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Visualizzazione dei post da gennaio, 2025

La disarmante potenza visiva de La strada reinterpretata da Larcenet

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  La graphic novel de La strada (Coconino Press – Fandango, 2024), realizzata da Manu Larcenet, è la più bella interpretazione di un classico della letteratura (perché questo è il romanzo di McCarthy ) che io abbia mai letto. Ho voluto approfittare di una recente rilettura del romanzo per approfondire l’opera con questa versione e non sono rimasto deluso.   Le tavole presentano gialli, rosa e celesti tenui, un filtro che scandisce la narrazione e che ha le sembianze di una diapositiva d’altri tempi, oppure di una realtà-fantasma che continua a corrodersi senza una fine apparente. Larcenet fa respirare queste sfumature in ampie illustrazioni, oppure, quando la narrazione assume toni più meditativi o silenziosi, le incastona in piccoli rettangoli che mostrano i dettagli di una quotidianità perduta, in cui a risaltare sono soltanto i contenitori di alimenti che, una volta consumati, vengono prosciugati della loro apparente vitalità.   La natura è marcescente, ma d...

Ritornare sulla strada con McCarthy

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  Lessi questo libro per la prima volta alle superiori, più di dieci anni fa, e l’ho riletto di recente grazie a un gruppo di lettura. Rimane, per me, la migliore storia su un rapporto padre-figlio, benché l’opera tratti anche altre tematiche.   Cormac McCarthy ci propone una visione brutale di un mondo post-apocalittico, in cui un ragazzino e suo padre percorrono un territorio devastato, in direzione sud, cercando di sopravvivere. Il paesaggio – un personaggio a sé stante – è desolato e ogni specie animale sembra essersi estinta. La civiltà è caduta; gli esseri umani vagano come fantasmi, prede e predatori, buoni e cattivi, secondo la nomenclatura manichea che organizza le giornate dei due protagonisti. Il loro cammino sulla strada è il simbolo di una tenace resistenza («Chissà cosa incontrerai lungo la strada. Siamo sempre stati fortunati.»), che non accetta l’inutilità della vita e di tutte le cose, per quanto si sia perso ogni appiglio morale o di semplice umanità. ...

Giorgio Monicelli e la fantascienza italiana raccontata da Luigi Cozzi

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Il primo dei quattro volumi che Luigi Cozzi ha dedicato alla storia di Urania e della fantascienza italiana è in larga parte dedicato a Giorgio Monicelli, che coniò il termine “fantascienza” e fu il creatore della rivista e il primo direttore “informale” dei Romanzi di Urania . L’Autore inizia con un’analisi dettagliata dell’Italia del secondo dopoguerra, sottolineando poi come il genere venisse considerato di bassa qualità e fosse pensato principalmente per i giovani.   Prima di arrivare a Monicelli, il testo è ricco di interviste, elenchi di pubblicazioni e informazioni su coloro che svilupparono il genere tra gli anni Quaranta e Cinquanta. La prima rivista sci-fi italiana uscì nell’aprile del 1952 per le Edizioni Krator di Roma e si intitolava Scienza Fantastica . Era gestita dall’italoamericano Vittorio Kramer e, soprattutto, dall’amico Lionello Torossi. I due contavano di portare nella Penisola il grande successo che la fantascienza aveva avuto negli Stati Uniti. ...

Giochi stellari, il mito dell'eroe nello spazio

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  Un viaggio epico nello spazio, che muove i primi passi da un videogioco arcade. Giochi stellari ( The Last Starfighter , 1984) è una piccola perla della fantascienza anni Ottanta, che unisce il tema del classico viaggio dell’eroe a un’avventura spaziale. Diretto da Nick Castle e scritto da Jonathan R. Betuel, la trama segue Alex Rogan (Lance Guest), un adolescente che vive in un modesto parco di roulotte, sognando di sfuggire alla monotonia della sua vita quotidiana. Il destino gli si presenta sottoforma di un videogioco arcade, Starfighter, che si rivela essere un test per reclutare piloti spaziali. Trasportato nel cosmo da Centauri (Robert Preston), un enigmatico e carismatico emissario extraterrestre, Alex è chiamato a combattere la minaccia portata dall’Impero Ko-Dan.   Il film si distingue per l’uso pionieristico degli effetti speciali in CGI (viene mostrata la prima battaglia spaziale girata con questa tecnologia), un’innovazione per l’epoca che, pur mostrando o...

