Parole perdute. La questione Roald Dahl (e non solo)

 


Il marchio britannico Puffin Books, proprietà della casa editrice Penguin, ha deciso di riscrivere i libri dello scrittore Roald Dahl per rimuoverne il linguaggio ritenuto offensivo per la cultura contemporanea.

Le modifiche sono nell’ordine di centinaia, e questo ha creato un dibattito, non solo nel Regno Unito, sull’opportunità o meno di modificare un testo, con il pericolo di stravolgerlo o di far dire all’Autore qualcosa che non avrebbe voluto. La Roald Dahl Story Company, che ha operato le modifiche in collaborazione con Inclusive Minds, ha affermato che «non sia insolito rivedere la lingua» e che ogni modifica sia stata «piccola e ponderata con attenzione.»

Per capirci, sono scomparsi termini come “grasso”, sostituito da “enorme”, per riferirsi ad esempio ad Augustus Gloop in Charlie and the Chocolate Factory (1964).

Un altro esempio significativo si trova in James and the Giant Peach (1961), dove il Centipede cantava (nella precedente edizione): «Zia Sponge era terribilmente grassa / E tremendamente flaccida» e «Zia Spiker era magra come un filo / E secca come un osso, solo più secca.» Entrambi i versi sono stati rimossi e al loro posto si trova: «Zia Sponge era una brutta vecchia bruta / E meritava di essere schiacciata dal frutto» e «Zia Spiker era più o meno la stessa / E merita metà della colpa.»

Sono comparsi anche alcuni termini neutri: i “piccoli uomini”, riferito agli Oompa-Loompas, sono diventati “piccole persone”.

Le modifiche hanno coinvolto non solo la lingua, ma anche i contenuti: la geniale Matilda, protagonista dell’omonimo romanzo del 1988, non legge più il “colonialista” Kipling, ma la “femminista” Jane Austen.

 

In Italia il tema è forse meno sentito, e non solo perché la lettura non è un argomento da prima pagina. In genere, i testi per bambini divenuti storici sono stati dimenticati dalle ultime generazioni (Salgari) o non hanno subìto particolari modifiche per la loro natura “inclusiva” (Rodari). Per quanto riguarda gli autori stranieri, ci siamo abituati a leggerli in traduzione, dove l’adattamento e la modifica coinvolgono anche i libri per adulti: con il pretesto della difficoltà o impossibilità di tradurre alla perfezione un’altra lingua, è facile far accettare scelte arbitrarie. Qui qualcosa sta forse cambiando negli ultimi anni, con un maggiore interesse a far apprendere ai propri figli più di una lingua fin dalla più tenera età.

Tornando a Dahl, Salani, che ha la facoltà di tradurne le opere, non ha ancora dichiarato che strada prenderà con le prossime edizioni. In altri Paesi con lettori più accaniti, come la Francia, la casa editrice Gallimard Jeunesse ha affermato che non modificherà le proprie edizioni: «Questa riscrittura riguarda solo la Gran Bretagna. Non abbiamo mai modificato i testi di Roald Dahl e a oggi non abbiamo in programma di farlo».

L’intervento si è reso necessario – e il caso è scoppiato – forse perché nel 2021 Netflix ha acquistato per cinquecento milioni di sterline la Roald Dahl Story Company, che gestisce diritti d’autore e marchi dello scrittore. Il timore che gli adattamenti filmici e seriali venissero boicottati in “stile Rowling” deve aver convinto gli interessati a questa cautela. È vero che la revisione era già iniziata nel 2020, ma potrebbe essersi trattato di un prerequisito durante la fase contrattuale della vendita.

