Luci giallognole

Guardo in diretta i fuochi che scoppiano nella Striscia di Gaza. Penso che non sia giusto. Niente di tutto questo. Muoiono bambini, muoiono esseri umani; la falsità delle politiche, che si intromettono e finanziano la morte con voce di ambasciatori di pace. Penso che non è giusto. Sirene, elicotteri come mosconi di metallo e voci in diretta da un collegamento dentro il collegamento. Nel fuoco forse qualcuno muore. La morte in diretta. “Ormai è guerra aperta; è guerra a tutto campo tra Israele e Hamas.” Si punta sulla facile compassione delle vittime bambine. Penso che non voglio vivere in un mondo così. Ma sento l’Apocalisse sempre più vicina: ed è solo un assaggio dell’Olocausto inverso. A causa degli estremi ci rimettono i mediani. Penso che fa paura tutta questa guerra e tutta questa morte. E c’è impotenza. Non puoi vincere lo Stato che produce armi e parla di pace, perché è portatore di giustizia e legalizza ogni proprio affare economico, inumano; ragione di stato è diventata ragione di profitto. La stella di David piange da ogni punta i nemici di un tempo, i fratelli di oggi, i morti di domani. Banalità su banalità: cento anni dalla Prima guerra mondiale: fu una banalità nella banalità. Una scintilla. Una goccia a capofitto, come un razzo giallognolo che sfuma nel cielo nero, e si appoggia sulle case color sabbia del deserto antico.
I soldati di Kiev e i separatisti continuano a scontrarsi. Il lungo muro invisibile è in ricostruzione. Nessuno lo crede possibile, c’è un disegno inconsapevole anche in chi crede di fare il bene egoistico. Il portavoce israeliano parla in giacca e cravatta. Ha perso la barba giudaica e l’aria da saggio. Pare un giovane unto portavoce delle industrie di guerra, fiero di conoscere i segreti delle verità che uccidono. Non sa di aver sbagliato verità. O lo sa e si nasconde dietro la pelle pulita della civiltà. Non è sporco di sabbia, né di polvere dai libri: è un affare che si muove nella morte degli inutili.

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