Conoscere l'Ucraina. Una selezione di letture

 

Questa selezione è in parte ragionata. Presenta saggi, riviste, testi di narrativa e una lista di siti. L’idea è di fornire una conoscenza non solo della storia e dell’attualità, ma anche del pensiero del popolo ucraino. Per questo si troveranno autori classici della letteratura ucraina, ma anche russa, quando i contenuti riguardano la storia in esame. I saggi sono invece incentrati sulla geopolitica.

Ho scelto di riportare anche un paio di titoli che sconsiglio, per il loro pregiudizio ideologico nei confronti di Kyïv.

La selezione è quasi tutta con testi in italiano, per facilitare la ricerca del lettore: quelli in inglese si trovano in rete, ad accesso libero. Consiglio infine la lettura di Ucraina. Storia, geopolitica, attualità (PubMe, 2022), saggio pensato per introdurre il lettore al tema, fornendogli solidi argomenti critici.


 

Libri. Saggi e narrativa


° Achilli A., La lirica di Vasyl’ Stus. Modernismo e intertestualità poetica nell’Ucraina del secondo Novecento, University Press, Firenze, 2019

° Bellezza S. A., Il destino dell’Ucraina. Il futuro dell’Europa, Scholé, Brescia, 2022

Id., Ucraina. Insorgere per la democrazia, La Scuola, Brescia, 2014

 

Il primo saggio mira a spiegare il turbinoso percorso ucraino di avvicinamento all’Europa e, di conseguenza, l’allontanamento dall’influenza russa. Segue a Ucraina. Insorgere per la democrazia e ne costituisce un’integrazione, aggiornata agli ultimi mesi del 2021.

Rispetto all’opera precedente, è migliorato il formato e il lavoro di editing; la parte iniziale, dedicata alla storia più antica, è stata sintetizzata in maniera più funzionale; gli ultimi due capitoli sono invece quelli con maggiori parti inedite, trattando le ultime due presidenze ucraine e cercando di mettere a fuoco i più recenti cambiamenti politico-identitari del Paese.

 


° Boeckh K., Völkl E., Ucraina. Dalla rivoluzione rossa alla rivoluzione arancione, Beit, Trieste, 2009

 

Saggio interessante per approfondire non solo la storia dell’Ucraina, ma anche i suoi elementi geografici. Un ponderato apparato di mappe e di tabelle integra il discorso e le tavole a colori propongono uno spaccato dell’arte ucraina dall’antichità a oggi.

Certi aspetti storici non vengono approfonditi a sufficienza, come l’holodomor o alcuni risvolti della guerra civile scoppiata nel 1917, ma nel complesso si tratta di una minuziosa analisi che evidenzia diversi punti fondamentali, tra cui l’autonomia della lingua ucraina rispetto alle altre lingue slave; la peculiarità politica del cosaccato, prima ancora della svolta sovietica; la tendenziosità con cui la Russia contemporanea interpreti i dati sulla minoranza russa in Ucraina. Il tutto suffragato da fonti ed evidenze documentarie talvolta plurisecolari.

 


° Borga U. L., Soldat 1. Guerra in Ucraina, Musumeci, Saint-Christophe, 2016

 

Borga ripercorre le giornate dell’Euro-Majdan e segue soprattutto la guerra che ne è seguita. L’importanza di questo documento – in forma scritta e fotografica – risiede nell’aver mostrato tanto gli schieramenti ucraini quanto quelli dei separatisti, non nascondendo le molte assurdità di un conflitto ideologizzato e portato a poco a poco all’estremizzazione dei belligeranti.

 

° Brogi Bercoff G., Taras Ševčenko. Dalle carceri zariste al Pantheon ucraino, Le Monnier Università, Firenze, 2015



° Carrère E., Limonov, Adelphi, Milano, 2012

 

Si tratta di una lettura che può aiutare a cogliere il clima socio-politico in cui Vladimir Putin ha preso il potere e ha potuto conservarlo.

