Game Night. Alcune considerazioni sulla comicità del film


Prima di tutto, Game Night è un film onesto. E detto riguardo ad una commedia può apparire qualcosa di strano. Il fatto è che Game Night è una commedia matura, consapevole della tradizione commerciale del genere, nella quale si insedia come degno erede.


Distante dalla comicità volgare e facile degli ultimi anni, questo film non esagera quasi mai e anche quando lo fa (si pensi alla fine dell’uomo armato nella turbina del jet) mostra un certo contegno e sembra quasi chiedere scusa con sottile ironia. Game Night è un prodotto ben fatto, consapevole del proprio obiettivo e del proprio margine di azione. È inoltre un film curato nei dettagli, sia a livello registico (alla regia abbiamo J.F. Daley e J.M. Goldstein) che a livello di script.

Passiamo dunque in rapida rassegna il cast, segnalando solo chi ci ha colpito maggiormente. Jason Bateman (Max) e Rachel McAdams (Annie) costituiscono una solidissima coppia, dall’alchimia indiscutibile. Sharon Horgan (Sarah) porta in scena un’ironia a parti invertite, mettendo in ridicolo il “biondo bello ma stupido” (Ryan, interpretato da Billy Magnussen). Kyle Chandler (Brooks) viene messo in secondo piano, ma porta a casa un personaggio in grado di comunicarci tutto quello che c’è da sapere su di lui.

Ma il vero mattatore è Jesse Plemons (Gary). La sua capacità di esprimersi mutando pochissimi tratti del volto e del corpo è un’abilità impossibile da ignorare. A tratti mette a disagio, a tratti ti sorprende con una posa classica da anti-eroe hollywoodiano, a tratti ti impone di ridere anche se il suo personaggio direbbe il contrario. In definitiva, è il vero fenomeno del film, a cui infatti è dedicata tutta la sequenza finale dei titoli di coda.

Alla luce di queste informazioni, Game Night merita di essere visto: non rivoluziona nulla e non ha intenzione di farlo; è un film ben fatto sotto tutti i punti di vista, con una storia semplice, ma sviscerata in tutte le sue possibilità narrative.

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