L’identikit degli odori. Il profumo di Süskind
Élisabeth Louise Vigée Le Brun, Julie Le Brun come una bagnante (1792) |
Das Parfum (Il profumo)
di Patrick Süskind
è un romanzo del 1985: nella classifica dei bestseller dello Spiegel per
circa nove anni, ha venduto e continua a vendere milioni di copie in tutto il
mondo, complice anche l’uscita del film Perfume: The Story of a Murderer (2006).
Il romanzo non è collocabile in un genere
specifico, ed è una delle ragioni per cui è stato inquadrato nella narrativa
postmoderna. È costituito da elementi del romanzo storico (per l’ambientazione
e le descrizioni), fantastico (l’immaginaria dote del protagonista,
l’impostazione fiabesca di alcuni capitoli), poliziesco (il sottotitolo è
appunto Die Geschichte eines Mörders) e thriller (per la tensione
connessa agli omicidi).
Una creatura mitologica moderna
Il libro narra l’esistenza di
Jean-Baptiste Grenouille, nato privo di un odore proprio, ma dotato di un senso
dell’olfatto fuori dal comune.
Il testo è suddiviso in quattro parti, che
– a grandi linee – scandiscono i principali cambiamenti e spostamenti nella
vita del protagonista. In particolare, il ritiro tra le montagne segna uno
spartiacque nella vicenda: è il momento in cui Grenouille rinuncia una volta
per tutte alla sua umanità e si vota prima a sette anni di vita animalesca, poi
alla ricerca di un riconoscimento della sua grandezza presso gli uomini.
In pratica, però, le due aspirazioni
combaciano, se solo si pensa a quelle antiche divinità semiumane e semibestiali
che animavano il pantheon degli antichi (tra tutti, il dio Pan).
Ho definito il romanzo in parte “storico”,
ma in realtà di storia vera c’è poco e nulla. È evidente come l’Autore abbia
bene a mente la lezione di Victor Hugo, ma siamo lontani dalla passione
enciclopedica dello scrittore francese e Süskind ci lascia più sensazioni che
descrizioni pregnanti. La sua capacità consiste nel proporre un contesto
credibile, in cui per esempio la storia del profumiere Baldini, famoso un tempo
per il suo “Amore e Psiche”, possa risultare verosimile.
Il legame tra realtà e fantasia risulta
strettissimo. Vi è chi, discutendo sul genere del romanzo, abbia ripreso il
realismo magico latino-americano, qui in chiave tedesca, tenendo conto dell’eco
delle fiabe centroeuropee. Altri hanno parlato di un romanzo di formazione
(Bildungsroman) al contrario o, meglio, di un romanzo d’artista (Künstlerroman),
poiché la storia copre tutta la vita del protagonista, non solo la sua
giovinezza, e questi rifiuta la vita ordinaria, convinto della sua genialità.
In merito al modo in cui la vicenda
viene raccontata, ci sono alcune cose da dire. Ho trovato apprezzabile
l’impiego minimo dei dialoghi, che spesso si risolvono in monologhi interiori
dei personaggi. Il testo si presenta come una memoria, in cui a prevalere è il
discorso indiretto.
Il narratore commenta, valuta e ironizza
sugli eventi. Non è un narratore neutro o imparziale. È onnisciente, ci fa
conoscere le reali motivazioni dell’agire dei personaggi, ne esprime anche la
morale, ma non propende mai per una parte specifica. Solo in tal senso, è un
narratore obiettivo. Anche per questo non si riesce mai del tutto a odiare Grenouille,
e nemmeno a provarne una sincera pietà, come potrebbe accadere con il Quasimodo
di Hugo, per esempio.
Grenouille è un monomaniaco ossessionato
dalla propria capacità nel carpire gli odori. Secondo alcuni critici, avrebbe
anche tratti autistici, segnalati dal desiderio di isolamento sociale,
dall’insensibilità al dolore, dalla percezione dell’ambiente esterno come una
cosa-mondo diversa dal soggetto, magari minacciosa. C’è però anche dell’altro:
i tratti narcisistici del protagonista lo portano a credere di essere un nuovo
Messia, esente dalla morale comune e destinato ad affermare il proprio genio. D’altra
parte, sceglie di morire come il semidio Penteo ucciso dalle menadi.
La maledizione di Grenouille
Il rapporto che Grenouille intrattiene con
le figure femminili è un non-rapporto. La madre lo partorisce sotto a un tavolo
da macello di una bancarella del pesce, nelle vicinanze del Cimetière des
Innocents di Parigi: lo abbandona destinandolo all’annegamento nella Senna, ma
il bambino si salva gridando e la madre è condannata a morte.
Grenouille viene affidato alle balie, che
lo rifiutano ritenendolo posseduto dal diavolo: il bambino, infatti, è inodore,
un indizio della sua innaturalità. Oltretutto, beve quantità di latte fuori dal
comune. Allora Padre Terrier lo consegna a Madame Gaillard, che si guadagna da
vivere allevando orfani. La donna ha l’olfatto danneggiato e Grenouille riesce così
a vivere una vita relativamente stabile. Sono gli altri bambini, però, a
percepirlo diverso, tanto che provano a ucciderlo. Alla fine, la non-formazione
infantile di Grenouille si conclude con l’affidamento al conciatore Grimal. Da
quel momento, le uniche donne con cui entra in contatto sono le vecchie mogli
dei suoi padroni – verso le quali è del tutto indifferente – e le giovani
vittime.
