bendata, forse proprio per alludere alla segretezza. Macrobio, un funzionario imperiale vissuto tra il IV ed il V secolo d.C., nei suoi Saturnalia , riporta che il nome arcano era scritto in libri antichissimi, però ognuno di essi citava un nome diverso, quasi