Fiorirà l'aspidistra. Un romanzo di Orwell per chi si sente rassegnato

 


Qual è il libro che ti ha più infastidito, perché era come se parlasse a una parte di te, una parte che non volevi ascoltare?

Mi risulta difficile parlare di questo libro di Orwell, perché ha scavato dentro di me, a livello inconscio, infastidendomi.

È la storia di Gordon Comstock, un trentenne che si ribella al denaro, con conseguenze nefaste per la sua salute e per le persone a lui vicine. Si costringe a lavorare in una libreria di romanzi economici e d’appendice, per una paga inesistente, rifiutando ogni occasione che la vita gli presenta per uscire dalla sua condizione.

 

Poche opere hanno davvero raccontato bene che cosa sia la povertà. Nei giorni in cui leggevo Fiorirà l’aspidistra (1936), mi tornava alla mente la canzone Simmo ‘e Napule paisà, cantata nel 1944 da Vera Nandi, in una fase di profonda miseria – concreta e morale – del nostro Paese.

La canzone svolge un ruolo emblematico nel film Pane e cioccolata del 1974, il cui protagonista – un povero derelitto emigrato in Svizzera – tenta di uscire dalla condizione di marginalità.

Perché vi racconto tutto questo? Perché quel film di Franco Brusati e Fiorirà l’aspidistra sono le due opere che – a mio parere – raccontano meglio di altre che cosa sia l’indigenza. E lo fanno, finalmente, abolendo il filtro marxista, che in Orwell viene definito dal protagonista uno strumento da intellettuali, i quali non sanno bene di che cosa stiano parlando.

 

Al dittico, si potrebbe anche accostare il romanzo Martin Eden (1909) di Jack London, con la differenza che London aveva convinzioni socialiste molto più idealistiche rispetto a Orwell, il quale non mancò mai di denunciare le criticità di quel pensiero politico, oltre che le sue deleterie applicazioni.

Orwell ci presenta un protagonista respingente, in preda a una crisi nera, peggio: in evidente stato di depressione. Una depressione che lo convince di desiderare il baratro, che lo porta a decisioni scellerate, al rifiuto di un aiuto da parte di amici e parenti, al maltrattamento emotivo della compagna. È in piena fase di autosabotaggio. Si può pensare che Gordon sia un pigro nullafacente, ma in realtà è chiaro che il problema sia di ordine psicologico, e non certo esclusivamente sociale (come vorrebbe il personaggio di Ravelston) o di principio.

 

Gordon si è fossilizzato perché il suo ideale di vita non ha trovato riscontro nella realtà. Egli aspirava a diventare scrittore, o, meglio, un poeta, in un tempo in cui la poesia – ci dice Orwell – non può trovare ispirazione, circondata com’è da una modernità che uccide i ritmi della natura e la ciclicità della vita umana.

Gordon dichiara guerra al denaro e alle convenzioni sociali non perché aderisce a precise idee politiche, ma perché non ha sufficienti stimoli per riconfigurare la propria esistenza. L'ossessione per il denaro è strumentale al suo bisogno di annientamento.

È così che diviene simile a un hikikomori, e gli adulti intorno a lui non possono fare nulla, perché ciò di cui lui ha bisogno è uno stimolo netto, traumatico, che lo riporti sui binari di un’esistenza sgangherata.

 

Per queste e altre ragioni, Fiorirà l’aspidistra è una lettura perfetta per chi ha appena concluso l’università, per chi ha circa trent’anni e per tutti coloro che stanno affrontando una fase di profondo cambiamento.

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