Timeless. Un commento alla seconda stagione
Con questa recensione
attraverso i dieci episodi della seconda stagione di Timeless, inauguriamo le recensioni televisive, che normalmente
affrontiamo episodio dopo episodio su Tumblr (qui). Dunque, su La Voce d’Argento riporteremo di volta
in volta solo le recensioni complete delle stagioni appena concluse.
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The War to End All Wars è un titolo piuttosto eloquente. Se la
prima stagione era stata per lo più un'introduzione, dove a farla da padrone
erano stati i vari scenari prima ancora che la storia, con questo episodio si
entra nel vivo della Storia, quella con la S maiuscola, sullo sfondo di
un'organizzazione-ideologia - Rittenhouse - pronta a determinare un nuovissimo
presente.
Gli ingredienti ci sono tutti
e le domande trovano subito alcune risposte, in grado di stimolare la curiosità
dello spettatore. Si tratta di un episodio esplosivo, con una trama più
sofisticata, pur nei dialoghi sempre un po’ banali e stereotipati.
Ma la forza di Timeless è nelle
ambientazioni, nelle suggestioni del passato, oltre che in personaggi dai pochi
tratti ben definiti, a cui lo spettatore può subito sentirsi vicino.
2x02
Dopo il grande inizio di
stagione, con l’episodio intitolato The
Darlington 500, Timeless continua
alla grande, entrando subito nel vivo dell’azione.
I protagonisti vengono catapultati negli anni Cinquanta del Novecento,
dove incontrano il pilota Wendell Scott, che risulta essere forse il
personaggio storico meglio caratterizzato della serie, al quale è impossibile
rimanere indifferenti.
Ricomincia inoltre la lotta serrata contro Rittenhouse, in particolare per
fermare i numerosi agenti lasciati nel corso della storia. In tutto questo, non
mancano nuovi stimoli per incuriosire lo spettatore, come le nuove visioni di
Jiya e i piani da megalomane di Nicholas Keynes.
2x03
Hollywoodland prosegue la linea di episodi ben riusciti di questa
seconda stagione. In questo caso non siamo di fronte a grandi conflitti armati
e nemmeno a corse spericolate: i protagonisti si ritrovano nella Los Angeles
degli anni Quaranta del Novecento.
Vengono esplorati alcuni retroscena storici di quel luogo e di quel
periodo, che pur non rientrando tra le nozioni più note, arricchiscono la
narrazione senza mai annoiare. Vengono alla luce interessanti episodi storici,
ma al contempo la serie non si adagia su di essi e ci tiene a raccontare la propria storia.
Così, sullo sfondo dei tentativi da parte di Rittenhouse di riscrivere la
Storia, si alternano le vicende personali dei protagonisti, a partire da Jiya e
dalle sue misteriose visioni, per poi passare, finalmente, all’espressione
d’amore di Lucy e Wyatt.
Ma questo episodio non si ferma qui e va oltre, così - quando tutto sembra
essersi ricomposto (la vicenda del complotto, la presunta malattia di Jiya, il
rapporto tra Lucy e Wyatt), ecco che con un colpo di scena finale vengono
rimescolate le carte in tavola, facendo crescere la curiosità per lo sviluppo
di quelle due storie (quella personale e quella con la S maiuscola) intimamente
collegate tra loro.
2x04
The Salem Witch Hunt catapulta lo spettatore in quello che - a
memoria - è lo scenario storico più antico affrontato dalla serie. Vale dunque
la pena aprire una parentesi. Per un qualunque appassionato di storia, Timeless offre infinite possibilità, che
vanno dal semplice svago alla sottigliezza storica, costruendo una struttura di
forme, prospettive e trame dalle molteplici sfaccettature.
Tutto questo è la grandezza della serie, che con questo episodio fa
sognare quegli appassionati con possibili scenari anche extra-occidentali e in
tempi sempre più remoti o persino futuri (le visioni di Jiya lo suggeriscono).
Ma Timeless aggiunge giustamente la
propria narrazione e, oltre a Rittenhouse e alle vicende personali dei
protagonisti, interviene anche sulle storture della Storia, sulle sue ambiguità
e sulle sue nefandezze, come appunto la “caccia alle streghe”.
