Miguel Serrano e il Cordone dorato. La mitizzazione dell'hitlerismo

 


Tenetevi forte, perché questo sarà un viaggio davvero mirabolante, tra centri esoterici tibetani e teoria della terra cava, passando attraverso il templarismo e la tradizione tantrica. Al centro di questo cammino, troviamo il cileno Miguel Serrano, che può essere considerato l’iniziatore del nazismo esoterico, o quantomeno colui che ha contribuito, nel secondo Novecento, a definirlo.

Diplomatico, esoterista e dichiarato nazionalsocialista, Serrano è una figura che ha cercato di mettere insieme tradizioni molto distanti, riconducendole alla mitologia degli Iperborei. Egli conobbe di persona figure come Carl Gustav Jung e Hermann Hesse: proprio a cena da quest’ultimo, sostenne di essere stato introdotto nel cosiddetto “Cerchio Ermetico”, o magico.

 

In questa analisi delle sue teorie, prenderò in esame soprattutto il libro intitolato Il cordone dorato, edito nel 1978 e dedicato a Rudolf Hess, considerato da Serrano “imam” del nazismo esoterico.

Il titolo rimanda alla Catena Aurea, il filo invisibile della Scienza Sacra che muove i primi passi dalla civiltà iperborea e giunge fino a noi. Tale sapere è comprensibile soltanto a coloro che appartengono alla Razza Spirituale, che ha avuto origine dalla Stella del Mattino. La storia dell’umanità si inserisce in un racconto cosmico, uno scontro tra le forze della luce, guidate da Lucifero, e quelle delle tenebre, condotte dal Demiurgo, o Jehovah.

Lucifero caduto riposerebbe in Antartide ed è destinato a risorgere. Hitler – secondo Serrano – sarebbe stato l’incarnazione del principio eroico ispirato a Lucifero. Come si può comprendere, egli aderì non tanto al nazionalsocialismo inteso come movimento politico, ma all’hitlerismo, costituito da quei simboli e rituali che abbiamo descritto in altri video del canale.

Serrano vede il nazionalsocialismo come l’ultimo tentativo per ripristinare la supremazia dello spirito sulla materia, dopo i fallimenti dei Catari, dei Templari e dei Rosacroce, ai quali sono dedicati i principali capitoli dell’opera. Egli sostiene che i fallimenti fossero inevitabili, poiché ci troviamo al termine del Kali-Yuga, l’ultima delle quattro ere, nella tradizione indù, caratterizzata dal degrado morale e spirituale. I tentativi dei grandi sconfitti, tra cui Hitler, servirebbero ugualmente a fornire una fonte d’ispirazione per la battaglia finale che stabilirà l’inizio di una nuova Età dell’Oro.

 

La concezione metafisica delle razze

 

Il cordone dorato si apre con una stoccata ai figli dei fiori, gente rammollita e strumentalizzata dalla cultura di massa. L’Autore critica anche i popoli asserviti, dalla Germania impotente all’Italia avvinta dal Vaticano e dai marxisti. Citando uno zio massone, si scaglia contro la Massoneria, vista come braccio militante del giudaismo. Accanto ai massoni, ci sarebbero i capitalisti, i comunisti, i democratici e i cristiani, non a caso tutti alleati contro Hitler nella seconda guerra mondiale.

Ciò che Serrano cerca di sostenere è un complotto giudaico internazionale che avrebbe radici antichissime, persino metafisiche. In uno dei passaggi più confusi, vengono presentate quattro caste umane apparse sulla Terra: la prima umanità è divina e conta tra le sue file i Nephilim, gli Asi e i Cabiri; la seconda è semi-divina; la terza sarebbe una degenerazione nata dal rapporto di umani soltanto terrestri; la quarta, infine, una mescolanza con gli animali, in cui Serrano fa rientrare gli Shedim, gli spiriti maligni di cui farebbe parte Esaù. Ci sarebbero state anche unioni con i robot, i servi umanoidi degli Iperborei, che Serrano assimila alle razze aborigene americane.

 

Rovesciando le teorie di Darwin, egli ritiene che l’uomo non discenda dalle scimmie per evoluzione, ma dall’Urmensch per involuzione. Questo uomo delle origini era forse un androgino, ma a causa del suo desiderio di proiezione ha perso a poco a poco la sua unità. Tale volontà è letta come una guerra cosmica, il grande scontro con il Caos, in cui l’umanità delle origini ha perduto anche i suoi connotati animaleschi, trasposti in simboli nell’araldica o nei totem.

