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Visualizzazione dei post da dicembre, 2017

Remington, ovvero il problema del sensazionale

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Frederic S. Remington, An Evening on a Canadian Lake (1905) [Frederic] Remington trasferisce nei quadri, e più tardi anche nel bronzo, tutta la sua abilità, ma anche i suoi limiti di illustratore. Forza i toni per aggredire lo spettatore, coinvolgerlo, emozionarlo. Ogni scena è sapientemente costruita bloccando l’azione al suo acme: cavalli che si impennano con criniera al vento e le narici frementi; muscoli che guizzano veloci sotto il pelo lucido dei destrieri; cariche frontali che sembra debbano travolgere anche lo spettatore. Ma questi “effetti speciali” vanno talvolta a scapito di verità più profonde. In quei casi, lo sforzo di animazione prende il sopravvento sull’approfondimento strutturale dell’immagine, la concentrazione sull’azione fa perdere di vista l’integrazione tra figure e spazio, sfondo e primi piani, e la vivacità è ottenuta facendo perno sul nucleo drammatico della scena e trascurando tutto il resto fino alla sciatteria. Questo brano è utile per inquadrare m

La percezione odierna del male e dell'orrore

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Vorrei aprire una riflessione su un tema tanto vasto da non riuscire a vederne i confini, cercando non di risolvere la questione, ma di proporre un punto di vista. Per millenni l’essere umano ha discusso su quali fossero le caratteristiche del bene e del male; come questi due poli agissero nell’Uomo e nella Natura; quale peso avessero la predestinazione o una volontà superiore. La risposta maggioritaria è mutata a seconda dell’epoca, fino a giungere all’odierna percezione, nella quale il relativismo di vizi e virtù va per la maggiore. Nel dettaglio, vorrei discutere alcune caratteristiche tipiche dei mali di oggi e la concezione del dolore altrui, limitandomi ad alcuni esempi emblematici. Anselm Kiefer, Horror Vacui (1980) Ciò che ha mosso queste parole è stato un post su Facebook. La pagina in questione si occupa di condividere foto e altri generi di immagini che in qualche modo hanno segnato un’epoca e la coscienza collettiva. Nello specifico, vidi una fotografia di un paio

La giustizia dello Stato e la giustizia dell'Uomo

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Voci a favore In pieno XIII secolo, Tommaso d’Aquino discusse la questione della pena di morte e si schierò a suo favore. Oggi questo può apparirci strano, non tanto per l’epoca, ma perché una simile dichiarazione proveniva nientemeno che da un uomo di Chiesa, peraltro destinato alla santità. Eppure, a ben guardare, il suo discorso rientrava in una tipica ottica medievale, in cui la società, che era allora cristiana in ogni sua espressione, rappresentava un vero e proprio organismo. «Ora, il medico fa una cosa buona e utile nel recidere un organo in putrefazione, quando esso minaccia l’infezione di tutto il corpo», così per Tommaso il reggitore dello Stato «uccide con giustizia e senza peccato gli uomini malvagi». Si potrebbe ribattere che di certo nemmeno lo Stato avrebbe dato in questo modo un buon esempio, ma questo significherebbe fare un torto alla storia. Il reggitore dello Stato si trovava in quella condizione di potere per “grazia di Dio” e di per sé, quindi, la sua g