Guerra e pace. L'insegnamento della storia e la persecuzione degli Uiguri




In questi giorni sui social si è diffusa un'immagine che affianca le fotografie degli ebrei nei campi di concentramento nazisti e dei mussulmani uiguri perseguitati dal governo cinese. 1940-2019 è l'unica scritta. Poi, però, leggendo le descrizioni a questo post, emergono frasi che si possono riassumere nei concetti dell'umanità che ripete i propri errori e della necessità di una pace universale.
Altre immagini (come la seguente) riprendono lo stesso confronto, che - in definitiva - è difficilmente contestabile. Pensiamo però che sia necessario approfondire quei concetti ricorrenti, che appaiono troppo generalisti.


Sapete qual è, a nostro avviso, l'errore? Pensare che la storia "insegni" qualcosa, che la memoria sia sufficiente a impedire il ripetersi dei crimini, che il tempo in cui viviamo sia il più maturo e migliore di sempre in termini di diritti e di libertà.
Questi aspetti si riassumono nell'unico grande errore: il neo-positivismo di una indefinita e incerta ideologia cosmopolita. Che pensa sia possibile eliminare una metà del modo di pensare umano, una metà dei suoi istinti, desideri e inclinazioni. Come? Con il progresso - qualunque cosa significhi questa parola - con lo studio della verità storica (come se questa fosse sempre nettamente distinguibile in bianco o nero), con concetti funzionali come la memoria, per cui si presume che una testimonianza o un pensiero, di per sé astratti, siano sufficienti alle persone per quietare il loro bisogno di poter "toccare con mano" la realtà concreta.

Non diremo mai frasi come "l'umanità è terribile, perché non apprende mai dai propri errori". Perché non è vero. Ma così come apprende, al contempo commette errori: perché? Perché continuiamo a vivere, nel senso che non abbiamo ancora trovato la "formula della perfezione", e quindi la nostra ricerca, fatta di molteplici cammini (che esprimono per esempio diverse culture), ci porterà sempre ad un conflitto, che sia ideologico o concreto.
E al contempo perché moriamo, ovvero non siamo immortali, e dunque è come se la nostra memoria collettiva morisse insieme a noi, almeno un poco, quel poco che basta perché gli errori si ripetano.

La nostra illusione contemporanea è credere che sia così assurda la guerra, ovvero il conflitto, eppure ne facciamo esperienza ogni giorno nella nostra quotidianità. Che cosa ci fa pensare quindi che questo non si possa poi proiettare a gruppi di umani, di cui siamo parte, come in uno Stato?
No, non ci dovrebbe stupire l'umanità che fa errori, perché è una generalizzazione ingenerosa da un lato, e una necessità esperienziale dall'altro. Sarebbe bello un mondo pacifico, ma non è nulla più di un'utopia. Tutto ciò che possiamo fare è essere combattenti schierati con quella parte di umanità che tende alla pace universale. Credere però che si possa realizzarla è più un limite alla causa che un sostegno ideologico.
Questa è l'assurdità, a cui però siamo sottoposti: scegliere di combattere per la pace. E ricordarci sempre che anche gli "altri" sono esseri umani, non mostri, per non cadere nel loro stesso errore, che consiste appunto nel disumanizzare coloro che perseguitano e uccidono.

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