Era arrivato il momento di leggere la Guida galattica di Adams

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  Per anni ho guardato questo libro e l’intero ciclo con discrezione. Ne parlavano ragazzi, genitori e insegnanti, in maniera trasversale; chi per un motivo e chi per un altro; ne parlavano anche persone che leggono, forse, un libro di fantascienza nella vita. Per anni ho sentito citare la famosa risposta – “42” – in tono burlesco e strizzando l’occhio. Dubito che molti di quei lettori avessero letto un analogo (e precedente) racconto di Asimov o che avessero mai esplorato l’ironia di Vonnegut , citato nel primo volume della saga di Adams con il suo «Così va la vita.» (e le sue declinazioni). Per motivi diversi, ma complementari, sono stato alla larga dal Siddhartha di Hesse per molto tempo. Quando le acque si sono placate, almeno in parte, l’ho divorato e amato. Con la Guida galattica per gli autostoppisti ( The Hitchhiker’s Guide to the Galaxy , 1979) di Douglas Adams l’amore è stato meno intenso, ma è comunque un libro che ho apprezzato.   Certo, passare da una spac...

Ridefinire la parodia. Spaceballs di Mel Brooks

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  Tra parodia e una narrazione ben costruita, Balle spaziali ( Spaceballs , 1987), diretto da Mel Brooks, è una dichiarazione d’amore – ironica e dissacrante – al cinema di fantascienza e in particolare alla space opera. A partire da Star Wars , che viene smontato e ricostruito con una comicità irriverente e sagace, ma non mancano altri omaggi, per esempio a Star Trek , a Il pianeta delle scimmie e a Alien (lo sketch dell’alieno che canta Hello! Ma Baby è pura poesia).   In tutto ciò, la pellicola riesce a non essere schiava dei suoi modelli. Gli effetti speciali sono volutamente datati e caricaturali, e finiscono per aggiungere un fascino retrò che celebra e ridicolizza al contempo l’estetica sci-fi degli anni Ottanta. E la navicella Spaceball One è un perfetto esempio di come si coniughino queste due istanze visive e narrative.   La storia segue le vicende di Lone Starr (Bill Pullman), un improbabile eroe che richiama Han Solo, e del suo fedele compagno Barf...

Tutto Roy Mann nell'edizione NPE

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  In questi anni, Edizioni NPE sta ripubblicando le opere di Attilio Micheluzzi , uno dei miei fumettisti preferiti. Lo lessi per la prima volta in uno speciale monografico della Bonelli ( Avventura Magazine del 23.05.2015), nel quale scoprii le sue storie da appassionato di aeronautica, di avventura e di esplorazioni alla Conrad . Di recente, mi è capitato di leggere il libro NPE del 2021 dedicato a Roy Mann , un personaggio scritto da Tiziano Sclavi e disegnato da Micheluzzi. Il volume contiene le tre storie che apparvero nella rivista Comic Art: In uno strano mondo (nn. 34-39 del 1987); Orizzonti di gloria (nn. 43-45 del 1988); Quante volte tornerai (nn. 78-80 del 1991).   La particolarità di Roy Mann risiede nella capacità di mescolare generi diversi, esplorando alcuni tropi classici dell’avventura, della fantascienza e del poliziesco. Accanto alla celebrazione dell’immaginario fantastico degli anni Trenta del Novecento, si colloca anche una sottile ironia su ...

La foresta trabocca. Marginalia sul romanzo

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Accade di tornare su un testo già letto in precedenza. Di recente, mi è capitato con La foresta trabocca  di Ayase Maru (che avevo già analizzato qui ), grazie a un gruppo di lettura. Ho potuto così mettere a fuoco il finale, che all’epoca della prima lettura sentivo di non aver compreso appieno.   Ho cercato di riportare alla mente una lettura di diversi mesi fa, aiutandomi con gli appunti. Come emerso dal confronto nel gdl, è vero che la figura di Rui non presenta quasi mai un POV, ma è sempre filtrata attraverso occhi esterni: non solo il marito, che è il primo a “disegnare” il profilo pubblico della donna, pubblicando quel romanzo biografico in maniera spregiudicata, ma a seguire tutti gli altri (l’editor che ammette di non poterla guardare negli occhi; Takao che sprezzantemente dice che la colpa del disagio che provoca negli altri è soltanto sua, in quanto incapace di opporsi per debolezza). Vi è poi tutto un discorso intorno al valore dell’opera d’arte: qui, lungi ...

La graphic novel de La collina dei conigli

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  Disegni di Joe Sutphin e adattamento di James Sturm per questo classico di Richard Adams, che – lo ammetto – ho scoperto proprio grazie alla graphic novel. La storia è una straordinaria favola epica che combina avventura, riflessioni ecologiche e una acuta indagine della società. Ruota attorno alla lotta per la sopravvivenza di un gruppo di conigli che fugge dalla propria conigliera per evitare un pericolo imminente (e in realtà anche per cercare condizioni di vita migliori, lontano dall’Ausla, l’élite dominante). L’opera è una vera e propria Eneide in forma animale, con due fratelli – Moscardo e Quintilio – alla guida dei profughi.   La collina dei conigli esamina differenti forme di leadership, esemplificate da diversi personaggi, non tutti trasposti nella versione a fumetti. Troviamo comunque leader democratici e compassionevoli (Moscardo); guerrieri coraggiosi e risoluti (Sglaili-Parruccone); tiranni autoritari e spietati (Venaria). Al centro delle interazioni ...

