Negli orrori anni Ottanta con l'antologia di Acheron Books
L’antologia Notte Horror 80 (Acheron
Books, 2023) raccoglie dodici racconti ispirati a uno dei decenni più fertili
per il genere horror, tanto in àmbito cinematografico quanto letterario.
L’ambientazione è rigorosamente italiana e
collocata in quel periodo: a qualcuno potrà sembrare una trovata commerciale per
solleticare un pubblico nostalgico, ma, anche se fosse, trovo una buona idea quella
di riunire gli appassionati – scrittori e lettori – per rievocare un momento
storico significativo per il genere. D’altra parte, non stiamo parlando di
racconti che citano in maniera pedissequa il film a cui si ispirano, ma di
riletture non esplicite, che tentano di rievocare certe atmosfere.
Messi insieme, i testi sono come i
tasselli di un mosaico. L’horror anni Ottanta era una forma di ribellione, uno
specchio deformante che rifletteva ansie sociali e politiche: la paura dell’AIDS,
la paranoia del consumismo, l’alienazione suburbana. Le inquietudini odierne
sono talvolta analoghe, pur contestualizzate nell’era digitale, per questo il
lettore può rintracciare in quel decennio i primi semi di una degenerazione
marcescente che ci conduce ai problemi di oggi.
Di converso, l’horror di allora è stato
capace di trasformare il terrore in un’esperienza estetica, carnale, con una
sua iconografia inconfondibile. I racconti lo dimostrano.
Frequenze si ispira a The Thing, uno dei miei film preferiti di sempre. Simone Corà offre un degno
omaggio, tutto giocato sulla tensione, sull’ottima ricostruzione ambientale e
sul vero e proprio fastidio per una serie di apparecchi elettronici fuori
controllo.
Carovana notturna di Germano Hell
Greco è ispirato a The Lost Boys e qui confesso che non avevo colto il
riferimento, perché non ricordavo la pellicola. È un buon testo, che nel
mettere in scena i suoi amori vampireschi si avvicina anche al tributo ad Anne
Rice.
Nebbia in Val Padana di Paolo
Prevedoni riprende The Fog, un film che mi trascina in uno stato mentale
unico ogni volta che lo guardo. Qui l’Autore opera un rimaneggiamento di tutto
rispetto: mantenendo il punto cardine della vicenda (una nebbia che porta con
sé un passato sepolto alla rinfusa), dà vita a una lotta surreale tra
partigiani e zombie fascisti, sullo sfondo di un’epoca che sembra aver perso i
propri valori democratici in nome del consumismo sfrenato.
Il senza volto di Masa omaggia Nightmare
on Elm Street ed è il racconto che dosa nella maniera migliore il ritmo e
la tensione, rendendo bene l’idea di una prigione della mente dalla quale è
impossibile uscire.
Argento cabesano di Decimo
Tagliapietra si ispira a The Howling, per quanto vi abbia scorto degli
elementi di An American Werewolf in London. Ho apprezzato soprattutto i
dialoghi nella vecchia locanda e l’umanità strisciante che ancora permane nell’animo
di questi lupi mannari. Da leggere anche per il finale!
Ego Sum di Michela Mosca
è il secondo testo che leggo dell’Autrice, dopo il romanzo Egofobia
(Nua, 2022): se in quest’ultimo caso, lo spazio concedeva un graduale cammino verso
l’epifania del terrore, nel racconto, ispirato a The Evil Dead, il ritmo si fa
presto concitato e la narrazione si trasforma in un turbinio di violenza che ha
al centro una suora posseduta.
All’inferno, i paradisi di Marco Crescizz
è un’operazione molto delicata, perché tocca quel mostro sacro (almeno per me!)
di Hellraiser. L’esperimento è riuscito e, ancor più delle parti propriamente
horror, ho apprezzato la svolta angelica, a tinte comunque fosche.
La pelle dell’eroe di Andrea Cavaletto
è un tentativo di rileggere The Fly in chiave fumettistica, con una
tuta da supereroi in luogo degli esperimenti scientifici e un ragazzino al posto
dello scienziato pazzo. È apprezzabile lo sforzo di non voler seguire in
maniera pedestre il modello di partenza, ma forse la storia è diventata
qualcosa di molto diverso.
Chiamata notturna di Claudio
Vastano è intrisa di riflessi fantascientifici e non poteva non piacermi: il
film omaggiato è The Blob, ma qui l’Autore ci inserisce anche un’indagine
in piena regola che rende la storia autonoma.
Strong-him e i maestri del destino di Stefania
Toniolo, ispirato a Gremlins, compie qualcosa che ho sempre trovato
difficile a livello narrativo: riuscire a scrivere un horror in cui a
terrorizzare fossero bambole o action figure. Non sono certo che l’operazione
sia riuscita, ma di sicuro nella famiglia del ragazzino protagonista devono celarsi
fantasmi molto più preoccupanti dei giochi.
M. Scatola infernale di Flavio Dionigi
è un racconto che si ispira a Christine e non ricordo dove e quando
lessi che il romanzo di partenza di Stephen King poteva essere letto come una
metafora della transessualità. Ottima l’intuizione dell’Autore nel leggere la
storia con questa chiave di lettura.
Collezionisti si muore di Massimo
Cerrotta si distingue per il suo linguaggio spregiudicato: d’altra parte, omaggia
Child’s Play. In un misto di ironia, sottolineata dai dialoghi in napoletano
e da situazioni al limite, la storia giunge a un finale tragico che porta con
sé un sorriso beffardo.
Nel complesso, l’omaggio è quasi sempre
riuscito. Mi è mancata, talvolta, la percezione di trovarmi davvero negli anni
Ottanta: per un dialogo un po’ troppo contemporaneo o per un’ambientazione non
abbastanza caratterizzata. Si tratta comunque di un problema minore, che non
inficia il piacere di questa lettura. Vi consiglio invece di leggere alla fine
l’Introduzione dell’editore e curatore del volume, Christian Sartirana, perché
è scritta molto bene e contribuisce a tenere uniti i fili delle diverse storie.
Concludo dicendovi che, mentre recuperate l’antologia, presto potrete leggere quella nuova, Notte Horror 90. Tra gli epigoni dello splatter anni Ottanta, la diffusione dell’horror psicologico e le telefonate anonime, anche qui c’è materiale non da poco. E poi… è il mio decennio per poter essere nostalgico!
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