Un discorso sulle band. Costi, compensi, opportunità

Ho deciso di affrontare un argomento “caldo”, che riguarda le band e la gestione di eventi musicali. Dirò ben poco, a dire il vero, perché se ne parla già tanto sul web. Mi sono quindi limitato a selezionare alcuni dibattiti della rete, che penso possano fungere da breve sintesi.

Il cachet

Il primo argomento riguarda l’innominabile cachet. Le domande più ovvie sono: quanto può chiedere un gruppo per un concerto? Come variano i prezzi da un bar, a un ristorante, a una sagra? Come varia il cachet a seconda del numero di membri e del genere musicale?
Tutte queste domande non avranno una risposta numerica da parte mia, per una semplice ragione: è chiaro che il costo varia in base alla grandezza del locale (o della sagra), e indubbiamente ci sono variazioni di costo da regione a regione, così come da sagra a sagra, che spesso viene organizzata da volontari (quindi privati), che non hanno grandi capitali da investire. Non solo per la musica.

Il primo forum con un buon dibattito è a questo link: qui.

La domanda dell’utente è: quanto possiamo chiedere per una serata?
I dati che fornisce sono i seguenti: il gruppo conta sei componenti, più o meno sconosciuti. Si tratta di un concerto per una scuola.
Selezione risposte:

A: “la vorrai festeggiare degnamente la tua prima uscita in pubblico?... minimo 50x6=300 euro… ci scappa pure qualche giro ai bar, dopo la cena…”.
B: “50 euro a testa? Quindi un gruppo formato da tre persone deve costare meno di uno di sei? O la band ha un costo in sé perché ha un valore come band?”.
C: “Secondo me dovreste chiedere la metà, cioè sui 150, che può essere un “rimborso spese”, magari aggiungendoci la cena e beveraggio”.
D: “Il fatto di essere in sei? Un vantaggio quando bisogna affrontare spese di gruppo (come registrazioni, ecc…); ed è più svantaggioso per quanto riguarda la divisione del cachet…”.

Alla fine l’utente accetta la proposta dei 150 euro; chiede quindi agli altri utenti di parlare delle loro prime esperienze.
Selezione risposte:

A: “Prime esperienze?... non si andava oltre la consumazione”.
B: “Beh, le prime esperienze… sicuramente tanti concorsi, ma inizialmente si prendeva un po’ quel che c’era, l’importante era e deve essere… farsi conoscere!”.
C: “L’importante era che ci fosse da pappare e bere a sbaffo, quello sì”.
D: “Comunque i primi soldi erano così, sui 150 euro, o spesso a rimborso spese”.
E: "Beh, dalle tue parti (nel Texas?) non so com'è la scena musicale, ma verso Milano funziona così: o ti prendi quel che c'è o due dita negli occhi. A Milano col mio gruppo riempivamo spesso i locali anche grossini, come i Magazzini Generali o lo Zoe... raramente ti porti a casa più di 300/400 euro, a meno che tu non sia un "BIG"... o di solito qui pagano bene alle feste di paese, lì sì che si tira su il Cachet. Quindi, agli inizi piglia quel che c'è”. (Guido/Coffee)

Riassumendo tutti questi elementi arriviamo alle seguenti conclusioni: in media (un locale normale) si possono chiedere 50 euro a testa. Ciò non toglie che talvolta si possa andare sotto i 50, arrivando a parlare più di rimborso spese che di compenso. Altra conclusione che si può trarre: la verità è che o accetti quello che ti viene dato (incluso lo stesso spazio per suonare), oppure ci sarà sempre il gruppo appena formatosi (o i “disinteressati”) pronto a suonare gratuitamente al posto tuo.
Il discorso sagre: nelle grandi città (v. sopra con Milano) si può salire con il cachet, altrimenti – esperienza personale – valuta quanto ti viene proposto, calcolando i costi e il guadagno (sia in termini economici, che di visibilità) e poi decidi. Non bisogna nemmeno avere la smania di suonare ovunque, come una sorta di “puttana gratuita della musica”. In ogni caso, proponete quel che ritenete giusto per voi, poi aprite un dialogo costruttivo con i gestori: al massimo, se non si arriva ad un accordo, non avrete niente di meno di quello che avevate prima. Talvolta serve anche questo: un po’ di filosofia.