Pongo la questione su due piani. Il primo: il personaggio e la figura reale. Ėduard Limonov era un uomo che ha vissuto anni giovanili burrascosi e si è trovato catapultato in situazioni che, probabilmente, la sua psiche non era in grado di sopportare. Come reazione di difesa, è esplosa in lui la violenza, la manipolazione, la ricerca di affetto a tutti i costi, aspetti che hanno a poco a poco ucciso Ėduard V. Savenko e fatto sopravvivere un simulacro, Limonov, a uso e consumo di se stesso e della folla acclamante. Una folla numerosa, che viene da chiedersi che cosa veda in lui.

E qui le risposte possono sintetizzarsi in due personalità: quella deviata, che dunque vede in Limonov il superuomo (più o meno riuscito, più o meno fallito) e gli riconosce la potenza superiore del suo agire, allo stesso modo in cui il colonnello Kurtz, in Apocalypse Now, riconosceva una logica geniale nelle mutilazioni dei vietcong alla popolazione civile appena vaccinata dagli statunitensi. Oppure, Limonov può essere acclamato da persone che hanno la testa sulle spalle, magari molto empatiche, che in lui vedono un fallito da compatire, un giovane frustrato dal successo di altri scrittori sovietici che avevano più capacità di lui e più cose da dire. Perché, alla fine, Limonov non aveva proprio niente da dire ed è anche per questo che riusciva a trovarsi a certe riunioni francesi in cui «estrema destra ed estrema sinistra si ubriacavano fianco a fianco.»

Dopodiché c'è il secondo piano, quello che interessa in particolare Carrère. Il testo appare, certo, una biografia, unita però a un taglio giornalistico inframmezzato da aneddoti storici o personali, in un pot-pourri davvero eterogeneo, che rende la lettura lenta, senza ritmo, divisa in capitoli meccanici. Al loro interno troviamo una cernita degli episodi più singolari della vita di Limonov, su cui Carrère non ha davvero molto da aggiungere, dato che fatti tanto eclatanti si raccontano da sé. E così lo scrittore interviene con incisi e perifrasi ambientali e auto-biografiche di scarso rilievo.
Il problema, dunque, è aver esaltato la vita mediocre – e l’assurdità compiaciuta e ostentata non è che una posa – di un uomo che non ha vissuto più atrocità o miserie di altri scrittori sovietici o di altre persone comuni (e dimenticate) vissute durante i decenni bui dell'URSS. Un uomo che della sua vita, fatta anche di violenze provocate, ha fatto un commercio. Al netto di queste contraddizioni, la lettura di Limonov permette di conoscere in superficie lo “spirito di un tempo” e l’atmosfera che regnava nella prima fase dell’esperienza Nazbol.

 

° Carta M., Teti S. (a cura di), Attacco all’Ucraina, Sandro Teti Editore, Roma, 2015

 

Il libro curato da Carta è una raccolta di articoli, interviste, saggi brevi sulla storia ucraina, la società, l’attualità, con una selezione che cerca di proporre diversi punti di vista o “variazioni sul tema”. Il libro mira anche a non nascondere le criticità della nazione ucraina, difesa spesso da gruppi politici e paramilitari di estrema destra. Letto nel 2022, alcune considerazioni geopolitiche, in particolare di Lucio Caracciolo, appaiono molto (tristemente) lungimiranti.

 

° Cella G., Storia e geopolitica della crisi ucraina. Dalla Rus’ di Kiev a oggi, Carocci, Roma, 2022



° Cerreti C., Spazi e poteri. Geografia politica, geografia economica, geopolitica, Laterza, Bari-Roma, 2019

° Cinnella E., Ucraina. Il genocidio dimenticato 1932-1933, Della Porta, Pisa, 2015

 

Il testo più aggiornato e completo sull’holodomor in lingua italiana (e non solo), da affiancare alla lettura di testi come Lettere da Kharkov di Graziosi e L’oppressione delle nazionalità in URSS di Dzjuba.

L’Autore non si limita ad analizzare la storia degli anni 1932-1933, ma affronta tutto il processo decennale che ha preceduto questo vero e proprio genocidio, sociale e nazionale. Viene anche indagata la storiografia sull’holodomor dalle prime testimonianze ai dati più consistenti di epoca post-sovietica.

