Helena Blavatsky. Vita e pensiero di una figura controversa

 


Helena Blavatsky, meglio nota come Madame Blavatsky, è stata la cofondatrice della Società Teosofica, una figura la cui biografia è difficile da ricostruire con certezza.

Nacque nel 1831, in una famiglia di Ekaterinoslav – oggi in Ucraina e allora nell’Impero russo – e venne battezzata in una chiesa ortodossa. Il suo cognome era Hahn von Rottenstern e era discendente di una famiglia aristocratica di origini tedesche e francesi. La famiglia si muoveva con il padre, un ufficiale dell’esercito zarista: a San Pietroburgo, Helena scrisse romanzi sotto pseudonimo e tradusse le opere di Edward Bulwer-Lytton; trasferitasi a Astrakhan, conobbe il popolo Kalmyks, che praticava il buddhismo tibetano. A Saratov, venne a contatto con la biblioteca domestica del bisnonno materno, Pavel Dolgorukov, che conteneva testi esoterici, in quanto l’antenato era stato iniziato alla Massoneria. A Tiflis, strinse amicizia con Aleksandr Golitsyn, massone russo che incoraggiò i suoi interessi. Helena sostenne che in quel periodo stava già vivendo esperienze paranormali e viaggi astrali, e aveva incontrato, nelle sue visioni, un misterioso indiano.

 

Si sposò a diciassette anni, assumendo il cognome Blavatsky, ma ben presto fuggì dalla famiglia. A quel punto, cominciò a viaggiare per il mondo, sebbene non esistano scritti affidabili o parenti che, all’epoca, potessero verificare i suoi spostamenti. Sembra che Blavatsky abbia visitato Costantinopoli, l’Egitto, la Grecia; a Parigi, incontrò il mesmerista Victor Michal. In Inghilterra, riferì di aver incontrato di persona l’indiano che vedeva nelle sue visioni e a cui si riferì come Maestro Morya. Questi affermò di avere una missione speciale per lei e che la donna doveva recarsi in Tibet. Viaggiò prima nelle Americhe, per poi raggiungere Ceylon e Bombay. Trascorse due anni in India, prima di rimettersi in viaggio tra Europa e Stati Uniti. Tornò in Oriente passando per il Giappone e, insieme a uno sciamano tartaro, riuscì a entrare in Tibet nel 1856, sebbene in precedenza i britannici glielo avessero impedito. A ogni modo, studiosi come lo storico dell’esoterismo Nicholas Goodrick-Clarke mettono in dubbio che questi viaggi siano mai avvenuti.

Tornata in Europa, cadde da cavallo nel 1864 e rimase in coma per mesi: al risveglio, disse di aver acquisito il pieno controllo delle sue capacità paranormali. Girò ancora per il continente, anche in Italia, e in quel periodo studiò forse la Cabala con un rabbino. Ricevuto un messaggio da Morya, si recò con lui in Tibet, dove furono accolti dal maestro Koot Hoomi, vicino al monastero di Tashilhunpo, a Shigatse. Hoomi insegnava le dottrine del Buddhismo tibetano agli studenti della setta Gelugpa. Il ritiro spirituale durò dal 1868 al 1870.

 

Dallo spiritismo a Iside svelata

 

Negli anni Settanta dell’Ottocento, Blavatsky venne coinvolta nel movimento spiritista: difese l’esistenza di tali fenomeni, ma si oppose alla convinzione che le entità contattate fossero spiriti dei defunti. Insieme a Emma Cutting fondò una società spiritista, che introduceva nel movimento il concetto di reincarnazione. La società ebbe vita breve e Blavatsky la chiuse appena due settimane dopo, convinta che i medium del gruppo fossero truffatori. In quel periodo si trovava in Egitto, dove conobbe vari sapienti, e, viaggiando in Medio Oriente, si avvicinò ai membri della religione drusa.

Nel 1873, giunse negli Stati Uniti: l’anno seguente, nel Vermont, conobbe l’avvocato Henry Steel Olcott, indagatore dei fenomeni spiritici. I due divennero molto intimi; fondarono il Miracle Club e conobbero lo scrittore William Quan Judge, con il quale fondarono la Società Teosofica nel 1875. Il termine teosofia era già stato impiegato dai filaleti e dal mistico cristiano Jakob Böhme. La nuova società era un’organizzazione esoterica che aveva in Blavatsky la principale teorica, come dimostrato dal libro Iside svelata, pubblicato nel 1877.