Tecniche della critica letteraria di Ezio Raimondi

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  Il libro è una raccolta di conversazioni e di saggi composti tra il 1962 e il 1966, che riflette sul mestiere del critico in maniera non sistematica. Non fatevi intimorire dagli anni in cui fu scritto, perché c’è molta attualità al suo interno.   Raimondi offre un’analisi approfondita della natura dell’opera d’arte e del ruolo della critica letteraria, intrecciando diverse prospettive teoriche. «L’opera d’arte – scrive l’Autore – è storica in due sensi: nel primo, perché è un prodotto sociale; nel secondo, perché è una creazione che trascende il piano storico ma che per avere una consistenza effettiva ha bisogno d’incarnarsi di nuovo nella storia, e di ripetersi tra gli uomini, come un tempo che è sempre presente, un presente potenziale che può attuarsi solo facendosi presente in maniera concreta, in un “ora” e in “qui” determinati.» Tale dimensione storica si riflette anche nei generi letterari, che nascono come risposta a «fatti tipici e costanti» che non trovano più...

La solitudine del critico di Giulio Ferroni

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  In questo saggio, Giulio Ferroni riflette sulla crisi contemporanea della letteratura e della critica letteraria, evidenziando come entrambe siano diventate sempre più marginali nel panorama culturale e mediatico. La letteratura, secondo l’Autore, è prigioniera della quantità, stretta nella moltiplicazione della produzione editoriale, che spesso si accompagna a periodiche crisi del libro e a un calo di prestigio. Questa perdita di rilevanza si manifesta anche nello spazio sempre minore riservato alla letteratura nei media e nella sua scarsa influenza sulla cultura contemporanea, se non quando si piega alle logiche di mercato.   Fondamentale il passaggio in cui afferma che la rete abbia contribuito a rendere marginali le pratiche umanistiche, tra cui la critica letteraria, sostituendola con una sorta di pubblicità culturale che valuta il valore di un’opera in base al flusso delle vendite. In questo scenario dominato dalla valutazione e dal rating, la critica rischia di di...

Il viaggio dantesco nel Costruttore di Stapledon

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  La lettura de Il costruttore di stelle di Olaf Stapledon è stata complessa. Ho compreso perché alcune persone con cui avevo parlato, e che lo avevano già letto, non l’avevano concluso. Star Maker (1937) ha lo scheletro di un romanzo, la struttura di un memoriale e la forma di un saggio. Al suo interno si trovano tematiche sociali, antropologiche, biologiche, scientifiche e filosofiche: è ciò che io chiamo un “romanzo di idee”, un testo che segue le orme del precedente Last and First Men (1930). Dalla storia della specie umana a quella dell’universo, l’opera di Stapledon mi è apparsa come un viaggio dantesco influenzato dall’evoluzionismo; una riflessione sul rapporto tra creatore e creazione e sull’unità intrinseca del cosmo.   La storia si può sintetizzare come segue: la coscienza di un inglese (la sua anima?) esce dal corpo in maniera inspiegabile e comincia a esplorare lo spazio. Per diverso tempo, visita l’Altra Terra, un pianeta in cui la sua mente finisce per ...

Il Nosferatu di Eggers

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  Giovedì scorso ho visto Nosferatu di Robert Eggers. Confesso che non sentivo tutta questa smania di recuperare il nuovo adattamento del soggetto, ma sono amante del genere e del personaggio e ho voluto rivivere in una chiave inedita le atmosfere della storia. La premessa è che il film è godibile, soprattutto da chi non ha mai visto il Nosferatu del 1922 di Murnau e quello di Herzog del 1979. Mi riferisco, in particolare, ai più giovani, che qui possono trovare una pellicola aesthetic (una parola sicuramente meno longeva di Orlok!), incentrata su una figura femminile libera e indipendente, capace di ribellarsi al suo demone e di portare la comunità alla catarsi per suo tramite. La novità del Nosferatu di Eggers è tutta qui: in una nuova femminilità che mette in secondo piano una creatura anonima, dal volto poco espressivo (e quasi sempre oscurato) e da un’estetica che può far sorridere, rifacendosi a quella tipica del cosacco con i baffoni e il ciuffo di capelli penzolon...