Rielaborando alcune idee già proposte da Madame Blavatsky, Serrano sostiene che non esistano scheletri umani precedenti a quelli dei più antichi animali, perché in origine l’umanità non aveva scheletri, ma un involucro simile a nebbia, come nella leggendaria Lemuria.

 

Alla narrazione delle quattro umanità si aggiungono alcuni particolari. Non tutti gli dèi si mescolarono con i terrestri e sono coloro che Serrano definisce gli autentici Iperborei. Essi preservarono la Scienza Sacra, affinché gli uomini più valorosi potessero aspirare a un ritorno verso l’essenza divina.

Il popolo più meritevole è quello degli Ariani, gente pagana e pacifica. I conflitti dei loro dèi non sarebbero lotte per il potere, ma scontri per ristabilire l’ordine quando una divinità travalica la propria sfera d’influenza. Gli dèi ariani si distinguono dal dio dei semiti, che è invece esclusivista. La visione del mondo nordica è solare, individualistica e fondata sulla gerarchia, mentre quella semitica è lunare, femminile e egalitaria, intendendo l’uguaglianza come un disvalore.

 

Citando altri autori, Serrano è propenso a ritenere che, fino a poco dopo il grande Diluvio, gli ebrei fossero ariani. Si trattava della tribù Habiru del misterioso popolo Hyksos, ed erano pagani, adoratori del Vitello d’Oro, che poi rinnegarono nell’Età dei Pesci. I loro leader – Saul e Salomone – si sforzarono ugualmente di preservare l’autentico sapere ariano, ma, quando la tribù di Giuda si impadronì della tradizione, finì per falsificarla. Essi assassinarono i Giganti, e così l’ariano David uccise i suoi avi.

Serrano è inoltre un negazionista dell’Olocausto e della soluzione finale: citando il testo antisemita noto come Protocolli dei Savi di Sion, egli riconosce la falsità del documento, ma sostiene che mostri, comunque, le autentiche mire di potere e la furbizia dell’ebraismo internazionale.

Tale sarebbe il motivo primordiale dell’inimicizia tra giudei e ariani. Questi ultimi sopravvissero alle persecuzioni e formarono importanti popoli come i Visigoti e nobili dinastie discendenti dai giganti semidèi.

 

Le connessioni: terra cava e Iperborea; tantrismo e Rosacroce

 

La metafisica delle razze delineata da Serrano deve molto al pensiero dell’esoterista italiano Julius Evola, che l’Autore considera il più significativo pensatore contemporaneo, il quale tuttavia compì il fatale errore di affidarsi a Mussolini, un non-iniziato al Cordone dorato.

Tale conoscenza sarebbe conservata dagli Iperborei in una civiltà sotterranea. Serrano aderisce alla teoria della terra cava, area in cui colloca le città mitiche di Agartha e della tibetana Shamballah, dove vivrebbe una civiltà avanzata, ancora all’Età dell’Oro. Dagli antichi all’esploratore Pitea di Marsiglia, attraverso i Templari, questa informazione venne trasmessa nel Cerchio Ermetico. Nella terra cava avrebbe riparato persino Hitler, ormai ringiovanito: egli si troverebbe in un rifugio segreto in Antartide, una vera e propria Thule invertita al Polo Sud.

 

Dalla terra cava, gli Iperborei supervisionano la storia dell’umanità e intervengono in varie forme, per esempio con l’invio massiccio di UFO a partire dal 1945, quale monito a non impiegare le armi atomiche, già in loro possesso da millenni.

L’élite dei nazisti esoterici tentò di invertire il ciclo di decadenza dell’umanità, proprio per un ritorno alla grandezza iperborea. Per esempio, il viaggio di Rudolf Hess in Inghilterra doveva servire a stabilire un patto sacro con i resti di Iperborea in quelle terre del Nord: l’Inghilterra avrebbe costituito la potenza marittima della razza bianca; la Germania, quella terrestre. Ma il centro di potere occulto dell’ebraismo impedì la riuscita del piano.