Queste sono considerate alla stregua di
oggetti e ciò è chiaro con il trattamento riservato a Laure: Grenouille non si
degna nemmeno di guardare il suo corpo denudato, perché l’unico valore che
attribuisce al corpo non è di ordine estetico, ma olfattivo. Per lui,
impossessarsi dell’odore di una persona equivale a rapirne l’aura, o l’anima.
Da cui la possibile definizione di “vampiro olfattivo”. Più che umane, le donne
sono per lui fiori, da cogliere al momento opportuno: questa è l’unica
deflorazione che è in grado di compiere sulle vittime e il motivo per cui le
donne anziane non lo interessano.
Il rapporto con gli uomini è solo
all’apparenza differente. In fin dei conti, Grenouille vampirizza anche loro: li
tratta alla stregua di oggetti con una funzione specifica e li condanna in modo
indiretto a perire, come per una maledizione.
Il brutale Grimal annega ubriaco nella
Senna, con i soldi guadagnati dalla vendita di Grenouille; l’ottuso e avaro
Baldini ha una sorte analoga, non già per ubriachezza, ma per un crollo
improvviso dell’abitazione. Queste figure, che insegnano a Grenouille un
mestiere, potrebbero essere lette come padri surrogati, e lo sarebbero, se non
fosse che il protagonista non ne avverte la necessità, né i due uomini mostrano
altro interesse per lui che quello del profitto.
In tal senso, Grenouille si lascia
sfruttare, ma agisce da manipolatore, che piega le persone al suo desiderio. Dal
marchese de la Taillade-Espinasse apprende l’aspirazione messianica; dal
garzone Dominique Druot la tecnica dell’enfleurage a freddo; non conosce invece
Antoine Richis, ma esercita su di lui il potere supremo, come prima Richis era
stato un ricco e influente uomo del sud della Francia.
Per un ossimoro, è facile paragonare
l’inodore profumiere Grenouille al campanaro sordo Quasimodo, e certo le
analogie con il personaggio di Hugo non mancano: sono orfani, omicidi,
destinati a morire in un cimitero, dopo aver avuto un legame contrastato con la
bellezza femminile.
Vi sono poi altri personaggi della
letteratura con cui instaurare dei parallelismi: per esempio, Oskar Matzerath (Il
tamburo di latta) è concausa della morte di coloro che gli stanno vicino; Renato
Cardillac (La signorina de Scudéry) fa convivere in sé l’artista e
l’assassino; Mago Cipolla (Mario e il mago) è un protagonista deforme,
che appare un “angelo” al pubblico. E si potrebbe continuare.
Eppure, per il suo protagonista, Süskind sceglie
una qualità più difficile da rendere verosimile. L’odore è qualcosa di
estremamente soggettivo. Se esistesse IL profumo, avremmo forse già trovato la
formula perfetta che si adatta a ciascuno di noi, in ogni contesto. In realtà,
per le diverse predisposizioni genetiche e per le esperienze personali, il
profumo rimane un fattore molto soggettivo. Per cui la premessa del romanzo è
fragile. Se si considera poi che Grenouille è dotato di un superolfatto, è
chiaro che un suo profumo “ideale”, prodotto con odori che solo lui percepisce,
potrebbe risultare inconsistente al naso di una persona comune.
A ciò si aggiungono alcune fragilità
narrative, tra cui la più vistosa: la piazza di Grasse che viene raggiunta
metro per metro da una goccia intensissima di profumo, facendo delirare tutti i
presenti.
A dispetto di queste inverosimiglianze, il
romanzo riesce comunque a rendere credibile la sua finzione. Dopotutto, vi è
sotteso anche un tema politico, o culturale, che caratterizza il protagonista
come uno strumento dell’irrazionale.
Grenouille è una figura antilluminista:
scienza, ragione, liberalità sono sottomesse in lui a una capacità
prerazionale, all’intuizione romantica del terribile genio.
Fuggito da Grasse, non assistiamo a una
“caccia al mostro” nello stile di Frankenstein o di Dracula.
Nella realtà che ci vuole suggerire l’Autore, l’essere umano si accontenta
della soluzione più semplice: un condannato preso tra le fila degli innocenti
e, soprattutto, il silenzio imbarazzato di una popolazione che, più che
vendetta, ricerca l’oblio della vergogna. Grenouille, al contrario della
creatura di Frankenstein, non vuole vivere, tantomeno in eterno come il vampiro
stokeriano.
Alla fine, Grenouille si rende conto che la sua ricerca esistenziale non è stata che un’impostura. In ciò risiede anche l’incapacità di comunicare la propria condizione al prossimo: un’incapacità soggettiva, per la mancanza di empatia da parte del protagonista, e un’incapacità oggettiva, per l’esclusivo olfatto, che gli permette di odorare e di conoscere un mondo che resta sconosciuto agli altri. Grenouille se ne va da artista fallito, perché attraverso la sua arte non ha mai conosciuto se stesso.
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