Arthur Conan Doyle. Biografia breve con particolari meno noti sullo scrittore


Arthur Conan Doyle disegnato da
George Wylie Hutchinson, nel 1894


Del personaggio più celebre di Doyle, Sherlock Holmes, ho già parlato qui. Lo scrittore però non scrisse solo del celebre investigatore. Anzi, lo amava meno dell’amore che ne avevano i suoi lettori. Tentò anche di concludere il ciclo di storie sul personaggio, ma nel 1905, su sollecitazione di appassionati e di amici, lo fece tornare tra le pagine con la raccolta The Return of Sherlock Holmes.

Il fastidio di Doyle era determinato dal fatto che egli avrebbe voluto scrivere di più in generi come l’avventura e il fantastico. Questi si mescolano nel romanzo The Lost World (1912), opera di riferimento nel sottogenere avventuroso del “mondo perduto”, in cui si narra di animali preistorici sopravvissuti fino all’età contemporanea.

Nella sua produzione non mancano poi i romanzi storici e una serie di sedici racconti storico-satirici sulle avventure di un immaginario brigadiere Gérard (1894-1903).

 

Da giornalista, scrisse saggi e reportage, tra cui The Great Boer War (1900), frutto della sua esperienza da corrispondente nella guerra anglo-boera, in Sudafrica, che gli valse il titolo di Knight Bachelor, ricevuto da re Edoardo VII.

Scrisse per il Daily Mail la cronaca della maratona alle Olimpiadi di Londra del 1908, sostenendo la vittoria dell’italiano Dorando Pietri, che era stato squalificato dopo aver tagliato per primo il traguardo, in quanto, stremato dalla fatica, era stato sorretto dai giudici di gara all’arrivo. Lo scrittore non si limitava alla cronaca sportiva: praticava a sua volta molti sport, dalla boxe al cricket, dal motociclismo allo sci, etc.

Fu infine corrispondente di guerra nella PGM, raggiungendo anche il fronte italiano, e sostenne molte battaglie politiche, tra cui la riforma per il divorzio (1906) e la critica per le atrocità commesse in Congo (1909).

 

Lo scrittore, che si era laureato in medicina e chirurgia dimostrando molte capacità, dedicò le sue energie alla scrittura, in cui logica e scienza sono comunque elementi importanti, che contraddistinguono personaggi come Sherlock Holmes e il professor Challenger, protagonista di cinque storie.

Al contempo, Doyle si interessava di spiritismo (ne ho scritto quiqui): dopo anni di ricerche e una prima pubblicazione nel 1918, scrisse un saggio in due volumi, The History of Spiritualism (1926), in cui credeva molto, nonostante gli attacchi della Chiesa cattolica e le critiche di coloro che non capivano come il creatore del razionale Sherlock Holmes potesse credere a tali idee.

In verità, Doyle aveva diversi contatti con gruppi disparati, legati all'esoterismo oppure all'occultismo, come la Golden Dawn, ordine ermetico nato alla fine del XIX secolo e fondato sulla tradizione cabalistica.

Fu inoltre iniziato alla Massoneria di rito scozzese nel 1887, presso la Loggia Phoenix N. 257, di Southsea Hampshire. Ne fu maestro venerabile per alcuni anni ed era solito leggere ai fratelli le proprie opere prima di pubblicarle. In quegli anni, molti massoni furono incuriositi dallo spiritismo e sostennero lo spiritista scozzese Daniel Dunglas Home. Tra di loro, ci fu Doyle.


A livello familiare, ebbe due mogli. La prima, Louisa “Touie” Hawkins, soffriva di tubercolosi e morì nel 1907. Nello stesso anno, sposò Jean Elizabeth Leckie, con la quale aveva una relazione di amore platonico già dal 1897. Nella PGM subì molti lutti familiari, che lo avvicinarono ulteriormente allo spiritismo.

Ebbe cinque figli: un maschio e una femmina da Louisa e due maschi e una femmina da Jean. Nessuno di loro, però, lasciò eredi. La seconda moglie morì dieci anni dopo lo scrittore, che si spense a settantuno anni, nel 1930, per un attacco cardiaco, nella sua casa di campagna, Windlesham Manor, nell’East Sussex.

Prima di morire, riuscì a pubblicare un ultimo lavoro, The Edge of Unknown, in cui riportò le proprie esperienze parapsicologiche.

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