Una lettura imprescindibile per chiunque voglia approfondire la storia ucraina, dell’URSS e degli anni Venti-Trenta. Lettere personali, resoconti diplomatici, documenti della polizia sovietica: queste fonti contribuiscono a fornire un’immagine completa, tanto sentimentale quanto scientifica, di quanto accadde.

 


° Conquest R., The Harvest of Sorrow. Soviet Collectivization and the Terror-Famine, Oxford University Press, New York, 1986: qui.

° Dugin A., La quarta teoria politica, NovaEuropa, Milano, 2017

 

Indico nella lista l’opera più nota di Dugin in Occidente. Le teorie neo-eurasiatiste di Dugin stanno plasmando una nuova identità russa, che altro non è se non un ritorno all’imperialismo, questa volta in chiave nazional-bolscevica. Tale pensiero sta influenzando le scelte politiche e ideologiche del Cremlino. D’altra parte, gli scritti del filosofo sono materia di studio anche nelle scuole russe e gruppi giovanili si stanno formando a questa ideologia anti-liberale e anti-atlantista.

 

° Dzjuba I., L’oppressione delle nazionalità in URSS, Samonà e Savelli, Roma, 1971

 

L’opera è una critica interna al pensiero marxista-leninista, per rivendicare un trattamento dell’Ucraina pari a quello delle altre Repubbliche sovietiche. Nell’introduzione, Dzjuba cerca di dimostrare che il nazionalismo sia diverso dallo sciovinismo borghese. Riprendendo le parole del filosofo marxista H. Selman, un «mondo sano» richiede la coltivazione delle differenziazioni nazionali e «un interscambio sempre più stretto, fino a creare una cultura universale attraverso i contributi unici di ciascun popolo.»

L’Autore denunciava che la sovranità veniva perduta attraverso il trasferimento in massa (Orgnabor) della popolazione in Siberia o altrove; la centralizzazione di Mosca accentuava poi la perdita dell’autonomia politico-economica ucraina. La cultura veniva relegata a un ruolo provinciale e si perdeva il ricordo della tradizione nazionale storica. Egli riprendeva le parole del giurista Aleksandr D. Gradovsky: «Il lavoro creativo nazionale è il fine ultimo assegnato a ciascun popolo dalla stessa natura, un fine senza il quale la razza umana non può raggiungere la perfezione.»

Un’opera fondamentale per comprendere come l'URSS abbia non solo sterminato gli ucraini negli anni Trenta (con il cosiddetto holodomor), ma abbia poi proseguito con l’opera di russificazione in maniera discriminatoria e umiliante. Questa lettura è anche una chiave per capire meglio il rapporto odierno tra Russia e Ucraina.

 


° Ėrenburg I. G., Il disgelo, Einaudi, Torino, 1962

° Fazolo A., Nemo, In Donbass non si passa. La resistenza antifascista alle porte dell’Europa, Red Star Press, Roma, 2018

 

Un racconto di vicende vissute in prima persona, in Donbass, nel corso della guerra scoppiata all’indomani delle giornate dell’Euro-Majdan.

Si tratta di un testo fortemente ideologizzato, che sceglie apertamente di non citare le fonti, selezionando i fatti nella costruzione di un discorso che la realtà – soprattutto odierna – smentisce: in Donbass non ha agito con successo, come il testo vuole provare, una milizia internazionalista, che ha combattuto il fascismo. Come si può intuire dagli ultimi capitoli, fascisti, comunisti, indipendentisti, russi, ucraini e mercenari hanno combattuto e combattono in entrambi gli schieramenti: la guerra è in parte civile, in parte è lo scontro tra due visioni del mondo. Le ideologie hanno provato a imporre il loro marchio e ancora tentano di farlo: ciò che sta agendo al momento è la visione di una Russia putiniana neo-imperialista, ispirata alle teorie di Dugin. Entità come InterUnit, di cui si parla in questo libro, sono state manipolate da questa visione e l’aspetto più triste è il non riconoscimento di una responsabilità in tal senso.

Il testo ha l’unico pregio di fornire l’esempio di una delle retoriche che stanno operando in Ucraina a scapito delle vittime civili.