“Stipendi”: vita da artista

Finora abbiamo parlato di band emergenti. Ma entriamo nel vivo. Questa volta prendiamo come spunto un articolo: qui.

Il discorso verte sulle cinquanta band rock italiane, che sono quotate più di mille euro (e fino a quindicimila). Non siete in questa fascia? Non importa, perché potreste arrivarci, ed è giusto poter discutere alcuni dati.

L’osservazione è che i gruppi della prima fascia sono quelli che hanno avuto molti passaggi su MTV e Concertone ripetuti negli anni. Quindi è una fascia prettamente televisiva.
La seconda fascia è costituita da gruppi sui quali c’è stata una convergenza della critica su carta stampata, ma anche con qualche rilevante passaggio su MTV e altro.
Al di sotto di ciò c’è un mare magnum di band che lottano per pochi ingaggi annuali a rimborso spese (per una band con backline una data secca a 500 euro lontano dalla città di residenza è a rimborso. A meno ci si va sotto, se non se ne attaccano diverse). 
Questo è il “rock” italiano, che vi piaccia o no”.

Il punto di vista del service

Da questo forum si può leggere del punto di vista del service, strettamente legato alle medesime problematiche delle band (sebbene con “cachet” pesati diversamente): qui.

L’utente scrive: “Vorrei mettere su un service audio-luci. Io fino ad ora ho giocato un po’ con casse e mixer, ma a livelli bassi, quindi non ho molta esperienza. Vorrei dei consigli su cosa dovrei comprare per mettere su un bel service…”.
Selezione risposte:

A: “Ciao, se vuoi ti cedo l’attività, e non sto scherzando”. (Eugenio)
B: “SEI UN PAZZO, ma se sei di Roma ti cedo volentieri l’attività anche io. Ciao.”
C: “Se sei di Bari ti cedo il mio. Dopo l’ennesima esperienza di concorrenza ho il vomito. Cover band rock, otto elementi sul palco, audio + luci 1.500 euro + IVA. L’organizzatore mi dice che è troppo, via motorizzati ed americana, mettiamo qualche luce bianca e colorata del tipo “fisso”.
Gli chiedo 1.000 + IVA. Lui: noooo, la band si porta il suo service da NAPOLI (tenete conto che la serata sarà a Bari), il tutto a 700 euro + IVA. Ma come cazzo fate? Viaggiate ad aria? Forzate i caselli dell’autostrada? Non mangiate né bevete? Vi regalano l’attrezzatura. Se vuoi ti vendo il mio”.

Prendiamo quindi spunto da un altro forum, dove si chiedeva il costo di un service: qui.

Un fonico ha dato la sua risposta: “Vedi, purtroppo hai la grossa sfortuna di non capire un cazzo di niente in audio-tecnica. Allora io parlo da 23enne con nove anni di service alle spalle, oltre 450 concerti amplificati la maggior parte per il mio coro e i miei gruppi di turno”.
L’utente afferma di seguire: il proprio coro, il gruppo e – quando ha tempo – due gruppi rock di amici e un dj, per discoteche estive all’aperto. Ha seguito seminari, comprato libri sul settore; ha 60.000 euro di attrezzatura, ottenuta con dei sacrifici.
Continua così: “Me la sono sudata a morte la mia attrezzatura, insieme al coro in cui suono, e ti posso garantire che per meno di 350 euro io, dilettante amatore, non mi muovo, neanche morto. Perché non posso spostare 35/40.000 euro di attrezzature, montarle, passare una giornata intera a tirare cavi e regolare manopole per 50 euro… e il mangiare fuori?... e il mezzo per spostare l’attrezzatura?... la manutenzione e l’ammortamento dell’impianto?... il mettere qualcosa da parte per sostituzioni, migliorie, ampliamenti e riparazioni?...

