La fulminante avventura della rivista Splatter

 


Al principio degli anni Novanta, la rivista Splatter fu capace di mettere d’accordo democristiani e comunisti: quarantatré deputati di vari partiti presentarono infatti un’interrogazione parlamentare al governo Andreotti per «tutelare i minori dalla violenza morale che viene perpetrata nei loro confronti, sia coi fumetti che coi racconti», suggerendo persino delle «ispezioni nelle edicole».

Nel 2013, Rizzoli Lizard pubblicò un’antologia di oltre trecento pagine, un best of della rivista che ho imparato così a conoscere. Nata nel 1989 per le Edizioni Acme, uscì con ventitré numeri, fino alla chiusura nel 1991. La periodicità era mensile e, nel tempo, arrivò a contare una sessantina di pagine per volume.

 

Al suo interno, comparvero fumettisti del calibro di Attilio Micheluzzi, Silver, Paolo Di Orazio, Roberto Dal Prà, Nicola Mari, Corrado Roi, Bruno Brindisi, Abuli e davvero molti altri. Splatter è stato un punto di incontro di amanti del genere, per esordienti e non, con un approccio alle storie più libero, irriverente e cruento rispetto ad altre pubblicazioni analoghe, come il più “sofisticato” Dylan Dog.

Anche grazie al successo di quest’ultimo, Edizioni Acme colse l’opportunità di mercato e, accanto a Splatter, fece uscire anche i periodici Mostri e Primi Delitti. La concorrenza non fu da meno: si pensi, per esempio, alla rivista Gore Scanners edita da Ediperiodici (EDP). Tuttavia, l’interrogazione parlamentare di cui parlavo in apertura portò a un divieto di vendita ai minori di sedici anni per questo genere di pubblicazioni: considerando il pubblico molto giovane di Splatter & Co. e alcuni problemi amministrativi della casa editrice, si comprendono le ragioni della chiusura.

 

Nel 2002, l’ex editore di Acme, Francesco Coniglio, pubblicò un primo volume antologico, Splatter Anthology. Nel 2013, Paolo Di Orazio tornò a curare una nuova serie Splatter per la casa editrice Elm Street House (ESH), che raggiunse i sei numeri. Nello stesso anno, Rizzoli Lizard pubblicò una nuova selezione, seguita due anni dopo dalla ristampa cronologica della collana da parte di ESH, in cui ogni volume conteneva quattro numeri dell’edizione Acme.

L’antologia Rizzoli è un ottimo modo per avvicinarsi alla rivista, grazie all’introduzione di Dario Argento, la curatela di Edoardo Rosati e i testi di Paolo Di Orazio. Non solo, dopo la selezione di ventidue storie a fumetti autoconclusive, il volume riporta i testi di alcune rubriche, la posta dei lettori (tra cui una lettera scritta col sangue!), gli articoli di giornale dedicati al “fenomeno Splatter” e la riproposizione delle copertine realizzate da Marco Soldi.

 

I racconti a fumetti sono quasi sempre intrisi di umorismo nero, presentano aspetti gore e granguignoleschi adatti a un pubblico dallo stomaco forte. Le sceneggiature si basano spesso su quelli che oggi (e talvolta già allora) si possono considerare classici del cinema dell’orrore, ma anche sulla rivisitazione macabra delle fiabe, con un ritorno allo spirito delle loro origini pre-disneyane. Ricorre più volte l’espediente del sogno nel sogno e del sogno (incubo) premonitore, così come è diffuso l’impiego della metanarrazione.

Le vicende presentate bypassano ogni limite logico; l’assurdità è la regola cosciente di questi autori, un’assurdità che il lettore deve accettare come mezzo per sottolineare un problema sociale che altrimenti la persona comune finirebbe per ignorare. Di non secondaria importanza, poi, è il puro elemento del divertimento.

 

Troviamo così, in queste storie, una ricorrente fame di carne e di vita, desideri incontrollati, ossessioni che sfociano nell’egomania (fino al punto di divorare se stessi, letteralmente). E ancora: la paura del contagio e della malattia, l’idea della contaminazione sociale o batterica, l’avidità dei ricchi e le sue conseguenze.

La rivista è anche un tributo a pubblicazioni del passato come quelle della EC Comics, filtrate dalla cinematografia splatter e slasher dei due decenni precedenti e dai libri di autori-guida come H. P. Lovecraft, Stephen King e Clive Barker. Inoltre, la maniera in cui il corpo umano viene riplasmato a duro prezzo, mutilato o modificato, ha certamente a che vedere con il body horror e con la filmografia di David Cronenberg. Se queste sono le coordinate dei racconti, le rubriche non sono meno accattivanti o irriverenti, con descrizioni minuziose dei trucchi di scena per gli effetti speciali e persino indicazioni precise su come fare fuori un parente fastidioso.

Concludo proprio con le parole di Paolo Di Orazio, contenute nel volume Rizzoli, che esemplificano questo progetto orripilante nel placido scenario editoriale italiano: «Volevamo portare all’estremo il fumetto nero. Le storie dovevano grondare sangue, follia e ironia, una sorta di bloody horror picture show da edicola. Il coinvolgimento di autori affermati insieme a un pool di esordienti rese la testata un laboratorio espanso con cento narratori di sangue. I primi fan di “Splatter” eravamo noi stessi.»

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