 

° Girofi L., Sceresini A., Ucraina. La guerra che non c’era, Baldini + Castoldi, Milano, 2022



° Gogol' Nikolaj, Taras Bulba e gli altri racconti di Mirgorod, Garzanti, Milano, 2009

° Graziano M., Geopolitica. Orientarsi nel grande disordine internazionale, Il Mulino, Bologna, 2019

° Graziosi A., Lettere da Kharkov. La carestia in Ucraina e nel Caucaso del Nord nei rapporti diplomatici italiani 1923 – 1933, Einaudi, Torino, 1991

 

Documento prezioso per conoscere il genocidio dei contadini ucraini a opera di Stalin, a lungo taciuto, e noto con il nome di holodomor: morte provocata per fame.

Il saggio introduttivo di Graziosi permette di inquadrare con precisione l’argomento, anche per chi non lo abbia mai affrontato. Mette inoltre in luce le responsabilità di quelle nazioni che – come con i campi di concentramento nazisti – sapevano delle stragi sovietiche, ma non fecero nulla per indifferenza o per opportunismo.

La raccolta delle lettere dei diplomatici italiani in URSS, benché non completa, tratteggia un Paese autoritario, ammalato di propaganda e di retorica, che compì una delle stragi più pesanti e al contempo dimenticate della storia.

 


° Grossman V., Tutto scorre…, Adelphi, Milano, 1987

° Id., Vita e destino, Adelphi, Milano, 2008


Ci sono libri che non si possono commentare o recensire senza tradirne lessenza; solo una parola come capolavoro rende loro merito. Eppure è un termine abusato, svuotato del suo significato, per cui Vita e destino si trova privo di una definizione opportuna.

Personalmente, è il mio secondo libro preferito in assoluto, superato solo da Guerra e pace, che, non a caso, costituisce un antesignano e un riferimento per lopera di Grossman.

Data la mole del libro e il tempo ristretto a disposizione, uniti però a un desiderio incontenibile di continuarlo, ho optato per una lettura mista: alcuni capitoli nella versione cartacea; altri in audiolibro, nella pregevole versione letta da Tommaso Ragno.
Vita e destino non è solo un romanzo corale, storico, di cronaca, di sentimenti, politico e filosofico: è proprio la vita umana in ogni tempo, in ogni sua declinazione. La vita di Grossman è intimamente legata a questa opera, che sarà sequestrata dai servizi segreti sovietici e che troverà una
 fortunata – pubblicazione postuma. Vita e destino è il simbolo dei perseguitati, della malvagità umana e della resilienza; ma è anche l
esempio della libertà dellarte e della capacità dello scrittore di immergersi in quello che Jünger definiva il bosco, il luogo nascosto in cui il Ribelle dà forma al cambiamento.



° Igort, Quaderni ucraini. Memorie dai tempi dell’URSS, Mondadori, Milano, 2010

° Kravčenko V. A., Ho scelto la libertà, Longanesi & C., Milano, 1948

° Kundera M., Un Occidente prigioniero, Adelphi, Milano, 2022


Nel giugno 1967, si tenne in Cecoslovacchia il IV Congresso dell’Unione degli scrittori. Kundera aprì i lavori con un suo discorso, che spezzava il legame tra gli scrittori e il potere sovietico, con mesi di anticipo sulla Primavera di Praga. Riporto le parole iniziali, come invito alla lettura, in cui all’aggettivo ceco potete sostituire ucraino o ogni altro popolo dell’Europa orientale, da secoli in lotta per affermare la propria identità e la distinzione dalla grande Russia:

«Cari amici, nessuna nazione sul pianeta Terra risale alla notte dei tempi e la nozione stessa di nazione è relativamente moderna, eppure la maggior parte di queste percepisce la propria esistenza come una certezza, un dono di Dio o della Natura presente da sempre. I popoli sono in grado di riconoscere nella loro cultura, nel sistema politico e persino nelle frontiere il frutto di una creazione, e dunque fonte di interrogativi o di problemi, mentre ritengono la propria esistenza in quanto popolo un dato inoppugnabile. La storia assai poco felice e frammentata della nazione ceca, le ha consentito di sfuggire a tale ingannevole illusione. L'esistenza della nazione ceca non è mai stata percepita come una certezza, e proprio in questa non-certezza risiede uno dei suoi principali attributi.»



