Lord Dunsany e le meraviglie di uomini, eroi e divinità. Parte I
Dunsany ricevette un’alta
formazione, in luoghi come l’Eton College e il Royal Military College. La sua
carriera militare fu lunga e appassionata: prestò regolare servizio fino al
1901, quando venne confermato elettore per i Rappresentanti dei Pari per
l’Irlanda alla House of Lords. Due anni prima, alla morte del padre, ne aveva
ereditato il titolo. Tornò a imbracciare le armi, come sottotenente nelle Coldstream
Guards, durante la seconda guerra boera; fu volontario nella prima guerra
mondiale e venne nominato capitano dei Royal Inniskilling Fusiliers. Durante il
conflitto, allo scoppio della Rivolta di Pasqua del 1916, si recò a Dublino,
dove venne ferito da un proiettile che si conficcò nel cranio. L’Irlanda,
ancora una volta, lo richiamava a sé, con un ammonimento.
Nella seconda fase della Grande
Guerra, fece l’istruttore e scrisse materiale di propaganda per il War Office
con una sezione dell’aMI7. Ormai in età avanzata, si arruolò, nella seconda
guerra mondiale, nella Irish Army Reserve e nella British Home Guard, le forze
di difesa locali dei due Paesi. Nel corso della guerra d’indipendenza
irlandese, Dunsany venne accusato di aver violato il provvedimento sul
ripristino dell’ordine in Irlanda: la corte marziale lo processò nel 1921,
giudicandolo colpevole per le armi e le munizioni detenute e costringendolo a
pagare 25 sterline per non finire in prigione.
Dunsany fu prima di tutto un grande
lettore, in possesso di una ricca biblioteca familiare. E fu un sostenitore di compagnie
teatrali, anche piccole e locali, come a Sevenoaks. Negli anni, divenne membro
di importanti società come la Royal Society of Literature e la Authors’
Society, che presiedette al pari della Shakespeare Reading Society,
quest’ultima dal 1938 alla morte.
Venne coinvolto indirettamente nel
revival letterario irlandese, data la sua amicizia con Lady Gregory e W. B.
Yeats (che curò una sua raccolta di opere nel 1912) e al sostegno dell’Abbey
Theatre. Divenne membro dell’Accademia irlandese di lettere, fondata proprio da
Yeats, e il suo contributo alle lettere venne riconosciuto con una laurea ad
honorem dal Trinity College di Dublino. Aveva inoltre contatti con altri
intellettuali, tra cui George Bernard Shaw, H. G. Wells e Rudyard Kipling.
La sua carriera letteraria iniziò
alla fine degli anni Novanta dell’Ottocento. La prima raccolta di racconti, The
Gods of Pegāna, venne pubblicata a sue spese e Dunsany guadagnava una
commissione sulle vendite. Le prime opere erano ambientate nel mondo di Pegāna,
rappresentato dalla mano di Sidney Sime fino al 1922. La raccolta di racconti The
Book of Wonder (1912) fu un passo in avanti significativo rispetto ai primi
racconti forse più ingenui. Compare infatti una sottile autoironia, che verrà
in seguito consacrata dal personaggio di Jorkens. La raccolta del 1912 segnò
anche un deciso passaggio agli scritti teatrali. Dunsany si occupò anche di
rappresentazioni da camera e di produzioni radiofoniche, sempre alla ricerca
delle migliori potenzialità di una determinata forma di scrittura. Non rinunciò
nemmeno alla creazione di poesie, forse la parte meno considerata della sua
produzione.
In merito ai romanzi, Dunsany li
sviluppò negli anni Venti. Il primo fu Don Rodriguez: Chronicles of Shadow
Valley (1922), a cui seguirono The King of Elfland’s Daughter (1924)
e The Charwoman’s Shadow (1926), che torna all’ambiente spagnolo e allo
stile leggero del primo romanzo.
Nel 1919, si segnala il primo tour
letterario negli Usa. Fu in questa occasione che conobbe H. P. Lovecraft, il
quale rimase molto influenzato dai suoi scritti. Ci furono ulteriori viaggi
fino agli anni Cinquanta, in particolare in California. Dunsany si dedicò anche
all’insegnamento. Nel 1940, venne nominato professore di inglese all’Università
di Atene, poi svolse un ruolo analogo a Istanbul. Fu evacuato l’anno
successivo, a causa dell’invasione nazista della Grecia: sia il viaggio di
andata che quello di ritorno costituirono una rocambolesca avventura, raccontata
nella lunga poesia A Journey, in 5 Cantos. Nel secondo dopoguerra,
visitò meno spesso l’Irlanda e trascorse le sue giornate nel Kent, alla
Dunstall Priory, e a Londra.
Dunsany fu uno scrittore prolifico,
con decine di libri pubblicati in vita, dalla narrativa alla saggistica. Il
culmine della sua carriera è rintracciabile negli anni Dieci. La sua eredità
letteraria lo rende uno dei padri, o, meglio, dei nonni del genere fantasy.
Lord Dunsany, ovvero Edward John
Moreton Drax Plunkett, si spense nel 1957 a Dublino, all’età di settantanove
anni. L’Irlanda, infine, si era impadronita del suo scrittore, colpito non in
un’eroica battaglia, ma da una più prosaica appendicite.
