Un insospettabile ambiente di lavoro pericoloso
«Lavoro in un ambiente pericoloso.»
«Che lavoro fai?»
«Il bibliotecario.»
Lavoro in biblioteca da cinque anni, da poco prima della pandemia. Da quando il
mondo è tornato a muoversi liberamente, ho notato un incremento delle
situazioni pericolose o moleste con gli utenti. Forse è qualcosa che non
riguarda solo il mio settore.
Non ho analizzato alcun dato e potrebbe benissimo essere una mia percezione di
pericolo, ma in questi anni io e i miei colleghi ci siamo trovati a
fronteggiare un crescente numero di persone disagiate. Non è un termine scritto
con ironia, ma una constatazione.
Non entro nel merito delle condizioni
psicologiche: non è di mia competenza. Mi limito a dire che sì, qualcuno aveva
evidenti problematiche, qualcuno era seguito dai servizi sociali, altri erano
perseguitati da chissà quale fantasma della loro mente, che credevano reale. E
poi sapete com’è la storia: ci sentiamo sempre più soli, non amati, e questo
dovrebbe giustificare il disprezzo che riversiamo sugli altri... C’è stato
infine chi non aveva alcun problema: erano semplici stronzi.
Tutte figure bizzarre, alcune persino curiose, alcune terribili e
insopportabili: ho (abbiamo) sempre gestito queste persone con professionalità
e pazienza, talvolta ben oltre i doveri delle nostre mansioni.
Ieri però è stata superata ogni possibile linea rossa. Non ero l’unico
presente, ma parlo per me. La situazione che si è venuta a creare ha provocato
prima un senso di paura per la mia incolumità, a cui in seguito si è aggiunta
la rabbia e infine il senso di umiliazione.
In sintesi estrema: una persona è entrata
in biblioteca, ci ha pesantemente insultati e minacciati; ha gridato a
squarciagola, si è avvicinato a noi, accedendo all’area dei dipendenti con
atteggiamento molto aggressivo, e ha reso impossibile il nostro lavoro per
circa mezz’ora.
Sono convinto che una persona non debba farsi condizionare o determinare dai
giudizi gratuiti altrui, tantomeno da parte di sconosciuti, perciò sto cercando
di superare l’aspetto dell’umiliazione.
Per quanto riguarda la rabbia o il
nervoso, be’, sono una persona che somatizza qualsiasi cosa, tanto da essermi
fatto venire una patologia cronica, per cui ho assorbito anche questa volta e
non farò altro che sfogarmi in palestra.
Ciò che però non mi capitava di sentire da
moltissimo tempo era il senso di pericolo imminente. Ciascuno ha una propria
sensibilità e le percezioni variano da persona a persona, in base a fattori
fisici o alle esperienze di vita. Io posso esprimere come mi sono sentito in
quel momento e non è stato per nulla piacevole. Alla fine, sono intervenute le
forze dell’ordine e siamo stati chiamati a deporre su quanto accaduto.
La cosa più brutta di questa esperienza, mi dispiace, ma la terrò per me. La
seconda è che sapevo che, un giorno, sarebbe accaduto qualcosa del genere.
In luoghi come le poste o le banche l’accesso
è più o meno controllato e il contatto diretto con i dipendenti è più
complicato, se non impossibile. Sapete perché in biblioteca (salvo
eccezioni) non è così?
Per almeno due ragioni differenti: in
posta o alla banca o altrove non conta tanto la tutela dei dipendenti, quanto
del denaro. In biblioteca, invece, non circolano soldi, se non per i pochi
centesimi delle fotocopie.
In secondo luogo, quale spazio della
cultura e di altre iperboli altisonanti (che riempiono d’orgoglio chi è del
settore), le biblioteche civiche sono spazi aperti alla cittadinanza, ambienti
che non discriminano e consentono a tutti, proprio a tutti, di accedere. Che
poi si acceda per leggere un giornale, per studiare o per venire a vomitare odio
sui bibliotecari inermi non c’è alcuna differenza. Credetemi: non c'è
differenza. Perché qualcuno più edotto di voi sulla vita vi dirà senz’altro: «È
normale quando si lavora a contatto con il pubblico.»
Ecco, io questa normalizzazione delle calunnie, dell’aggressività e del totale disprezzo del prossimo non la accetto. Chissà, forse proprio perché non mi rassegno al fatto che questo accada in un “tempio della cultura”.
Commenti
Posta un commento
Grazie per aver visitato "La Voce d'Argento"! Condividi il tuo pensiero o lascia un commento: ogni opinione è importante e arricchisce la conversazione. Ti ricordo di rispettare le opinioni altrui e di evitare linguaggi inappropriati: i commenti sono moderati per garantire un ambiente costruttivo e piacevole. Buona lettura e grazie per il tuo contributo!