Conta in più chi lo fa come professione: deve tirarci fuori i contributi e il di che vivere. Spesso la gente parla senza conoscere un mondo in cui la concorrenza degli incapaci è fortissima… chiunque abbia due manopole all’oratorio sotto le mani si sente un dio del mixer. Sai quanti mi dicono: sì, col cazzo te li do 350 euro per sera a te… io chiamo il tizio che per 100 euro viene...

[…] Ma se mi chiama di nuovo lo stesso che mi ha mandato via la volta prima, stavolta gliene chiedo 500 di euro. […] Se invece tu musicista vuoi una cosa seria di livello professionale, pur essendo amatore, si parte dalle 350 in su… Poi sia chiaro: per gli amici che conosco fin da quando sono bambino vado pure gratis… o magari proprio per 50 euro… ma se spunta uno qualunque che non conosco, o che so per certo che l’andargli incontro non mi porta vantaggi incomparabili, sono minimo 350 euro”.

Quanto chiedere ad un concerto

Un bel sito come 'Accordo 4.2' affronta il discorso. Concludiamo così come avevamo iniziato: qui.

L’utente scrive: “C’è chi (la nostra band tra questi) sostiene che un compenso minimo dignitoso non debba mai scendere sotto le 50 euro a persona, possibilmente con consumazioni e cena offerti dal localaro; altri sostengono che il minimo “sindacale” sia 70 euro a testa; altri ancora sostengono che non si debba suonare per meno di 300 euro complessivi a prescindere dalla formazione”.
Selezione delle risposte:

A: “E visto l’andazzo generale, che sembra che ti facciano un piacere a farti suonare, io meno di 70 euro a cranio, più pizza e bevute, non accetto più nulla, a meno che non interessi a me andare per un discorso promozionale particolare. Ad oggi vogliono farti passare per un affare fare i contest grossi nei quali devi pagare tu gruppo, di tasca tua: noi suoniamo ed in quanto musicisti abbiamo diritto ad essere pagati, altro che affare”.
B: “In certi locali neanche ci proponiamo, perché sappiamo in partenza che non sono disposti neanche a dare 50 euro più consumazioni a testa, e mi riferisco a quelli entro – diciamo – un quarto d’ora di macchina. […] I contest… quoto in toto, sono una fregatura come gli open mic e le serate jam”.
C: “… Io terrei conto proprio di come viene presentato lo spettacolo. Ci sono gruppi che oltre a portare un repertorio mettono su uno spettacolo vero e proprio, con tanto di abiti, sketch simpatici, coinvolgono il pubblico, ecc. Ecco, questo vuol dire offrire uno spettacolo, andare a limitarsi ad eseguire una scaletta per me non ha lo stesso 'valore'”.
D: “Sono d’accordo. Lo spettacolo conta molto. […] Ma spesso il gestore è solo un imprenditore, non uno del ramo. Per lui contano le pinte vendute probabilmente più della qualità della musica, ed è per questo che raramente i musicisti ci vanno d’accordo”.

Conclusioni: la media rimane – come visto all’inizio – sui 50 euro a testa. Oltre al rimborso spese e alla questione sagre (v. sopra), importante è anche il valore dello “spettacolo”, che offre sicuramente un maggior credito (economico e di fan) alla band.
A questo si deve aggiungere il “problema” dei contest e delle jam: secondo me sono legittime per conoscere nuovi musicisti e confrontarsi, ma quante volte a delle sagre si propongono serate-contest, in modo da far suonare molti gruppi… gratuitamente? E la sagra ha solo guadagno, da quel lato. È lo stesso discorso che si fa per gli stage; possiamo rigirarla come vogliamo, ma il risultato è sempre lo stesso: lavoro gratuito, manodopera – per così dire – legalmente sfruttata.

Per questo concludo come avevo iniziato. Non bisogna avere la smania di suonare ovunque, come una sorta di “puttana gratuita della musica”. Proponete quel che ritenete giusto per voi, dialogate con i gestori: al massimo, se non si arriva ad un accordo, non avrete niente di meno di quello che avevate prima. Talvolta ci resta l’amara consolazione di un po’ di filosofia.


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