L'ennesimo Pordenonelegge
Nella città in cui
vivo si sta tenendo la festa annuale del libro, chiamata Pordenonelegge, di cui
forse avrete sentito parlare.
C’è un motivo se sui
social ho deciso di non mostrare foto stile bookstagram al riguardo: sono anni
che non frequento l’evento e non trovo alcun motivo valido per parlarvene.
Trovo la proposta degli autori/autrici poco interessante, quando non anonima,
con qualche rara eccezione.
Per partecipare a conferenze, incontri e presentazioni bisogna fare lunghe
code, oppure prenotarsi in un sistema bizantino. Immagino che avranno fatto
delle modifiche quest’anno (come ogni anno), ma la mia volontà di partecipare è
talmente bassa che non mi sono nemmeno incuriosito.
Ci sono due o tre
incontri che potevano vagamente attirare la mia attenzione, tra cui uno di un
ospite fisso annuale, che ho già ascoltato più volte (e che merita, ma anche
basta).
Trovo poi che la
proposta inerente al fumetto/manga non sia niente di eccezionale, o perlomeno
non nelle mie corde, e mancano quasi del tutto incontri su temi o generi a me
(e a tante altre persone) congeniali. E ciò al netto del fatto che io faccia
letture molto eterogenee.
Pordenonelegge
cerca di fare una cosa basilare: invitare nomi famosi (p. es. quest’anno
Felicia Kingsley) che riempiono sicuramente le sale, anche solo con coloro che
non leggono e che potranno dire «sai che ho visto X?» (sì, c’è molto
provincialismo dalle mie parti).
Il festival cerca
poi di accontentare tutti i palati, escludendo in realtà una pletora di generi,
anche molto venduti e letti tra i giovani (sì, quella brutta parola – giovani –
in una città di persone attempate a livello anagrafico e/o mentale).
Per finire, toglietevi dalla testa che sia qualcosa in stile Salone del Libro
di Torino o dintorni, nel bene e nel male.
Parliamo di libri.
Lo stand delle novità è come il chioschetto del bar a Natale, che ripropone le
stesse cose del locale da cui ha origine. Ora, i libri proposti vengono venduti
a prezzo pieno o con sconti ridicoli, a tal punto che vale la pena acquistarli
in rete o comunque in una libreria fisica, dove al limite avete una carta punti
da caricare. In tanti anni non ricordo, se non in rari casi, di aver visto
anteprime; non ricordo nemmeno sconti particolari. Insomma, è una vetrina
inutile.
In zona, si trova
anche lo stand dei libri usati, vecchi o persino antichi. Anche qui, in
passato, da lettore inesperto, ho acquistato diversi titoli. Oggi, salvo
qualche edizione ben celata, non c’è libro che non possiate trovare a prezzi e
condizioni migliori su altri store online, anche nell’usato dei privati.
In definitiva, vi ho descritto alcuni elementi di Pordenonelegge che, da
possibile fruitore, mi tengono alla larga dal festival. Ci sarebbero altre cose
da aggiungere, come l’impiego di giovani volontari tuttofare, ma il discorso si
allargherebbe molto. Dopotutto già lo potete intuire.
Nel mio piccolo,
complice il lavoro che svolgo in centro città, mi imbatto nelle magagne del
festival e ascolto chi ha partecipato. Ho anche accesso alla lettura di tutti i
libri proposti, ma non ho sentito il desiderio di leggerne nemmeno uno. Per
quanto mi riguarda, il limite più grave dell’evento è voler essere così tanto
generalista da risultare dispersivo e non incisivo.
Inoltre, vorrei aggiungere qualcosa su quei lettori occasionali (un libro all’anno?) che in queste settimane cittadine, per tendenza, vengono in biblioteca a prendere in prestito otto libri che non leggeranno… ma mi fermo qui.
Sapete, non vale la regola che, in un Paese che non legge, un festival del libro possa fare bene a priori. Talvolta, è un'occasione persa per aprirsi a un pubblico nuovo.
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