La graphic novel de La collina dei conigli

 


Disegni di Joe Sutphin e adattamento di James Sturm per questo classico di Richard Adams, che – lo ammetto – ho scoperto proprio grazie alla graphic novel.

La storia è una straordinaria favola epica che combina avventura, riflessioni ecologiche e una acuta indagine della società. Ruota attorno alla lotta per la sopravvivenza di un gruppo di conigli che fugge dalla propria conigliera per evitare un pericolo imminente (e in realtà anche per cercare condizioni di vita migliori, lontano dall’Ausla, l’élite dominante). L’opera è una vera e propria Eneide in forma animale, con due fratelli – Moscardo e Quintilio – alla guida dei profughi.

 

La collina dei conigli esamina differenti forme di leadership, esemplificate da diversi personaggi, non tutti trasposti nella versione a fumetti. Troviamo comunque leader democratici e compassionevoli (Moscardo); guerrieri coraggiosi e risoluti (Sglaili-Parruccone); tiranni autoritari e spietati (Venaria).

Al centro delle interazioni tra conigli, emerge l’importanza della cooperazione, del sacrificio e della capacità di guidare con saggezza anziché con il terrore.

I conigli guidati da Moscardo creano una comunità basata su regole e valori condivisi, che si distingue da altre società incontrate nel corso del viaggio, alcune con un’impronta dittatoriale, altre compromesse da un sinistro intrigo con gli esseri umani.

 

Inoltre, la narrazione dà grande rilievo all’interconnessione tra gli animali e il loro ambiente naturale. La distruzione della conigliera originaria da parte degli umani è un’esemplificazione delle minacce che minano l’ecosistema. La storia, senza cedere mai a sentimentalismi o a idealizzazioni di una natura “buona”, sottolinea ugualmente l’importanza della preservazione dell’ambiente dalle macchine dell’uomo, chiamate Hrududù nella lingua dei conigli, il lapino.

L’essere umano non è visto soltanto come distruttore, ma anche come potenziale alleato o come amico degli animali (è il caso della bambina della graphic novel). In realtà, il concetto di cooperazione interspecie è proprio un tema centrale, esemplificato dai personaggi del topolino di campagna e del gabbiano Kehaar.

Il valore del gruppo e la solidarietà sono concetti ricorrenti e i conigli superano insieme le difficoltà grazie alla fiducia reciproca e al sacrificio individuale per il bene comune.

 

I conigli di Moscardo combattono per la libertà e prendono le distanze da conigliere oppressive come quella di Efrafa, fondata dal Generale Vulneraria. Sono i singoli conigli che, bene inseriti nella comunità, esprimono il loro specifico potenziale, evolvendo come individui e contribuendo al benessere della conigliera. Grazie al gruppo di Moscardo, anche le donne ottengono una propria indipendenza, guidate da Kaisentlaia e Nelthilta, coniglie intrepide e senza paura.

In questo processo, riveste una notevole importanza il concetto di mito. I conigli-profughi di Moscardo tramandano la propria mitologia attraverso il novelliere Dente di Leone, che narra le vicende di El-ahraìrà, il loro astuto antenato che venne a patti con Frits, il dio sole. Quest’ultimo creò tutte le stelle e il mondo dei conigli, considerato anch’esso una stella: sparse per il cielo i suoi «cacherelli» (i raggi), facendo crescere le piante. In origine, Frits creò tutti gli animali uguali, ma, quando si accorse che i conigli si riproducevano troppo in fretta e non intendevano limitarsi, trasformò alcuni animali in predatori. Un giorno, dopo aver fornito una facoltà a ciascuna creatura, Frits chiese a El-ahraìrà di uscire dalla tana per benedirlo, ma questi rispose in modo emblematico e burlesco: «Ho da fare. La volpe e la faina stanno arrivando. Se vuoi benedirmi, benedicimi il sedere.» Lungi dall’adirarsi, Frits lo prese alla lettera e fornì ai conigli la loro dote: «Didietro! Sii la forza, il monito e la velocità… e salva per sempre il tuo padrone!»

Ma El-ahraìrà non è sempre fortunato nel mito: risulta straziante il racconto del suo viaggio alla ricerca del Coniglio Nero, che si traduce in un’autentica via crucis, patita per difendere la sua specie dai castori.

È bene sottolineare che la spiritualità dei conigli svolge un ruolo attivo nella storia, perché è la fonte alla quale attingono per affrontare le difficoltà e per trovare soluzioni intelligenti.

 

In definitiva, La collina dei conigli non è una semplice storia di animali, ma nasconde temi universali di grande rilevanza. La sua struttura epica, i personaggi memorabili e la profondità tematica lo rendono ancora oggi una lettura che vale la pena affrontare. Personalmente, è un libro che mi ha emozionato nel finale, quando il soggetto di Richard Adams sfodera una volta di più i suoi rimandi alla storia dell’antica Grecia e, in particolare, alla battaglia delle Termopili.

Il romanzo nacque come una storia che l’Autore raccontò alle figlie, dunque in maniera analoga alla nascita di Alice nel paese delle meraviglie. E, come in quel caso, non è esattamente rivolto a un pubblico di bambini, a meno che non si sia pronti – da adulti – ad affrontare con loro tematiche come il ciclo della natura, la morte e la resistenza.

Aggiungo che ho letto la graphic novel poco dopo la lettura de Le avventure di Tom Bombadil e, tenendo conto che i disegni di Joe Sutphin si basano su rilievi compiuti nella campagna inglese descritta da Adams, non ho potuto non emozionarmi per un’ambientazione rurale che è oggi, più che mai, uno scenario simbolico (e reale) da valorizzare.

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