 

Il saggio rappresenta uno dei principali titoli per comprendere il movimento teosofico: raccoglie una serie di insegnamenti presi da altri testi spirituali e esoterici, fino a rasentare il plagio. A differenza di un saggio come La filosofia perenne di Aldous Huxley, che citava tutte le fonti che comparava, il testo di Blavatsky attinge a vari saperi di cui non viene quasi mai dichiarata la fonte.

Il libro è diviso in due volumi. Il primo, intitolato L’“infallibilità” della scienza moderna, discute delle forze sconosciute della natura, parlando di elementali e di fenomeni psichici: Blavatsky sminuì l’impatto dell’evoluzionismo darwiniano, affermando che si riferiva soltanto al mondo fisico e che ignorava i regni spirituali. Il secondo volume, dal titolo Teologia, mostrava invece le somiglianze tra gli scritti cristiani e quelli delle religioni orientali, riferendosi a una fonte comune, individuata negli insegnamenti dell’Ermetismo e del Neoplatonismo.

Nonostante le critiche, Iside svelata fu un successo editoriale. In quel periodo, Blavatsky ottenne la cittadinanza statunitense e figure del calibro di Thomas Edison e Abner Doubleday si unirono alle logge dell’organizzazione.

 

Gli ultimi anni

 

Non ancora soddisfatta, Blavatsky si trasferì in India insieme a Olcott, monitorata dai servizi segreti britannici, che sospettavano che la donna lavorasse per la Russia. Nel 1880, i due si convertirono al Buddhismo e i locali li accolsero con favore: Olcott istituì un Fondo per l’educazione buddhista per combattere la diffusione del cristianesimo a Ceylon, e i due si allearono all’Arya Samaj, un movimento di riforma indù.

Dopo aver ricevuto la diagnosi della malattia di Bright, Blavatsky si recò in Inghilterra per risolvere le contese tra i membri londinesi della società. Qui avvenne una prima scissione, con Anna Kingsford che si separò dai teosofi per formare la Società Ermetica. Crebbero i critici, coloro che accusavano Blavatsky di truffa e di essere una spia del governo russo: la Society for Psychical Research la definì una degli impostori più esperti e ingegnosi della storia. Ciò nonostante, nel 1885, la Società Teosofica contava centoventuno logge, centosei delle quali in India, Birmania e Ceylon. In quell’anno, la donna si stabilì a Napoli, vivendo con una pensione della società e lavorando alla sua principale opera, La dottrina segreta.

 

Negli ultimi tempi, ormai in sedia a rotelle, fondò a Londra la Loggia Blavatsky, per togliere affiliati al teosofo Alfred Percy Sinnett, con cui era in disaccordo. In quel periodo, ebbe contatti con il poeta William Butler Yeats e con l’allora avvocato Mohandas Gandhi, che divenne membro della loggia. Nel 1888, Blavatsky fondò la Sezione Esoterica della Società Teosofica, un gruppo riservato ai “veri teosofi”, coloro che si concentravano sulla filosofia del sistema, più che sulla creazione di fenomeni paranormali. La fondazione della rivista Lucifer mirava proprio a discutere della filosofia del gruppo. Infine, nel 1888, venne pubblicato in due volumi il saggio La dottrina segreta. Blavatsky sosteneva che fosse un commento al Libro di Dzyan, un testo che le avevano insegnato in Tibet: la maggior parte degli studiosi di Buddhismo, tuttavia, hanno concluso che si tratti di una creazione immaginaria di Blavatsky. Lo scrittore L. Sprague de Camp, nel libro Lost Continents, citò le principali fonti di Blavatsky per questa opera, definendola un plagio denso di falsità.

