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Visualizzazione dei post da febbraio, 2025

La fulminante avventura della rivista Splatter

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  Al principio degli anni Novanta, la rivista Splatter fu capace di mettere d’accordo democristiani e comunisti: quarantatré deputati di vari partiti presentarono infatti un’interrogazione parlamentare al governo Andreotti per «tutelare i minori dalla violenza morale che viene perpetrata nei loro confronti, sia coi fumetti che coi racconti», suggerendo persino delle «ispezioni nelle edicole». Nel 2013, Rizzoli Lizard pubblicò un’antologia di oltre trecento pagine, un best of della rivista che ho imparato così a conoscere. Nata nel 1989 per le Edizioni Acme, uscì con ventitré numeri, fino alla chiusura nel 1991. La periodicità era mensile e, nel tempo, arrivò a contare una sessantina di pagine per volume.   Al suo interno, comparvero fumettisti del calibro di Attilio Micheluzzi , Silver, Paolo Di Orazio , Roberto Dal Prà, Nicola Mari, Corrado Roi, Bruno Brindisi, Abuli e davvero molti altri. Splatter è stato un punto di incontro di amanti del genere, per esordienti e n...

La voce straniante di Izumi Suzuki in Noia terminale

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  È la seconda volta che leggo un’autrice giapponese nel catalogo Add, dopo aver recuperato La foresta trabocca di Ayase Maru, testo a cui sono tornato mesi dopo, fulminato da una nuova riflessione di cui ho scritto qui .   Da un romanzo sono passato a una raccolta di racconti, Noia terminale (Add, 2024, traduzione di Asuka Ozumi) di Izumi Suzuki, una sorta di meteora incandescente nel panorama letterario nipponico. Si tratta di un viaggio spigoloso e destabilizzante nel vuoto esistenziale della società contemporanea, un’esplorazione spietata della disconnessione umana e del disfacimento dell’identità, il tutto filtrato attraverso una lente weird e fantascientifica. Lo sguardo dell’Autrice è vicino alla beat generation e al cyberpunk nichilista, con l’aggiunta di una disillusa ironia che la distingue dai suoi contemporanei.   Ma come si inserisce Noia terminale nel contesto letterario giapponese? A partire dagli anni Settanta, la letteratura nipponica iniziav...

Emil Ferris e l'esercizio di stile dei suoi amati mostri

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  Ho letto di recente il primo libro de La mia cosa preferita sono i mostri  (Bao, 2018) di Emil Ferris: è uno di quei casi in cui mi sono lasciato incuriosire dai suggerimenti del bookstagram. Qualcosa, però, non mi ha convinto. La graphic novel di Ferris sfida i limiti del medium, trasformando l’esperienza visiva del lettore e implementandone, se possibile, la capacità immersiva. Il libro si presenta come il diario illustrato di Karen Reyes, una ragazzina di dieci anni che si raffigura come un piccolo lupo mannaro. I generi si mescolano, tra noir, pulp, storico e, ovviamente, horror. L’intreccio si muove tra l’inchiesta di un omicidio e la scoperta della propria identità da parte della protagonista.   Visivamente, credo che nessuno possa permettersi di eccepire alcunché. Le pagine sono realizzate a penna e riproducono l’illusione di un quaderno a righe in cui si accumulano schizzi, ritratti e pagine di diario che sfuggono alle tradizionali vignette del fumetto. Il...

