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Una sintesi e un’interpretazione della società senza dolore di Byung-chul Han

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  William Blake, The Agony in the Garden  (1799-1800 ca) Nota: premetto che, in tempi più recenti, ho avuto modo di rivalutare il pensiero di Han, per cui rimando anche alla lettura di questo post. Nel saggio La società senza dolore , edito in Italia da Einaudi nel 2021, il filosofo Byung-chul Han parte dal presupposto che vi sia una paura generalizzata del dolore, che definisce algofobia . (p. 5) Esso viene rifiutato, dal singolo alla comunità, per cui siamo sospetti, a livello emotivo, di fronte alle relazioni troppo impegnative e, in politica, ci si conforma alla ricerca di un consenso. In altri contesti la situazione non cambia; un esempio è dato dall’arte contemporanea: questa si adegua all’estetica del consumo; l’artista è spinto a divenire marchio; la creatività è asservita alla strategia economica. (p. 10) Viene così meno la spinta rivoluzionaria dell’arte, ovvero la capacità di fare esperienza del diverso e di poter generare, nel processo, una spaccatura. Per anestetizzare