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Visualizzazione dei post da 2019

La superiorità culturale nel confronto tra pratiche di società diverse

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La riflessione prende spunto dalla lettura di un libro di Caterina Satta, intitolato Per sport e per amore. Bambini, genitori e agonismo . Al di là del titolo che potrebbe apparire generico, questo libro è stato scritto da una sociologa dell’infanzia, la quale, analizzando una squadra di calcio di bambini, appartenente ad una società di serie A, mette in evidenza come il punto di vista dei bambini sia messo sempre più da parte e prevalga su questi ultimi la visione degli adulti, fino  a controllare ad oggi quasi ogni spazio pubblico e privato della loro vita. Il libro parla di tante altre cose e anche degli aspetti positivi che mettono in relazione genitori e figli, ma questo aspetto ha attirato in particolare la nostra attenzione, tanto da collegarlo alla recente lettura del manuale di Fabio Dei intitolato Antropologia culturale . Forse non ci siamo mai resi davvero conto di come la nostra visione dell’infanzia non sia affatto comune a tutto il pianeta e tanto meno risulti ess

Guerra e pace. L'insegnamento della storia e la persecuzione degli Uiguri

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In questi giorni sui social si è diffusa un'immagine che affianca le fotografie degli ebrei nei campi di concentramento nazisti e dei mussulmani uiguri perseguitati dal governo cinese. 1940-2019 è l'unica scritta. Poi, però, leggendo le descrizioni a questo post, emergono frasi che si possono riassumere nei concetti dell'umanità che ripete i propri errori e della necessità di una pace universale. Altre immagini (come la seguente) riprendono lo stesso confronto, che - in definitiva - è difficilmente contestabile. Pensiamo però che sia necessario approfondire quei concetti ricorrenti, che appaiono troppo generalisti. Sapete qual è, a nostro avviso, l'errore? Pensare che la storia "insegni" qualcosa, che la memoria sia sufficiente a impedire il ripetersi dei crimini, che il tempo in cui viviamo sia il più maturo e migliore di sempre in termini di diritti e di libertà. Questi aspetti si riassumono nell'unico grande errore: il neo-positivismo

La ricerca di razionalità in ogni fenomeno attraverso l’ambiguità dei personaggi storici

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Thomas Cole, The Course of Empire. Destruction (1836) Nella storia si trovano personaggi ambigui, da un lato positivi per il ruolo che hanno assunto nel corso degli eventi, dall’altro negativi per l’impatto che hanno avuto sulle altre persone e sulle società. In molti di questi personaggi, è spesso evidente la difficoltà nel risolvere la questione in un senso o nell’altro. Citeremo in breve alcuni di questi casi (e riporteremo talvolta un giudizio personale di massima, che ha valore puramente indicativo), per poi giungere ad alcune conclusioni generali. Partiamo da Alcibiade: considerandolo dal punto di vista militare, fu un ottimo stratega, oltre ad avere un grande carisma. Tradì prima gli Ateniesi e poi tutti i Greci, ma è difficile capirne le vere motivazioni a distanza di così tanti secoli. Fu anche legato a Socrate e al “suo” simposio e, ad Atene, funse troppo spesso da capro espiatorio. Nel complesso, una figura emblematica e di difficile decodifica. Giulio Cesare: anc

Arnolfo di Cambio e il ritratto di Carlo I d'Angiò

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Arnolfo di Cambio (ca 1235-1302) si formò nella bottega di Nicola Pisano, con il quale lavorò all’Arca di San Domenico, nell’omonima chiesa di Bologna, e al pulpito del Duomo di Siena. In seguito si allontanò dal maestro e negli anni Settanta del Duecento si trasferì a Roma, lavorando per Carlo I d’Angiò e per i pontefici (realizzò p. es. il monumento funebre di Adriano V, a Viterbo). Verso la fine del 1277, il re gli permise di recarsi a Perugia, dove era stato richiesto dal Consiglio dei Savi, per sovrintendere la costruzione della Fontana maggiore, in realtà compiuta da Nicola e Giovanni Pisano, evidenziando i numerosi impegni di Arnolfo in quel periodo  [1] . Gli anni Ottanta non fecero che accrescere il prestigio di Arnolfo, che realizzò importanti opere come i monumenti funebri del cardinale De Braye ad Orvieto (1282) e di Riccardo Annibaldi a Roma (1289), nonché il ciborio della basilica di San Paolo fuori le mura (1285). Gli anni Novanta ampliarono il suo successo, gr

Antisemitismo e genocidio. L'identità ebraica dall'Ottocento a oggi

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Nell’ultimo decennio dell’Ottocento, lo scrittore Theodor Herzl scriveva nel suo diario che intendeva «risolvere almeno in Austria la questione ebraica con l’aiuto della Chiesa cattolica»  [1] . Descriveva quindi una cerimonia di battesimo, al duomo di Santo Stefano, con cui i giovani ebrei austriaci avrebbero potuto convertirsi al cristianesimo. In questa prima fase, Herzl pensava che la questione potesse risolversi in termini di identità e che, integrandosi anche a livello religioso, gli ebrei avrebbero potuto prendere parte alla società austro-ungarica senza pregiudizi di sorta. La realtà era tuttavia più articolata e all’identità si aggiungeva il tema della razza, sempre più determinante a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, in pieno clima darwiniano e positivista. La Chiesa stessa si manteneva su una sottile linea di confine, così come era stato fin dalle sue origini, alternando a seconda del periodo storico due visioni: da un lato, l’ebreo come figura scelta da Di