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Visualizzazione dei post da settembre, 2024

L’inconscio è la nostra naturale realtà aumentata. Carroll e Alice

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  Il Paese delle Meraviglie è un esempio perfetto di archetipo contemporaneo. Dietro apparenze oniriche, il romanzo di Lewis Carroll scardina i confini di ciò che è reale: non mostra un “mondo altro”, ma un’estensione della realtà in cui già viviamo. Ciò che cambia è il punto di vista (alterato per l’età) di Alice, una giovane messa di fronte a situazioni più grandi di lei. È una protagonista priva di poteri particolari, capitata in un luogo in cui le regole e i rapporti di forza cambiano a ogni passo.   Si è parlato molto dell’ipotesi che Alice viva uno stato alterato di coscienza, a causa di una droga o per una malattia mentale. In realtà, sono convinto che basterebbe rievocare la propria infanzia; cercare di immedesimarsi nel bambino che siamo stati, e chiedersi se anche noi, a modo nostro, non abbiamo vissuto incredibili avventure con amici immaginari, in luoghi reali trasformati dall’inconscio, da quella realtà aumentata che ci appartiene per natura.   Nell’opera, non vi è

Un libro per non arrendersi: Il mago di Oz

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  C’è un libro per ragazzi che hai letto e apprezzato soltanto da adulto? A me è capitato con il libro in copertina di L. Frank Baum, di cui conoscevo la trama solo grazie alla visione del film Il mago di Oz (1939), anch’esso un classico diretto da Victor Fleming. La lettura si è svolta in un agosto magmatico, per me segnato da un trasloco e da tanta burocrazia. È stata una fortuna incontrare Dorothy e i suoi amici in questo periodo, e vedere come lo Spaventapasseri, il Taglialegna di latta e il Leone codardo avessero già in sé le qualità che andavano cercando nel mondo esterno. Una bella scossa all’umore e all’autostima.   I tre stavano vivendo un’esistenza bloccata, ripetitiva, soprattutto lo Spaventapasseri: ciò che serviva loro era un fattore esterno che mettesse in moto una personale narrazione di vita, e questa è la funzione che svolge Dorothy. Dopodiché la protagonista ha una storia a parte, un suo percorso di crescita che la porta da un disprezzo sotteso per la sua c

Il culto di Adolf Hitler nella Germania delle superstizioni

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  Il fenomeno dell’occultismo nazista è sia storico che culturale: Adolf Hitler non fu soltanto il leader politico del Terzo Reich, ma anche una figura venerata e mitizzata attraverso un culto della personalità orchestrato ad arte. Seguendo la distinzione dello storico Eric Kurlander, idee e pratiche soprannaturali naziste si dividevano in tre categorie: la prima riguardava la religione ariogermanica con i suoi miti; la seconda l’occultismo, spaziando dalla teosofia all’ariosofia; la terza coinvolgeva le “scienze di confine”, dall’astrologia alla parapsicologia.   A partire dalla fine del XIX secolo, in area tedesca si sviluppò un crescente interesse per l’occulto, permeando diversi strati sociali e diventando un fenomeno trasversale. Proliferavano riviste di settore, in maniera molto più marcata rispetto ad altri Paesi come Francia e Inghilterra. Periodici come Il pugno del padrone e Il vampiro alimentarono una visione della vita impregnata di superstizioni e di complotti. Alla

L'ennesimo Pordenonelegge

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  Nella città in cui vivo si sta tenendo la festa annuale del libro, chiamata Pordenonelegge, di cui forse avrete sentito parlare. C’è un motivo se sui social ho deciso di non mostrare foto stile bookstagram al riguardo: sono anni che non frequento l’evento e non trovo alcun motivo valido per parlarvene. Trovo la proposta degli autori/autrici poco interessante, quando non anonima, con qualche rara eccezione. Per partecipare a conferenze, incontri e presentazioni bisogna fare lunghe code, oppure prenotarsi in un sistema bizantino. Immagino che avranno fatto delle modifiche quest’anno (come ogni anno), ma la mia volontà di partecipare è talmente bassa che non mi sono nemmeno incuriosito. Ci sono due o tre incontri che potevano vagamente attirare la mia attenzione, tra cui uno di un ospite fisso annuale, che ho già ascoltato più volte (e che merita, ma anche basta). Trovo poi che la proposta inerente al fumetto/manga non sia niente di eccezionale, o perlomeno non nelle mie corde

L'uomo che ride, simbolo di una società di miserabili

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  La mia edizione de L’uomo che ride  (1869) di Victor Hugo conta poco meno di seicento pagine, che ho divorato nel corso di due settimane di trasloco, in quella fase in cui l’appartamento si svuotava e i libri finivano in scatoloni. Ne L’isola del dottor Moreau di H. G. Wells, di cui ho parlato di recente su Instagram e su YouTube , Moreau si riferisce all’opera di Hugo per spiegare la natura dei suoi esperimenti. Questo passaggio si era sedimentato, anni fa, ed è riemerso ad agosto, quando ho notato un certo interesse per l’opera, credo grazie a un gruppo di lettura che mi è sfuggito. Complici gli sconti fuori dal comune di Liberamente (è una casa editrice, una libreria che recupera classici? Mistero! Ma fanno un gran lavoro), ho acquistato l’opera di Hugo, l’ho scelta per istinto da una pila pronta per l’inscatolamento e… ho scelto bene.   Avete presente Notre-Dame de Paris ? L’analisi storica degli ambienti e dei costumi è ancora più minuziosa; qualcuno – forse annoiato – di