Un pensiero per Marginalia 2025

 


Vi voglio raccontare un aneddoto, utile a comprendere perché un evento come Marginalia, con il suo premio La Chiave d’Argento, sia fondamentale.

In qualità di bibliotecario, ho cercato di avviare un progetto per un gruppo di lettura dedicato alla piccola-media editoria e alle case editrici indipendenti. Con mia grande sorpresa, date le premesse provocatorie che avevo indicato nella proposta, il progetto è stato accolto da una giunta di centrodestra. Mi avevano incaricato di preparare le locandine e i volantini per pubblicizzare la novità e il titolo del GdL doveva essere La Biblioteca Legge Indipendente.

Quando ormai eravamo pronti per la tipografia, il direttore della biblioteca ha bloccato la stampa per farci rimuovere ogni riferimento all’espressione “indipendente”. La motivazione? Temeva che qualcuno potesse denunciarci per aver creato un’entità in seno al comune che escludeva le grandi case editrici. Ora, non credo che io debba aggiungere molto a questa risposta. Il problema era l’esclusione di Mondadori, Feltrinelli, Einaudi e delle altre major dal palcoscenico di un gruppo di lettura di una biblioteca civica di una piccola cittadina.

Mi sono domandato allora chi avrebbe denunciato quelle stesse case editrici per aver cannibalizzato la gran parte del mercato editoriale, fino a invadere la distribuzione e rendendo sempre meno “inclusivi” i loro specifici punti vendita. Intendiamoci: io leggo anche le grandi case editrici, ma ho scelto di prestare una maggiore attenzione a quelle realtà editoriali che seguono la via più tortuosa, alla ricerca del valore letterario senza compromessi.

Dopotutto, mi sono anche domandato chi dovrebbe promuovere la lettura dei piccoli e medi editori nel momento in cui le librerie indipendenti chiudono a un ritmo preoccupante. Pensavo che una modesta biblioteca civica potesse tentare la missione, ma anche qui sono stati messi i bastoni tra le ruote. Io non demorderò: il gruppo si sta costituendo e ci incontreremo a maggio per la prima volta. Il titolo, pur modificato, non cambierà la natura originaria del progetto, ma questo aneddoto dovrebbe ricordarci il valore di festival come Marginalia. Luoghi in cui incontrarsi di persona e in cui contarsi, non solo per uno scambio di idee e di opinioni, ma per fare gruppo in un sistema di mercato tutt’altro che favorevole alla diversità e alle nuove proposte.

Tra le case editrici presenti a Marginalia, molte svolgono un lavoro encomiabile di recupero di classici dimenticati, o che non sono stati giustamente valorizzati; altre scoprono nuove autrici e autori italiani per i quali il mainstream non è ancora pronto. Dopo aver assistito, in questi anni, alla canonizzazione di Lovecraft e mentre stiamo assistendo a quella di Philip K. Dick, con l’imminente uscita del doppio meridiano Mondadori, il mio auspicio è che si continui a leggere questi e altri autori, ma senza farsi condizionare dall’aura della loro canonizzazione, perché è da essa – io credo – che derivano quelle opere che nascono già stantie e di maniera. Al contrario, io sono convinto che tra gli editori e tra le firme presenti a Marginalia ci siano quelle voci che possono ancora raccontare il mondo che ci circonda con la volontà di mostrarne gli angoli inediti e le potenzialità inesplorate.

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