 

Dahl condivideva idee antisemite, non possedeva molto tatto su certi argomenti e spesso i suoi personaggi “malvagi” sono adombrati da un fascino che li rende protagonisti. Le sue opere possono essere tacciate di antisocialità (il personaggio di Willy Wonka) e di misoginia. In The Witches (1983) si trova scritto: «Le streghe sono tutte donne. Non voglio parlar male delle donne. In genere sono adorabili. Ma tutte le streghe sono donne: è un fatto.» Ecco, questo passaggio è stato eliminato. Le persone potranno leggere un libro intitolato The Witches di uno Pseudo Roald Dahl, anziché esplorare la produzione di nuovi autori come Molly Knox Ostertag in The Witch Boy (2017), storia di un giovane che aspira a diventare una strega, spezzando la divisione di genere che lo costringerebbe a diventare un mutaforma.

 

Questa idea è stata ripresa su Radio 4 da Philip Pullman, autore della trilogia His Dark Materials, che ha elencato una serie di scrittori contemporanei che potrebbero essere letti di più se i testi di Dahl fossero lasciati invecchiare.

Viene segnalata da molti una modifica apportata dall’Autore stesso alla fine degli anni Sessanta: nel romanzo originale del 1964, si trovano dei pigmei umani acquistati nella giungla africana, che divennero in seguito i noti Oompa-Loompas arancioni che tutti conosciamo. La differenza con le attuali alterazioni è che all’epoca fu una scelta esplicita del creatore dell’opera, che ha la facoltà di fare ciò che desidera dei propri personaggi. Secondo Matthew Dennison, biografo di Dahl, l’Autore era noto per avere rapporti litigiosi con i suoi editori e non amava che qualcuno manomettesse il suo lavoro. Dennison riporta queste parole di Dahl: «Non ricevo mai proteste da parte dei bambini. Tutto quello che ottieni sono risatine di allegria e dimenamenti di gioia. So cosa piace ai bambini.» L’analogia con le modifiche odierne è dunque pretestuosa.

Forse non è inutile indignazione quella di Salman Rushdie, autore di The Satanic Verses e di Midnight’s Children, che ha parlato di “assurda censura”. Anche Suzanne Nossel, amministratrice delegata di PEN America, un’organizzazione che sostiene la libertà di espressione, ha dichiarato su Twitter che l’ente è allarmato per i cambiamenti e che ciò potrebbe costituire un pericoloso precedente.

 

Per Dahl, morto nel 1990, bisogna fare una distinzione: ci sono pensieri e azioni comprensibili in una determinata epoca, anche se non più accettabili, e ci sono idee che invece erano inaccettabili già al tempo in cui visse Dahl. Nel primo caso rientra un certo linguaggio diretto, a volte offensivo o sciovinista; nel secondo, appunto, l’antisemitismo.

A questo riguardo, forse è giusto dimenticare uno scrittore per almeno una generazione, o far saltare un secolo dall’ultima edizione di una sua opera. Non tutti gli scrittori, artisti e personalità storiche del passato sono adatti al tempo in cui viviamo. Galileo Galilei e Giordano Bruno non erano adatti al loro tempo; così Edgar Allan Poe, Emily Dickinson, Franz Kafka e tanti altri: ci può volere molto tempo perché una società colga il valore di una sensibilità nuova.

Può però accadere anche il contrario, con un passaggio dalla notorietà all’oblio. Herman Melville, per esempio, ne fece esperienza in vita: dopo il successo delle prime opere d’avventura, il suo capolavoro – Moby Dick – non fu capito e lo scrittore si chiuse sempre più in se stesso, scrivendo poesia, ormai semisconosciuto. Non bisogna avere paura di questo, perché un dato scrittore potrebbe tornare di nuovo attuale dopo un secolo, o due, come Melville ci insegna. Ci si augura, certo, per idee degne della specie umana.