Secondo Serrano, dopo l’attacco all’Unione Sovietica, Hitler sapeva di dover perdere, perché l’hitlerismo si era snaturato nella lotta, unendosi ai fascisti italiani non-esoterici, ai cattolici e agli slavi. Sconsolato, l’Autore ammette che il ritorno all’Età dell’Oro è più che un miraggio nella fase avanzata del Kali-Yuga.

 

I riferimenti alla spiritualità indù sono più ampi e si concentrano sul tantrismo, un insieme di pratiche e filosofie che enfatizzano il culto del divino tramite mantra, rituali esoterici e la venerazione della Shakti, l’energia femminile. Per collegarsi a questa tradizione, Serrano parte da molto lontano. Considera Cristo figlio di una sconosciuta divinità dell’amore, che non aveva niente a che vedere con lo Jehovah dell’Antico Testamento. In un altro passaggio poco chiaro, cita una Maria-Salomè in veste di yogini di Gesù, il quale praticò con lei la magia tantrica dell’amore sterile, definita Maithuna. Si tratta di un rito centrale nelle pratiche del tantra, che esprime l’unione delle energie opposte, quella maschile (rappresentata da Shiva) e quella femminile (costituita da Shakti), al fine di raggiungere uno stato di coscienza superiore.

A partire dal IV secolo d.C., la Chiesa di Roma mirò a distruggere la figura di Maria-Salomè, la quale aveva terminato la sua esistenza in Occitania. Essa aveva dato la vita a San Giacomo il Maggiore, sulle cui reliquie, in Galizia, venne costruita la celebre cattedrale di Santiago di Compostela, importante centro di pellegrinaggio. Maria-Salomè fu la Vedova che generò una specie iniziatica, quella dei seguaci di Lucifero, che si ritrova per esempio nella dinastia merovingia.

 

In questa tradizione, trasferitasi in Occidente, si inserisce anche la lotta tra Sigfrido e Brunilde, raccontata nel poema epico Il canto dei Nibelunghi. Si tratta di una battaglia di amore tantrico, in cui l’eroe si impadronisce della cintura e dell’anello magici, ovvero del potere della Kundalini.

Il termine indica l’energia divina latente, rappresentata da un serpente arrotolato alla base della colonna vertebrale. Il risveglio della Kundalini tramite la meditazione, i mantra e il controllo del respiro (detto pranayama), porta alla liberazione spirituale. Risvegliata, la Kundalini ascende lungo i chakra, i centri energetici del corpo, portando all’unione con il divino. Tuttavia, Sigfrido tradisce la sua valchiria e dà l’anello e la cintura a Crimilde, l’Eva esteriorizzata e mortale. Ciò conduce alla morte dell’eroe, che ha rinunciato all’androginato delle origini.

 

Il filo rosso del tantrismo in Occidente non termina qui. Citando lo studioso di esoterismo Serge Hutin, Serrano considera i Rosacroce un ordine tantrico, in possesso di documenti alchemici tibetani. A suo dire, l’imperatore Massimiliano I fece parte dell’ordine e, seguendo la diffusione della dottrina in area tedesca, la conoscenza sarebbe giunta ai nazisti.

L’iniziazione delle SS corrisponderebbe al tantrismo ariano dell’antica tradizione. Serrano riconosce che diversi ex-membri delle SS, da lui intervistati, non ne sapevano nulla, ma l’Autore afferma che alcuni di loro mentirono, celando il segreto, mentre altri si tolsero la vita. Egli distingue poi tra la parte essoterica dell’organizzazione, ignara dei rituali, e quella esoterica, costituita da un’élite di iniziati.

 

Dal catarismo al templarismo

 

Per Serrano, la tradizione tantrica contraddistingue le iniziazioni gnostica, càtara, alchemica, templare e dei trovatori medievali. Anche in questo caso, il passaggio della dottrina al cristianesimo ha radici lontane. Fu il monaco irlandese Colombano l’anello di congiunzione tra la civiltà druidica, depositaria del sapere iperboreo, e il cristianesimo. Egli venne educato dai druidi e trasmise il sapere celtico ai cistercensi, che contavano tra le loro fila Bernardo di Chiaravalle, uno dei principali promotori dell’esperienza templare, come si evince dallo scritto De laude novae militiae ad Milites Templi.

