Jihadisti e religione del consumo

Che cos'è un uomo senza religione? Un uomo libero. Libero di fare che cosa? Libero di vivere la sua vita. Chi, oggi, avrebbe voglia di combattere, a fatti e parole, per un ideale, per una morale? Di fatto, molto pochi; di quei pochi, i più si pongono come limite invalicabile la morte. Nel senso che pochissimi oggi sarebbero pronti a dare la vita (anche in modo figurato) per una qualsiasi cosa. Perché? Perché - direbbe qualcuno - hanno ucciso Dio, ponendo il nulla come erede al trono; perché - essendo liberi di vivere nel cosiddetto benessere - si godono la vita e trascurano lo spirito.

Ecco perché l'Occidente ha fallito; ecco perché gli jihadisti - in un modo o nell'altro - vinceranno. Vincerà la loro forza distruttiva, benché non le loro idee. Non essendoci niente di nuovo all'orizzonte, incapaci di comprendere che il progresso è stato per noi un nuovo dio fittizio a cui offrire noi stessi per timore di esserne esclusi, ecco che il ritorno al passato sarà una strada inevitabile.
Nella spirale della storia, che si ripete in forme nuove, stiamo assistendo ad una discesa. E non è prospettiva: viene con noi l'umanità intera, vincitori e vinti. Nemmeno gli jihadisti si accorgono di questo processo, combattendo in modo disumano un sistema già morto, e proponendone uno inquinato sin d'ora alle radici.

La storia è memoria collettiva: la storia non dimentica, per quel poco che le compete nella coscienza degli esseri umani, mentre il baratro, di tutti, si avvicina.


Noi andavam per lo solingo piano
com'om che torna a la perduta strada,
che 'nfino ad essa li pare ire invano.



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