Come e perché Dune di Herbert ha sparigliato le carte

Nel panorama della fantascienza del suo tempo, Dune (1965) di Frank Herbert ha rappresentato un salto di qualità netto, quasi un punto di rottura. Nessuno aveva creato prima un’opera con quella complessità sistemica, in cui ecologia, religione, antropologia, politica e mistica si intrecciassero in modo così organico e stratificato. No, nemmeno Asimov con i suoi vasti cicli narrativi. Non è infatti solo una questione di ampiezza del worldbuilding: è proprio la profondità del pensiero organico che Herbert introduce a rendere il romanzo un unicum per il periodo. Questo, chiaramente, non significa che non vi siano stati dei predecessori. Forse Olaf Stapledon è il più vicino a Herbert in termini di ambizione cosmica e riflessione filosofica sull’evoluzione dell’umanità. Il suo approccio però è molto più astratto, quasi teologico e disincarnato, tanto che le sue opere assomigliano più a speculazioni cosmologiche che a romanzi nel senso moderno. Su un filone spirituale, c...