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Visualizzazione dei post da maggio, 2020

Oriente e Occidente. Filosofia e globalizzazione

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Il seguente testo è stato elaborato da una relazione del filosofo e accademico Giangiorgio Pasqualotto. L’intervento avvenne il 22 ottobre 2012, alla Sala Teresina Degan della Biblioteca Civica di Pordenone. L’Istituto Confucio Statua di Confucio al Tempio di Nishan Più di vent’anni fa nasceva l’Istituto Confucio, un’istituzione no profit con sede principale a Pechino. L’Istituto in sé non è affatto una novità: anche in Europa ne abbiamo esempi, quali la Società Dante Alighieri, il Goethe-Institut, o ancora l’Instituto Cervantes. Lo scopo di questi enti è semplice: promuovere la cultura e la lingua del proprio Paese all’estero. In Italia la Società Dante Alighieri non ha avuto molto successo; in Germania i risultati sono stati più soddisfacenti, ma colpisce soprattutto il notevole finanziamento a livello globale del governo cinese, che ammonta a cinque miliardi e quattrocento milioni di dollari (dati 2010), in favore dell’Istituto Confucio. In questo investi

L’artigiano e la macchina. Supplemento al discorso sull’etica e il meccanicismo

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Nanni di Banco, Quattro Santi Coronati (1415) La quotidiana presenza di questo dualismo L’artigiano non è una macchina. La macchina non ha i bisogni e i desideri di un essere vivente, c’è soltanto perché la si è progettata e voluta. Abbiamo precedentemente descritto (v.  qui ,  Etica e meccanicismo ) il fatto che computer, macchine e, più in generale, la tecnologia stessa mai potranno prendere il nostro posto, lontane come sono da ogni aspirazione o necessità di affermarsi come individui, al contrario di noi esseri umani, alla perenne ricerca di ciò di cui manchiamo e spesso in conflitto l’un l’altro. Per assurdo, persino gli animali sono esseri perfetti a tal riguardo, in quanto macchine organiche che rispondono agli istinti e si occupano solo di raggiungere ciò che serve alla loro sopravvivenza. L’uomo, invece, che ha il vantaggio della ragione e della coscienza, trasforma spesso questo vantaggio in uno strumento di infelicità e con esso si protende verso l’auto-

Etica e meccanicismo

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Vittorio Piscopo, Ingranaggi (1989) Il limite del meccanicismo Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino, noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana. E la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria, sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento… ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita. Questa è una delle frasi forse più importanti del celebre film  L’attimo fuggente , dal quale emerge fin da subito la chiara ed evidente differenza tra la necessità umana di sostentamento e la necessità di esprimere la propria essenza di uomo, l’umanità appunto. Questa differenza è doverosa ancor oggi, dove il mondo delle tecnologie e delle scienze ha riproposto – forse in modo inconscio, trascinato dai tempi che cambiano repentinamente – una visione dell’uomo che debba ricondursi al galileismo morale, cioè, sinteticamente, all’adattamento delle scienze umane in

Dieci consigli critici per uno scrittore esordiente

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Leonid Pasternak, Throes of Creation Premessa Di recente mi è capitato di dover giudicare alcuni incipit di romanzi altrui; in passato avevo già revisionato opere per commissione o per un parere informale. Così nel tempo mi sono fatto un'idea di molte difficoltà a cui vanno incontro gli aspiranti scrittori e ho tratto un insegnamento valido anche per me. In questo post raccolgo alcuni appunti; si tratta di un'analisi che cerca di essere il più possibile sintetica, a costo di trascurare alcune ulteriori considerazioni. L'obiettivo è tuttavia di fungere da breve guida per aspiranti scrittori, evitando il più possibile le banalità che si ritrovano in molte liste di questo genere. I dieci punti che ho individuato si possono sintetizzare all'estremo nel modo seguente: 1. tendenza alla ridondanza; 2. difficoltà a gestire il presente storico; 3. inverosimiglianza interna alla storia stessa; 4. eccessi; 5. certi errori di punteggiatura ricorrent

Petra e il Medio Oriente attraverso la biografia di David Roberts

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D. Roberts, Una veduta del Cairo (1840) Prima dei viaggi in Medio Oriente David Roberts nacque il 24 ottobre 1796, a Stockbridge, presso Edimburgo. Era figlio di Christian Richie e di un calzolaio, John, e all’età di dieci anni incominciò un apprendistato settennale nella bottega di un imbianchino e decoratore, Gavin Beugo. Scozzese e di umili origini, il futuro di Roberts sembrava in qualche modo già segnato. Negli anni dell’apprendistato fece amicizia con il collega David Ramsay Hay e i due diventarono amici per il resto delle loro vite. Le giornate si svolgevano nelle case di ricchi borghesi, oppure di persone più umili interessate ad imitare i primi. La notte, però, Roberts la trascorreva sui libri di storia dell’arte e da autodidatta apprese i primi rudimenti della pittura e quelli che erano stati gli sviluppi dell’arte nel corso dei secoli. In mancanza di una guida esperta, dovette affidarsi alla propria sensibilità e alla capacità di osservazione. Certame