Serrano sostiene che la società immaginata dai Templari corrispondeva a quella druidica, con i contadini che lavorano la terra, gli operai-artigiani che edificano e i monaci-guerrieri che difendono il patrimonio e non si arricchiscono personalmente. Non ci sarebbero state invidie, poiché ciascuno avrebbe serbato i suoi segreti iniziatici.

 

Nel capitolo dedicato al templarismo, Serrano segue anche un’altra linea di trasmissione cristiana. Posto che la scomparsa delle Guide spirituali iperboree iniziò nell’Età dei Pesci, ci furono pontefici benedettini, edotti sulla Scienza Sacra, che cercarono di porre un argine al declino. Tra essi, il papa-mago Silvestro II, che aveva studiato in alcuni celebri luoghi della cultura islamica. Egli venne a conoscenza dei segreti conservati in Terra Santa e progettò una crociata, ovvero un’operazione magica e alchemica; il testimone passò a Urbano II, che indisse la spedizione nel 1095.

Alcuni cavalieri, entrati nel Santo Sepolcro e ricevuto un sapere arcano, scelsero di costituire l’Ordine templare. Nella fase della loro caduta, decisero di non ribellarsi con le armi, per quanto fossero i più potenti in Europa, perché colui che aspira a essere Guida iperborea non può imporsi con la forza. Il combattimento era per i Templari una forma di controllo interiore: la preservazione delle rotte dei pellegrini costituiva una battaglia mitica necessaria a liberare la Terra Santa interiore.

 

Catarismo e templarismo furono il tentativo estremo dello gnosticismo di imporsi al cristianesimo dogmatico-semita di Paolo, dominante a Roma. Altre figure sparse nella storia, tra cui il mistico Meister Eckhart e Carl Gustav Jung, cercarono di far rivivere il cristianesimo gnostico.

Druidi e misticismo cristiano: Serrano suggerisce che il giovane Hitler si avvicinò a questa tradizione nel convento benedettino di Lambach, vicino a Linz, dove il prete di allora aveva insolitamente posto una svastica. Iniziato a una lunga tradizione, il mago-Hitler costruì il cosiddetto “Nido dell’Aquila”, il suo Castello del Graal (Gralsburg) simile a Montségur, la celebre roccaforte càtara, con l’obiettivo di aprire una Porta magica al mondo iperboreo tramite trilocazione della mente. In questo scenario, le SS aspiravano a costituire qualcosa di analogo alla società druidica o templare, edificando città tradizionali autosufficienti, libere dai condizionamenti del mondo esterno.

 

Conclusioni

 

Serrano è di fatto il fondatore dell’hitlerismo esoterico: egli, a posteriori, ricostruisce una metafisica nazista che nemmeno i nazisti avevano mai definito in termini così sicuri e precisi. Si tratta di una lotta globale contro la centrale di forze telepatiche giudee, che manovra i fili del pianeta tramite fenomeni come l’ipnosi a distanza.

Ai suoi occhi, la Rivoluzione francese sarebbe opera di una mano invisibile giudaica, ispirata agli Illuminati di Baviera, le cui tattiche eversive vennero ereditate da Marx e da Lenin. Serrano accusa anche la Massoneria di aver usurpato i simboli templari e rosacrociani, mescolandoli a rituali e simboli giudaici.

 

Per l’Autore, viviamo nel regno dell’ateismo libertario, con masse manipolate dalla propaganda. Queste le sue parole: «Il marxismo comunista e il liberalismo capitalistico sono manipolati dalle stesse forze e si muovono verso un’unica finalità: la distruzione di tutte le tradizioni che si basano su sangue e suolo, sul valore del Lavoro, sulla potenza e l’energia, sviluppati nei contatti con forze superiori e sulle iniziazioni ai mestieri.»

Serrano sostiene dunque che capitalismo e comunismo marxista, su basi razionalistiche, si sorreggano a vicenda per distruggere la parte divina dell’umanità. L’Uomo trascende la sua irrilevanza solo quando è capace di rendersi un simbolo, vivendo l’immanenza nella propria anima. Gli esseri immortali vivono anche attraverso gli umani e non muoiono, per quanto si uccidano a vicenda. Così Serrano legge le azioni delle SS non come l’uccisione di altri esseri umani, ma di demoni: uno scontro ancestrale di simboli contro altri simboli.

 

Come vi avevo annunciato, questo si è rivelato un viaggio tortuoso e mirabolante.

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