L’eredità letteraria venne gestita
dalla moglie, Lady Beatrice Child Villiers, con la quale ebbe il loro unico
figlio, Randal. La donna sosteneva la sua attività di scrittore; leggeva e
selezionava le opere migliori per la pubblicazione e contribuiva alla battitura
dei manoscritti. Curò, per esempio, la raccolta retrospettiva di racconti del
1954. Lady Beatrice raccontò che il marito fosse solito scrivere racconti
seduto su un vecchio cappello spiegazzato e si narra che, quando il cappello
venne rubato da un visitatore, non scrisse più che bozze. Un bel racconto,
degno di tante avventure ironiche dei suoi personaggi immaginari. Dunsany
scriveva con una penna d’oca che aveva creato, ma le idee giungevano spesso
alla mente da attività animate come la caccia. La sua fu una vita attiva, che
si rispecchia del tutto tra le pagine, in cui la realtà è sostituita dalla
fantasia, e non perde mai il suo legame vitale, talvolta problematico, con
l’esistenza quotidiana.
Le influenze di Lord Dunsany
riflettono la sua mentalità curiosa e anche l’estrazione sociale. Studiò greco
e latino, appassionandosi alle storie degli dèi e provando pietà per il modo in
cui erano stati dimenticati.
In giovinezza, lesse con assiduità
la Bibbia di Re Giacomo, il cui stile emerge soprattutto nelle opere di
argomento cosmogonico. Nella biblioteca del castello secolare, si trovava
un’ampia collezione di opere classiche e di enciclopedie, ma non mancavano
documenti parlamentari e i più recenti libri illustrati vittoriani. Sembra che
anche un racconto del padre, ambientato nell’antico Egitto, contribuì al suo
interesse per gli scenari esotici. In tal senso, fu importante la lettura delle
opere di Kipling ambientate in India, ma anche lo spettacolo teatrale The
Darling of the Gods (1902), scritto da David Belasco e John Luther Long e
collocato in un Giappone immaginario. L’idea di una terra remota e inesplorata
si rafforza poi con la lettura di The Well at the World’s End (1896) di
William Morris. Non meno importanti, infine, le fiabe dei fratelli Grimm e le
opere di Hans Christian Andersen e di Edgar Allan Poe.
Nella vita di Dunsany, tuttavia,
non c’erano soltanto le opere di fantasia o le ispirazioni derivate dalle sue
attività. Egli era un appassionato di musica, tanto da intitolare una sua opera
teatrale The Seventh Symphony, in onore dell’omonima sinfonia di Beethoven.
Il compositore torna peraltro in uno degli ultimi racconti con il personaggio
di Jorkens, in cui si fa riferimento alla decima sinfonia mai completata.
È infine complesso ricostruire la
fitta rete di scrittori che, a loro volta, vennero influenzati da Dunsany. Tra
questi c’è di certo Lovecraft: il suo “Ciclo dei Sogni”, la cosmogonia e la
figura del dio Azathoth sono tutti in debito con Dunsany, tanto da far scrivere
al Solitario di Providence: «Ci sono i miei pezzi di “Poe” e i miei pezzi di
“Dunsany”, ma, ahimé, dove sono i miei pezzi di Lovecraft?» (Lettera a Elizabeth Toldridge, 8 marzo 1929)
Proprio nella corrispondenza con
Lovecraft, un altro scrittore, Robert E. Howard, autore del ciclo di Conan il
Barbaro, citava Dunsany tra i suoi scrittori preferiti. Un altro ammiratore fu
Clark Ashton Smith, come si può notare, per esempio, nelle opere del ciclo di Iperborea.
Il rapporto con J. R. R. Tolkien mi
sembra invece di reciprocità. Pare che Tolkien regalò a Clyde S. Kilby una
copia di The Book of Wonder quando questi si preparava a collaborare
allo sviluppo dell’edizione del Silmarillion degli anni Sessanta.
Tolkien dava importanza soprattutto ai racconti Chu-Bu e Sheemish e The
Distressing Tale of Thangobrind the Jeweller.
In tempi più recenti, l’influenza
di Dunsany si trova, per esempio, nelle opere del regista Guillermo del Toro e
dello scrittore e fumettista Neil Gaiman.
Sul piano della critica letteraria,
Jorge Luis Borges ebbe un occhio di riguardo per la sua opera, includendo il
racconto The Idle City nell’Antología de la Literatura Fantástica (1940)
e citando il testo Carcassonne, nel saggio Kafka e i suoi precursori,
come una storia che presagiva o affiancava i temi dello scrittore ceco.
Arthur C. Clarke, autore del ciclo
di Odissea nello spazio, mantenne con Dunsany una corrispondenza epistolare dal
1944 al 1956: venne influenzato dallo scrittore e scrisse saggi sulle sue
opere. Rimanendo alla saggistica, Ursula K. Le Guin scrisse From Elfland to
Poughkeepsie, un’analisi sullo stile nel fantasy, in cui l’autrice
sottolinea come i giovani scrittori tentino invano di imitare Dunsany nelle
loro prime opere del genere.
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