Memoria e dipendenza tecnologica ne La seconda lingua madre di Flor Canosa

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  «La FS – fantascienza, futuri speculativi, fantasie scientifiche, fiction speculativa – è una predizione particolarmente appropriata che ci esorta a condurre analisi delle tecnologie artefattuali  e riproduttive, dalle quali potrebbe generarsi qualcosa di diverso dalla sacra immagine  del medesimo, qualcosa di inappropriato, non conforme e dunque, forse, fuori luogo.» Donna J. Haraway     Nomen omen , dicevano i latini: il nome Flor Canosa sembra rispecchiare il motto nel contenuto dei suoi scritti. L’Autrice è nata a Buenos Aires nel 1978: sceneggiatrice, montatrice cinematografica e docente universitaria, è nota per la sua attività di scrittrice e, nel 2015, ha vinto il Premio X con il romanzo Lolas . È inoltre co-editrice della collana Colección Arquelogías del Futuro, edita da Indómita Luz, e dedicata alla nuova narrativa weird. Il romanzo La segunda lengua materna è stato pubblicato nel 2023 e portato in Italia da Future Fiction con la traduzion...

Un primo sguardo al pensiero di Donna Haraway

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  È utile una premessa: mi sono avvicinato da pochi mesi agli scritti di Donna Haraway, grazie a una lettura della casa editrice Future Fiction ( Ecoluzione e, più tardi, anche con La seconda lingua madre ), e desidero riportare qui alcuni elementi del suo pensiero. Non si tratta di un’analisi esaustiva, ma di un primo approccio per il lettore medio italiano, che con ogni probabilità non conosce l’Autrice o ne ha soltanto sentito parlare. Inoltre, ritengo che la lettura di Haraway necessiti di molta attenzione e cura, perché il suo stile non impiega soltanto tecnicismi, ma si apre a ispirazioni letterarie o poetiche, oltre che a entusiasmi da attivista e a una peculiare abilità nell’àmbito della speculative fiction . Dunque, questa prosa è ricca, densa, e su un testo come Manifesto Cyborg (1985) sono già tornato due volte e, certamente, vi tornerò ancora una volta per approfondire la seconda metà del testo. Nel frattempo, una piccola introduzione.   Donna Haraway è una...

Lovecraftiano. Un aggettivo irritante per scrittori e lettori pigri

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  Negli ultimi mesi, sono stato invitato a partecipare alla giuria di un festival italiano dedicato al weird e mi sono occupato della sezione riservata ai libri pubblicati con case editrici. La lettura dei vari testi ha suscitato in me alcune considerazioni, ma ce n’è una in particolare che mi preme raccontare qui.   Sono esasperato (ma non sorpreso) dall’eccessivo citazionismo – esplicito o implicito, cosciente o involontario – che ormai invade generi quali l’horror e la fantascienza. Non ha più niente a che vedere con una poetica postmoderna, né con una scelta consapevole in termini stilistici. In questo citazionismo non vi è più alcuna corrente, ma una reiterazione quasi stanca di certi topoi, che peraltro non aggiungono molto alle trame e, anzi, tendono a confonderle. Mi chiedo se questa tendenza non sia inevitabile nella nostra epoca, composta da multimedialità e interdisciplinarità, ma anche da una memoria storica sempre più fitta, pure nel contesto letterario. Non...

Tolkien professore. Il Medioevo e il fantastico

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Il volume The Monsters and the Critics and Other Essays è una raccolta di conferenze e saggi scritti e letti tra il 1931 e il 1959. In italiano, il libro è stato tradotto come: Il Medioevo e il fantastico . Entro subito nel merito dei singoli testi: per le citazioni che seguiranno, mi sono basato sull’edizione del 2000 di Luni Editrice. Più che una recensione, questa è una raccolta di appunti personali che ho ordinato, ripercorrendo i punti salienti di ciascun testo.   Beowulf: mostri e critici è una conferenza in memoria di Sir Israel Gollancz, tenuta alla British Academy. Tolkien ritiene che la critica che si è dedicata a Beowulf si sia concentrata soprattutto sul valore storico dell’opera, dimenticando di trattarla in quanto poema. D’altra parte, l’opera non è un poema epico, né espressione di paganità teutonica. La critica ha in genere sminuito il suo contenuto, trattando Beowulf come una caccia ai mostri fine a se stessa, in una trama fin troppo lineare. Tolkien distin...