 


La dottrina segreta

 

Cerchiamo però di raccontarne il contenuto, così come è stato proposto dall’Autrice. La Teosofia si basa sull’idea che esista una Verità sottostante, che è incondizionata, atemporale e indescrivibile: gli stati transitori della materia e della coscienza si manifestano in essa, in una gradazione che va dal più sottile al più denso, fino al piano fisico. Nell’universo, tutto si manifesta con diversi gradi di Vita (o energia), Coscienza e Materia. L’evoluzione in cui crede Blavatsky è quella che muove dall’intelligenza superiore e che agisce secondo la legge della periodicità e della ciclicità, ma anche del karma.

 

L’Autrice sostiene che la Teosofia non sia una religione, bensì una scienza spirituale, il cui vero significato è Sapienza Divina e non Sapienza di Dio. Blavatsky riconduce il termine ai filaleti, filosofi alessandrini che posero le basi per diverse credenze: l’esistenza di un'unica divinità, la natura immortale dell’essere umano, la teurgia, ovvero l’attività divina prodigiosa.

Scopo dell’attuale Società Teosofica è la realizzazione di una sorta di sincretismo, che concili in un sistema comune tutte le forme di spiritualità, come era in origine. I teosofi sostengono che l’infinito non possa essere conosciuto dal finito, ma che l’essenza divina possa essere comunicata al Sé spirituale durante uno stato di estasi, favorito per esempio dalla meditazione. Blavatsky riprende la distinzione tra insegnamenti esoterici e essoterici, sostenendo che la dottrina espressa nel libro contenga la chiave per poter accedere alla vera Teosofia, secretata a causa della tendenza umana a dissacrare la conoscenza divina.

 

Ne La dottrina segreta, la donna delinea le proprie idee cosmogoniche, sull’anima e sull’umanità. Nel primo volume, Cosmogenesi, descrive l’origine e l’evoluzione dell’universo, in termini derivati dalle credenze indù sullo sviluppo ciclico. Per Blavatsky, la dottrina segreta del titolo corrisponderebbe all’insieme delle esperienze vissute da esseri superiori che avrebbero trasmesso degli insegnamenti all’umanità. Blavatsky fa poi riferimento alla Sostanza-Principio, ovvero la Realtà onnipresente e impersonale che contiene tutto. Il dio teosofico è un Principio divino universale, radice di Tutto e all’interno del quale tutto verrà assorbito. L’universo sarebbe la manifestazione di questa sconosciuta Essenza Assoluta, che risulterebbe perciò velata, coperta dall’essenza materiale. Blavatsky ritiene che ogni cosa nell’universo sia cosciente e che sussista la legge delle corrispondenze, secondo cui il microcosmo è riflesso del macrocosmo.

 

La seconda parte del libro descrive le origini dell’umanità, prendendo le distanze dallo sviluppo umano dalle scimmie, o da un antenato comune a entrambe le specie. Per Blavatsky, alcune specie antropoidi simili all’uomo deriverebbero dalla Terza Razza: le scimmie sarebbero il risultato dell’accoppiamento tra uomini e bestie.

Blavatsky sviluppa il concetto delle sette Razze Radice. La prima fu creata dal puro spirito e visse nella Terra Sacra Imperitura; la seconda corrispondeva agli Iperborei che vivevano al Polo Nord, allora in un clima mite: è qui che apparvero i corpi fisici. La terza razza viveva nel continente di Lemuria, nelle odierne Australia e Rapa Nui, e qui comparvero le caratteristiche sessuali. La quarta viveva in Atlantide con corpi fisici, ma poteri psichici e alta tecnologia: gli Atlantidei costruirono possenti monumenti e crearono le prime grandi civiltà. La quinta razza fu quella degli Ariani, sparsi in tutto il mondo: la sesta sarà annunciata da Maitreya, una figura della mitologia buddhista Mahayana, mentre la settima razza costituirà lo sviluppo finale.

Per Blavatsky, esistevano esseri umani informati su Dio e umani inferiori: popoli come gli Ariani, i Semiti e i Turaniani venivano considerati superiori, per esempio, ai Boscimani o alle tribù africane, destinate all’estinzione. La donna riteneva che l’umanità avesse un unico sangue, ma una diversa essenza. La predominanza attribuita agli Ariani influenzò molto il pensiero germanico, contribuendo a promuovere le idee razziali e antisemite di figure come Guido von List e, più tardi, dei nazisti.

