I social network di domani
Ciò che si sta configurando è un mondo
social suddiviso in creatori di contenuti e in fruitori.
I primi investono, correndo il rischio di non essere abbastanza competitivi, e
viene loro chiesto un costante aggiornamento sul piano della new economy e
della capacità di utilizzare i nuovi software in tutte le loro potenzialità,
non ultime le intelligenze artificiali come le chat bot.
In cambio ottengono il riconoscimento “ufficiale” del loro status, vengono
tutelati dalle piattaforme riguardo alla sicurezza e hanno un vantaggio netto
nel riuscire a diffondere i propri contenuti, con un posizionamento “di favore”.
Questo significa che i secondi, i
fruitori, saranno coloro che non potranno far arrivare i propri contenuti oltre
alla propria cerchia di “amici” e a un nucleo di persone incontrate più o meno
per caso, con cui verosimilmente si instaurerà un rapporto di reciprocità. Cosa
che in parte già avviene, per esempio tra bookstagrammer o tra autori, che si
scambiano una visibilità che altrimenti avrebbe un costo materiale. Con la
differenza che fino a oggi era possibile costruirsi una community con la cara
vecchia fatica, mentre in un futuro prossimo ci vorranno competenze e soldi da
investire.
Per tutti gli altri, i social diventeranno
l’album di famiglia da mostrare a una piccola cerchia.
Questo trend non riguarda solo Instagram o
Twitter, ma coinvolge l’intero sistema social. E chi come TikTok sembra costituire
un’alternativa, si è in realtà da sempre instradato su un meccanismo che
prevede la passività del fruitore, sottoposto a contenuti pensati per ləi e
prodotti da sconosciuti, in cui a contare non è il valore del contenuto, ma la
capacità di seguire o generare una tendenza. In poche parole, la morte della
creatività e della differenziazione.
Questo cambiamento strutturale è qualcosa
di positivo o di negativo a seconda del punto di vista. Per chi ha delle
competenze da mettere in gioco, qualcosa da dire e la capacità di comunicarlo,
i social di domani permetteranno di emergere dal magma di contenuti mediocri prodotti
in serie e senza fantasia.
Chi, come me, è nato negli anni Novanta, o
poco prima, ha vissuto la nascita del mondo social e digitale, e ha conosciuto
il Far West di quell’universo, la Nuova Frontiera. Oggi quell’epoca sta
giungendo al termine e si è giunti alla conclusione che l’idea di una libertà
sconfinata, fornita dalla rete internet, fosse un’utopia a fronte dell’impossibilità
di gestire fenomeni come le fake news o i deepfake.
Una regolamentazione della rete e dei social non è una minaccia di per sé, ma
richiederebbe una partecipazione intelligente di governi e di enti
internazionali. L’Ue, al riguardo, rappresenta l’avanguardia globale, ma è
ancora molto indietro rispetto alle repentine innovazioni proposte dalle nuove
tecnologie.
La rete si sta gerarchizzando o
verticalizzando e – ripeto – ciò non è di per sé un male, se sarà in grado di
dare valore al merito e all’obiettività delle fonti e dei contenuti.
Concludo dicendo che scrivo queste cose dalla prospettiva di una persona che è
più prossima alla figura del fruitore che del creatore di contenuti,
limitandomi a raccontare sui social quelle che sono le mie passioni e interessi
ma senza un “piano di marketing” a sostegno. Ora sta a chi desidera lavorare
attraverso i contenuti digitali spegnere lo smartphone e mettersi a studiare. E
questa la ritengo una sfida avvincente.
Il risvolto negativo di questo discorso è
che la regolamentazione andrà a incidere non tanto (non solo) su un corretto
rapporto tra utenti, che miri a ridurre la violenza in campo, ma sui meccanismi
del mercato digitale. Questo significa che quei contenuti diffusi finora con
disinteresse, per mera passione, non troveranno lo stesso spazio di un tempo. E
quel poco che resterà non avrà abbastanza visibilità in un meccanismo social
che sta diventando di fatto uno spazio dedicato al commercio e non più alla semplice
condivisione.
Bibliografia e consigli di lettura
° Carbonaro M., Metaverso, mercato legale a tutela del copyright, Il Sole 24 Ore, 3 marzo 2023.
° Funk C., Kennedy B., Tyson A., How Americans View Emerging Uses of Artificial Intelligence, Including Programs to Generate Text or Art, Pew Research Center, 22 febbraio 2023.
° Jona L., I 10 punti ancora irrisolti del regolamento europeo sull’intelligenza artificiale, Wired, 26 febbraio 2023.
° Mendola L., La Corte di Cassazione ha detto la sua sul diritto di autore dell’intelligenza artificiale, Wired, 6 marzo 2023.
° Redazione, Big Tech: l’ora di una stretta condivisa?, Ispi, 17 febbraio 2023.
° Redazione, L’epoca dei social network gratuiti sta finendo?, Il Post, 2 marzo 2023.
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