Per entrare nello specifico di questo episodio, non sappiamo quale sarà il
ruolo di Jessica (i più malevoli staranno già pensando a lei come ad una spia
di Rittenhouse), così come non sappiamo il futuro della relazione tra Lucy e
Wyatt; a che cosa porteranno le visioni di Jiya; quale sarà la sorte di Flynn;
quale il ruolo di Nicholas. E molto, moltissimo altro. Per dire che questa
serie pone un’infinità di domande, affascina, ma alla fine sa portare la
narrazione ad una conclusione, pur nella consapevolezza che il tempo è in
continuo divenire e che se del futuro non vi è certezza, nemmeno il passato
conserva complete e infrangibili le proprie verità.
2x05
The Kennedy Curse: Timeless
lascia ancora senza parole gli appassionati della serie, questa volta con un
episodio atipico. Ambientato nel presente, gioca sulla sensazione inversa di un
personaggio storico, in questo caso JFK, che si rende conto di essere finito
nel futuro.
Si passa quindi dall’iniziale straniamento al momentaneo stupore per il
progresso avvenuto. Subito, però, si inserisce l’aspetto emotivo e allora il
dramma del singolo - la “maledizione Kennedy” - assume i connotati del
dramma di un’intera nazione, al di là delle parti.
Notiamo inoltre l’apertura a certi topoi
del genere, come nella moneta con il volto di Kennedy che cambia forma nel
presente, oppure la teoria iniziale secondo cui il presidente è ancora nelle
memorie dei protagonisti poiché è in realtà già tornato nel passato. Infine, la
serie comincia ad affrontare nel dettaglio il tema del destino e il peso che
Dio o qualunque altra forza ha in tal senso.
Timeless sta quindi aprendo la
strada a nuove possibilità, che si inseriranno in episodi che dal titolo
anticipano già nuove appassionanti avventure.
2x06
The King of the Delta Blues rimescola le carte in merito alle
funzioni di ciascun personaggio positivo. Rittenhouse e la sua cospirazione è
per una volta in secondo piano.
Pur fuori schermo, la figura di Jessica rimane in attesa di spiegazioni.
Wyatt ha ottenuto ciò che desiderava, ma in un momento di svolta della sua
vita, che lo sta portando a rimpiangere di aver lasciato Lucy in modo tanto
repentino. Viene quindi da chiedersi una volta di più che funzione avrà
Jessica.
Diverso il discorso per Mason, che stava perdendo peso di episodio in
episodio. Qui risulta centrale nello svolgimento della vicenda e riscopriamo
anche il suo lato più umano, nonché una piccola parte del suo passato e di come
aveva contattato Rufus.
Quest’ultimo, invece, lascia a desiderare in quanto a sensibilità con
Jiya, e solo nel finale dell’episodio, dopo aver conosciuto la leggenda
diabolica di Johnson, il suo volto esprime tutta la paura rispetto alla
prospettiva di una morte imminente.
Infine, la grande pecca di The King
of the Delta Blues è proprio nella storia, debole e tirata sotto diversi
punti di vista. Innanzitutto, l’interesse di Rittenhouse nel fermare un
bluesman che sì rivoluzionò il mondo della musica, ma così come fecero altri
musicisti e cantanti di quel periodo.
Per non parlare infine dell’attacco alla sede di Rittenhouse compiuta da
Wyatt. Troppo facile la spiegazione sull’individuazione del sito; troppo facile
l’ingresso solitario di Wyatt; troppo facile la sparatoria, che con quelle
inquadrature sembrava svolgersi in pochi metri tra un bersaglio e l’altro e per
di più senza ostacoli nel mezzo.
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Mrs. Sherlock Holmes è un episodio che supera alcune leggerezze
nella trama del precedente episodio e con grande ispirazione tratta il tema dei
diritti delle donne, in un modo mai così forte e diretto per la serie.
Eppure, Timeless aveva già affrontato temi storici tuttora caldi, come la
condizione degli afroamericani oppure degli omosessuali, mentre il discorso
sulle donne era stato solamente accennato. Con Mrs. Sherlock Holmes, invece, troviamo persino la più feroce
nemica, Emma, schierata contro Rittenhouse e tutto ciò avviene con naturalezza,
benché il controsenso sia sempre nell’aria.