 

Nel libro, Blavatsky si occupa anche di definire meglio la figura del teosofo sotto il profilo pratico. Essa afferma che i membri della società siano liberi di professare qualsiasi religione o filosofia, o nessuna, purché diffondano l’idea di fratellanza. Sostiene persino che possano esserci veri teosofi al di fuori della società, ma che sia preferibile farne parte per non cadere negli inganni della magia nera. Blavatsky sottolinea infatti la differenza tra Teosofia e occultismo e pone ulteriori discrimini con il Buddhismo e con lo spiritismo.

Sotto il profilo della pratica quotidiana, ha molta importanza la meditazione. Infatti, i teosofi non credono nella preghiera-petizione, ma nella preghiera-volontà, che è un comando interiore, dal momento che il teosofo lo rivolge a quello che l’apostolo Matteo definisce il Padre che è nel segreto di ciascuno di noi. L’intensità delle nostre aspirazioni trasforma la preghiera nella forza attiva e creativa, che produce effetti secondo il nostro desiderio. Perciò, l’unico Dio con cui dobbiamo agire è lo Spirito di Dio che dimora nel tempio del nostro corpo.

 

Le critiche e l’eredità

 

Illuminata sapiente per i suoi sostenitori; ciarlatana per i critici: le dottrine di Blavatsky influenzarono la percezione delle idee indù e buddhiste in Occidente, portando spesso a travisamenti delle due tradizioni spirituali. Nel 1891, Helena Blavatsky si spense, a causa di un’epidemia di influenza che aggredì un fisico già provato.

Secondo la biografa Marion Meade, Blavatsky era un’eccentrica che seguiva soltanto le sue regole e che disprezzava i codici morali dell’epoca. Le convinzioni sociali e politiche della donna non risultano chiare e vi è mancanza di coerenza: ciò che la impegnava notte e giorno era la diffusione delle dottrine teosofiche, un misto di proprie teorie e di insegnamenti spirituali provenienti da diverse parti del mondo. Blavatsky affermava di aver ricevuto le dottrine dai cosiddetti “Maestri” o “Mahatma”, per via telepatica. A suo dire, l’antica religione globale era andata perduta a causa della cristianizzazione dell’Europa, ma sopravviveva in India e in Africa in forme modificate. Si convinse di essere una figura messianica che aveva l’obiettivo di riportare in Occidente quella antica saggezza. Delineò gli obiettivi della Società Teosofica, ovvero la formazione di una Fratellanza Universale senza distinzioni di sorta; l’incoraggiamento dello studio comparato di religione, scienza e filosofia; l’indagine sui poteri latenti nell’essere umano e sulle leggi inspiegabili della natura.

 

Nel suo pensiero, non mancarono tuttavia le contraddizioni: per esempio, in un primo momento, Blavatsky insegnava che gli esseri umani erano composti da tre parti separate, poi estese a sette, ispirandosi al Buddhismo. In Iside svelata, negò la reincarnazione degli umani sulla Terra dopo la morte fisica, opinione modificata ne La dottrina segreta, dove abbracciava una concezione orientale di reincarnazione basata sul governo del karma.

Tra i critici più acuti di Blavatsky, l’esoterista René Guénon mostrò come il suo sapere fosse derivato da altri libri e non da maestri soprannaturali. Lo storico delle religioni Mircea Eliade affermò che la teoria dell’evoluzione spirituale di Blavatsky contraddiceva la tradizione orientale, che prevedeva una concezione antievoluzionista della vita spirituale. Infine, Carl Gustav Jung fu critico nei confronti di ciò che percepiva come la natura speculativa e non empirica del pensiero teosofico di Blavatsky. Jung vedeva nell’inconscio collettivo e negli archetipi gli elementi centrali della psiche umana, un’idea che differiva dalle nozioni teosofiche dei piani astrali e dalla trasmissione esoterica della conoscenza. L’obiettivo iniziale della Teosofia doveva essere l’interazione tra scienza e spiritualità, ma si può dire – in tal senso – che Jung si sforzò maggiormente di mantenere la psicologia analitica sul piano dell’empirismo, affinché non fosse vista come una forma di misticismo o di occultismo.

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