° Loyer B., Bettoni G. (a cura di), Geopolitica. Metodi e concetti, UTET, Torino, 2020

° Mecacci L., Besprizornye. Bambini randagi nella Russia sovietica (1917-1935), Adelphi, Milano, 2019

 

Ragazzi e bambini orfani o abbandonati o fuggiti da casa, costretti a rubare, a fare l’elemosina e persino a prostituirsi: questa è la storia documentata – da un punto di vista giornalistico, storico e letterario – del fenomeno sovietico dei besprizornye. Uno degli esempi più atroci dei massacri staliniani, provocato dall’unione di incapacità gestionali e da una deliberata scelta assassina, nel contesto delle più vaste epurazioni politiche ed etniche tipiche dell'URSS.

 


° Perri G., La ricca fontana. Una biografia dell’Ucraina moderna. Fonti storiche, fonti letterarie, Apice Libri, Sesto Fiorentino, 2015

 

Il libro è una perfetta introduzione alla storia dell’Ucraina, con un’impronta storico-letteraria. Si parte dal Medioevo e si giunge alle giornate dell’Euro-Majdan. Le fonti sono numerosissime e sono un invito a ulteriori approfondimenti.

Alla luce dell’invasione russa del febbraio 2022, questo testo andrebbe pubblicato in una nuova edizione rivista e aggiornata. Per quanto riguarda la bibliografia in italiano sul tema, La ricca fontana è uno dei testi imprescindibili per la conoscenza della storia ucraina.

 


° Plokhy S., Unmaking Imperial Russia: Mykhailo Hrushevsky and the Writing of Ukrainian History, University of Toronto Press, Toronto, 2005

° Prychodko Nicholas, One of the 15 million, Dent and Sons, Canada, 1952: qui.

° Rinaldini U., Julija Tymošenko. La conquista dell’Ucraina, Sandro Teti Editore, Roma, 2013

 

Il libro è una ponderata indagine della storia politica e personale di Tymošenko, che si mantiene su un difficile equilibrio tra le parti. Essendo stato pubblicato prima delle giornate di Majdan, è anche imparziale rispetto ai partitismi di vario genere che sarebbero esplosi dopo il 2014.

La figura che ne emerge è di una politica che seppe cogliere il sentimento della piazza durante la Rivoluzione arancione, ma che non fece abbastanza per concretizzare quella volontà di giustizia, finendo vittima dei propri interessi finanziari. Inquadrata nella scia di quei gruppi di oligarchi che si fronteggiarono negli anni Novanta, rappresentò un’occasione mancata per l’Ucraina di realizzare un duraturo cambiamento nella società.

 

° Sangiuliano G., Putin. Vita di uno zar, Mondadori, Milano, 2015

 

Si può dire che, nei primi capitoli, l’Autore “la prenda larga”, in quanto la biografia di Putin viene inserita in un quadro storico più ampio, a partire dalla SGM, quando non era ancora nato. A poco a poco, però, quei riferimenti storici vengono inseriti in episodi concreti di vita, mostrando come Putin abbia attuato un lento ma determinato processo di rielaborazione della storia russa, prima sovietica, poi zarista, infine – più in generale – in chiave panslavista.

 

° Ševčenko T. H., La fanciulla mutata in giglio, Le Càriti, Firenze, 2000



° Shubin A. V., Nestor Machno: bandiera nera sull’Ucraina. Guerriglia libertaria e rivoluzione contadina (1917 – 1921), Elèuthera, Milano, 2012

 

Una biografia politica e militare della figura di Nestor Machno, anarchico ucraino che tentò di costituire un territorio autonomo durante la guerra civile.

Questo saggio, che non nasconde una certa soggettiva simpatia per Machno, è anche un ottimo documento storico, per approfondire gli eventi legati a uno dei più importanti schieramenti sul territorio ucraino a cavallo tra gli anni Dieci e Venti. Fotografie, mappe e una cronologia essenziale contribuiscono a mettere a fuoco il contenuto.

