Un libro per non arrendersi: Il mago di Oz
C’è un libro per
ragazzi che hai letto e apprezzato soltanto da adulto?
A me è capitato con il libro in copertina di L. Frank Baum, di cui conoscevo la trama solo grazie alla visione del film Il mago di Oz (1939), anch’esso un classico diretto da Victor Fleming.
La lettura si è
svolta in un agosto magmatico, per me segnato da un trasloco e da tanta
burocrazia. È stata una fortuna incontrare Dorothy e i
suoi amici in questo periodo, e vedere come lo Spaventapasseri, il Taglialegna
di latta e il Leone codardo avessero già in sé le qualità che andavano cercando
nel mondo esterno. Una bella scossa all’umore e all’autostima.
I tre stavano
vivendo un’esistenza bloccata, ripetitiva, soprattutto lo Spaventapasseri: ciò
che serviva loro era un fattore esterno che mettesse in moto una personale
narrazione di vita, e questa è la funzione che svolge Dorothy.
Dopodiché la
protagonista ha una storia a parte, un suo percorso di crescita che la porta da
un disprezzo sotteso per la sua casa all’ardente desiderio di ritornarvi.
Mostra poi una notevole acutezza per la sua età, che la aiuta a compiere scelte
decisive per lei e per i compagni.
Dorothy è anche l’unica
a mostrarsi diffidente nei confronti di Oz, forse proprio perché, venendo da
fuori, da una realtà capovolta e razionale, sembra quantomeno intuire la vera
natura millantatrice del mago. Eppure, anziché disprezzarlo, prova pietà per
lui.
Dorothy ha un animo autenticamente gentile; è come un centro di gravità che permette al mondo intorno di fiorire, di mostrare il lato migliore delle cose. Ciascuno di noi dovrebbe augurarsi di incontrare una persona del genere nella propria vita o provare a esprimere quella fiducia proattiva nel domani che conduce la giovane al suo personale lieto fine.
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