Perché Emma è dalla parte di un’organizzazione che calpesta i diritti e
anziché porre in primo piano la discussione sui possibili miglioramenti,
sceglie di cancellare tutto alla radice, provocando un danno che va oltre la
verità storica e coinvolge la coscienza collettiva. E il controsenso è proprio
questo, cioè che Emma si accorge che alcuni diritti coinvolgono gli individui
in modo diretto e determinante per il loro futuro e per quello delle
generazioni che verranno.
La donna percepisce di essere vittima e si ribella, ma forse - poiché
pragmatica - non andrà mai oltre questo riconoscimento, che invece sembra
riguardare la madre di Lucy. Nel frattempo, è proprio la figlia di quest’ultima
a portare sulla scena la maggior parte della forza ispiratrice dell’episodio,
attraverso una recitazione impeccabile, condivisa - pur nel suo ruolo minore -
dal personaggio di Flynn.
E per concludere, l’anticlimax del finale introduce nuovi inquietanti
risvolti, in parte già intuibili, sulla figura di Jessica, che come detto in
precedenti recensioni, avrebbe rischiato di essere fine a se stessa. Ancora una
volta, quindi, Timeless è facilmente
leggibile sul piano della trama e, anzi, non nasconde nemmeno a livello visivo
i propri percorsi narrativi. Ma lo abbiamo già ripetuto: la serie punta su
altri aspetti di pregio e tanto basta a renderla convincente.
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The Day Reagan Was Shot trae in inganno nel titolo, perché del
presidente americano, in realtà, si parla pochissimo e tutto è in funzione
della storia dell’agente Christopher.
E il giorno in cui spararono a Reagan accadde qualcosa di
più “piccolo”, famigliare, ma dalla portata indescrivibile. Scopriamo così
il passato dell’agente Christopher, dal suo vero nome fino ai problemi con la
madre. Impariamo anzi ad apprezzare un personaggio che era sempre stato in
secondo piano, per quanto ogni cosa, in definitiva, dipendesse dalle sue
scelte.
A questo si aggiunge un team inedito per il viaggio nel tempo, con Jiya in
ottima forma, la cui attrice - Claudia Doumit - riesce ad esporre qualcosa in
più a livello recitativo. In generale, questo episodio si caratterizza per
essere particolarmente riflessivo nei modi (persino la comicità è ridotta al
minimo) e nell’atmosfera (anni Ottanta, è vero, ma non del tutto convincente
per gli standard della serie).
Per finire, ciliegina sulla torta per gli spettatori, due allusioni al
futuro: la prima esplicita, raccontata da Flynn; la seconda più tra le righe,
con la “miracolosa” guarigione del fratello di Jessica. Come se non vi
fosse già molta carne al fuoco, ecco che Timeless introduce il tanto atteso
(perché questo era) ingresso della linea temporale futura. Non resta che
attenderne gli sviluppi, sperando che la storia raccontata non si perda
nell’auto-compiacimento per il proprio, curatissimo, background.
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The General apre il doppio appuntamento per il finale di stagione
di Timeless. Al centro dell’episodio
le visioni, attraverso la prospettiva di Jiya, dell’ex pilota Stanley Fisher e
dell’abolizionista Harriet Tubman.
Sono gli ultimi due a far
comprendere rispettivamente a Jiya e a Rufus come queste visioni siano di
origine divina, senza peraltro definire oltre questa consapevolezza. Inoltre,
entrambi i personaggi aggiungono qualcosa di convincente e misterioso alla loro
spiegazione: Tubman racconta di aver visto proprio la scialuppa e di
considerare Rufus e Wyatt come angeli; Fisher, invece, allude a
misteriosi “coloro proibiti”, sui quali si può congetturare a lungo (si
tratta forse di un’estensione dell’esperienza “sensibile” a stati non
umani?).
Sullo sfondo, le vicende del
team, preoccupato dal presunto ruolo di Jessica nei confronti di Rittenhouse,
che viene in effetti confermato dal suo tradimento. Ne nasce lo scontro tra
Flynn e Wyatt, che era nell’aria ormai da tempo. Emma viene invece estromessa,
con tutte le conseguenze che può avere la manipolazione di una manipolatrice.