Tuttavia, nella spasmodica ricerca di nuove storie da mettere su schermo, di nuovi classici da riattualizzare, si vuole rendere tutto sempre attuale, a ogni costo. Eppure la distanza storica può aiutare. Oggi visitiamo il Colosseo, Notre-Dame de Paris e altri luoghi per i loro pregi architettonici e artistici. Chi è in grado di farlo, potrebbe persino “leggere” una cattedrale medievale alla stregua di un libro in formato di pietra, come ci propone Victor Hugo. Normalmente, non ci capita di non entrare in un luogo sacro perché la religione che vi si professa ha provocato migliaia di vittime nel corso dei millenni. Né evitiamo di entrare al Colosseo nonostante le carneficine che vi si sono svolte. La distanza storica, il momentaneo oblio, può permetterci di ragionare a freddo, di soppesare le società umane prima ancora di giudicarle.

 

Per concludere, l’ideale sarebbe poter avere sempre a disposizione un’edizione critica per adulti (cosa che Puffin ha deciso infine di fare). Accanto a questa, un’altra adattata che indichi a chiare lettere “ispirato a” o “tratto da”, rimarcando la differenza dall’originale. E non nel frontespizio a caratteri minuscoli, ma in copertina, dove il lettore medio non possa sbagliarsi, allo stesso modo in cui sugli alimenti si trovano simboli come “gluten free” o “vegetarian”. Anche questo, dopotutto, sarebbe un gesto di cura per la sensibilità del lettore/acquirente.

Più complicata invece la terza possibilità, quella di un’edizione critica rivolta a bambini e a genitori, con note e glosse che spieghino le modifiche e le inquadrino nel contesto storico e sociale.

La sorte di Dahl è simile a quella a cui sono stati sottoposti scrittori come Jack London: molti pensano di aver letto Zanna bianca da bambini, ma in realtà hanno letto un’opera edulcorata, priva delle parti più crude e violente. Altri, invece, come Salgari, un tempo letto dai bambini (i nostri genitori e nonni), sono stati proprio dimenticati, perché in quel caso non c’è un interesse commerciale e soprattutto perché certe storie di Salgari rivelano per davvero pregiudizi razziali e un’impronta colonialista. E non è “colpa” dello scrittore: era figlio della sua epoca.

Cambiare quelle storie diviene molto più complicato rispetto ai vari Verne e allo stesso Dahl. D’altra parte, è sempre stata operata una certa selezione: di London conosciamo solo le storie “naturalistiche”, ma tutta la produzione socio-politica è stata riscoperta da poco in Italia, e non certo dai bambini.

 

In definitiva, la scelta più saggia è curare edizioni critiche per adulti; proporre altre edizioni per bambini, ma con un evidente riferimento al fatto che non siano originali; infine, si potrebbero sviluppare quelle storie con nuovi testi, per portarle alla sensibilità attuale, nella speranza che non vengano del tutto anestetizzate. Ovviamente, andrebbe segnalato un autore diverso.

Quest’ultimo punto può sembrare divisivo: ma, in fondo, quando certe storie diventano patrimonio di una società, è normale che esse cambino con le generazioni successive. Questo è accaduto da Omero in poi, passando per le favole portate al cinema dalla Disney. Cum grano salis, dicevano i latini.




Bibliografia e consigli di lettura

 

° Bryson Taylor D., Roald Dahl’s Books Are Rewritten to Cut Potentially Offensive Language, The New York Times, 20 febbraio 2023.

° Hinsliff G., It’s Not Orwellian For Publishers to Edit Roald Dahl, Just Commercially Savvy, The Guardian, 20 febbraio 2023.

° Pizzigallo C., È il caso di indignarsi per lemodifiche ai romanzi di Roald Dahl?, Today, 22 febbraio 2023.

° Redazione, Le modifiche ai romanzi perragazzi di Roald Dahl, Il Post, 19 febbraio 2023.

° Redazione, I libri di Roald Dahlmodificati per renderli più inclusivi, bufale.net, 20 febbraio 2023.

° Vernon H., Roald Dahl Books Rewritten Toremove Language Deemed Offensive, The Guardian, 18 febbraio 2023.

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