 

° Skovoroda H., Narciso. Discussione sul tema ‘Conosci te stesso’, Apice Libri, Sesto Fiorentino, 2018

° Šolochov M. A., Il placido Don, Bompiani, Milano, 1965

° Stone O., Oliver Stone intervista Vladimir Putin, Marsilio, Venezia, 2017

 

Il libro va assolutamente affiancato all’intervista-documentario, poiché riporta l’ordine cronologico delle domande, integrando le parti tagliate in sede di montaggio. Il senso complessivo non cambia, ma vale la pena leggerlo. Stone cerca di indagare le ragioni di Putin su diverse questioni internazionali, dalla guerra in Cecenia e Georgia a quella in Siria, dalla guerra cibernetica all’economia russa. Non mancano domande più personali, legate alla famiglia o ai gusti del presidente russo.

Stone realizza questa intervista per ascoltare la voce diretta di Putin, senza i filtri dei media occidentali e, per quanto questo serva a riconsiderare molti aspetti del suo operato, bisogna prestare molta attenzione ai non detti, alle allusioni e alle interpretazioni che spesso hanno più l’aspetto di una giustificazione.

Nel complesso, ciò che emerge è la figura di un leader disposto a tutto per il suo Paese, anche a scapito dei diritti e a costo della guerra. Al contempo, si mette in evidenza il modo in cui gli Stati Uniti, anziché aprirsi alla Federazione Russa, a seguito della dissoluzione dell’URSS, abbiano costantemente minato la sicurezza russa, con provocazioni e ingerenze che – come oggi abbiamo visto – sono sfociate nell’invasione dell'Ucraina. Un’azione estrema che lo stesso Stone ha deciso di condannare.

 

° Vassallo M., Storia dell’Ucraina. Dai tempi più antichi ad oggi, Mimesis, Milano – Udine, 2020

° Zafesova A., Navalny contro Putin, Paesi, Roma, 2021

 

Limes, ISPI, altri siti

 

Per comprendere meglio la situazione in Ucraina, vale la pena leggere almeno quattro numeri della rivista Limes, curata da Lucio Caracciolo:

 

2/2022: La Russia cambia il mondo.

Numero che si potrebbe definire epocale nella storia di Limes e delle riviste di geopolitica. Il periodico più completo e libero per conoscere la situazione ucraina in tutte le sue sfaccettature. Qui non si tratta di fare politica, ma di comprendere come il mondo cambi sulla base della geografia, delle scelte dei leader, del peso della storia.

 


3/2022: La fine della pace.

Questa uscita è stata in parte criticata per aver esposto alcune posizioni non allineate con lo schieramento occidentale, ma – a ben guardare – l’equilibrio delle analisi è mantenuto ed è facile per il lettore dotato di senso critico riuscire a separare i fatti, le critiche legittime e le opinioni tendenziose.

 

4/2022: Il caso Putin.

Molto utile la polifonia nelle interviste curate da Caracciolo, che permette al lettore di considerare in libertà le differenti valutazioni, senza essere spinto verso una direzione specifica.
Questo numero approfondisce poi la questione se vi sia o meno una totale identità tra il presidente Putin e la Russia, e che peso abbia l’eredità imperialista nel presunto destino di quest’ultima.
Infine, la parte conclusiva è un'analisi della situazione orientale, con focus soprattutto su Cina, India e Taiwan. Una lettura consigliata per non farsi trovare impreparati di fronte ai possibili (imminenti?) sviluppi della geopolitica.

 


5/2022: La cortina di acciaio.

Volume utile per approfondire il riarmo tedesco e in generale dell’Europa, con un occhio di riguardo a tutte le conseguenze a cui sta portando il conflitto scatenato dalla Russia.

 

Per tenersi aggiornati, oltre al sito di Limes (qui) bisogna citare almeno il sito dell’ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale, qui).

Per approfondire la figura del presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj, sul sito di La7, nel programma Atlantide, è presente un documentario di N. Fresco, A. Genre, W. Papa: qui.

Su YouTube si trova infine una simulazione del Programma di scienza e sicurezza globale di Princeton, chiamata Piano A, su un ipotetico conflitto nucleare tra NATO e Russia: qui.

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