L’episodio si conclude con
molte domande, ma la storia specifica viene conclusa con il bel discorso di
Tubman, per cui la libertà è la prima condizione per poter far crescere su di essa
un futuro florido.
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Chinatown ha il pregio e il difetto di raccontare moltissimo in
pochi minuti. Quando nella serie le cose vanno davvero male, ci siamo abituati
a vedere Mason nei panni di colui che risolve e rimette in pista tutta la squadra.
Abbiamo quindi il primo colpo
di scena con il rapimento di Jiya e la fuga seguente. Ottimo, in questo caso, è
stato l’espediente narrativo di lasciare a Jiya i tre anni nel passato per
poter imparare a gestire le proprie visioni. Così, il team si mette sulle sue
tracce seguendo gli indizi e raggiungendo Chinatown nel 1888.
Al centro dell’episodio, il
concetto di famiglia, strumento caro al cinema e alle serie tv degli ultimi
anni, per fare leva sul sentimento di appartenenza e di affetto dei fan. Ma proprio
in due famiglie avviene la tragedia che porta al secondo e al terzo colpo di
scena. In poco tempo, muoiono la madre e il bisnonno di Lucy: Emma prende
quindi il potere di Rittenhouse e come se non bastasse uccide Rufus.
Lucy esplode di rabbia e con
estrema risolutezza tenta di uccidere la donna, ma senza successo. Il mondo le
crolla addosso e fatica ad accettare il peso di quel dolore. Non tutto però è
perduto, perché il finale apre le porte a nuovi scenari, legati finalmente alla
linea temporale futura.
Conclusioni
Bisogna però evidenziare
alcuni limiti, tutti legati, purtroppo, alla possibile cancellazione della
serie. È evidente, infatti, che tutti questi colpi di scena siano stati
condensati in un solo episodio da un lato per attirare l’attenzione degli
spettatori, dall’altro per tentare di dire il più possibile in soli dieci
episodi.
Gli obiettivi dei creatori di Timeless dovevano senza dubbio essere
più articolati al principio e non dubitiamo che il “soggiorno” di Jiya nel
passato, nel contesto dei sedici episodi della prima stagione, sarebbe stato
sviluppato maggiormente. Per non parlare della crescente intesa tra Lucy e
Flynn e del rapporto tra Emma e Nicholas, quest’ultimo davvero troppo
trascurato.
Anche perché viene da
chiedersi quale sia stata davvero la funzione di Nicholas Keynes, quali i suoi
effettivi progetti per cambiare il mondo. E che dire degli altri membri, nobili
e ricchi, di Rittenhouse? Dove sono, esisterà un circolo segreto o qualcosa di
simile, oppure si tratta davvero di due individui a cui è bastato sparare? La
serie - come è ovvio in queste condizioni - lascia molti interrogativi: la
divisione in dieci episodi nel complesso non è ben strutturata, ma non è colpa
di nessuno ed è dovuta appunto al calo di ascolti.
Attendiamo quindi con fiducia
una terza stagione, che potrebbe essere anche l’ultima, a patto che si ragioni
nel dettaglio su come risolvere tutti i nodi. Se ci si domanda inoltre perché
questa serie sia a rischio cancellazione, probabilmente la risposta è nel fatto
che Timeless è una serie forte nel rappresentare
il proprio “universo”, ma per certi versi troppo “canonica” come
serie televisiva, in un periodo in cui l’offerta è estremamente ampia e il
pubblico si è concentrato in massa su nuovi fenomeni, soprattutto a marchio
Netflix, che tra i vari espedienti sfruttano spesso un numero di episodi
contenuto.
Dunque, Timeless si può definire una serie di tipo classico: è un prodotto
molto curato, con molti pregi e qualche trascurabile difetto. Ma, in
definitiva, fatica ad intercettare un pubblico nuovo (e si potrebbe parlare di
come il pubblico, a sua volta, non sia in grado di venire incontro a questi
buoni prodotti). Questo, a dire il vero, è forse l’unico difetto che non si può
trascurare.
Se volete seguirci per le altre recensioni su film e serie tv, potete farlo qui.
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