Un pensiero per il Natale insieme a Dickens
Accompagnatemi, lettori, in questo breve viaggio nel mondo
di Dickens, in quello che anche noi, un tempo, siamo stati.
In questo Natale i più sono poveri, di tasche e di spirito,
unendo in un’unica desolazione questi due aspetti...
- Lieto Natale, zio! un
allegro Natale! Dio sia con te, - gridò l’allegra voce di un nipote di Scrooge,
il quale gli arrivò addosso così rapidamente che l’augurio l’aveva preceduto di
poco.
- Eh via! - rispose
Scrooge - sciocchezze!
Il nipote si era così
ben scaldato, a furia di correre nella nebbia e nel gelo, che sembrava tutto
acceso; aveva la faccia bella rossa; gli occhi gli brillavano, il fiato fumava
ancora.
- Come, zio, Natale
una sciocchezza! - esclamò il nipote di Scrooge. – Non vorrai certo dir questo.
- Sì, che lo dico! -
ribatté Scrooge. – Lieto Natale! Che diritto hai tu di essere lieto? che
ragione hai di essere lieto? Non sei abbastanza povero?
- Via! - riprese il
nipote ridendo. – E che diritto hai tu di essere scontento? che ragione hai di
essere di cattivo umore? Non sei abbastanza ricco?
Scrooge, non avendo
una risposta migliore, fece: - Bah! – di nuovo, e aggiunse un altro: -
Sciocchezze!
- Non essere così di
malumore, zio - disse il nipote.
- Sfido io a non
esserlo - ribatté lo zio – dovendo vivere in un mondo di idioti come questo.
Lieto Natale! Al diavolo il Natale con tutta l’allegria! O che altro è il
Natale se non un giorno di scadenze quando non si hanno danari; un giorno in
cui ci si trova più vecchi di un anno e nemmeno di un’ora più ricchi; un giorno
di chiusura di bilancio che ci dà, dopo dodici mesi, la bella soddisfazione di
non trovare una sola partita all’attivo? Se potessi fare a modo mio, ogni
idiota che se ne va in giro con “lieto Natale” in bocca, dovrebbe essere
bollito nel suo stesso pudding e sotterrato con un rametto di agrifoglio nel
cuore. Questo vorrei!
In questo Natale i più sono egoisti, per carattere o per
necessità di vita, e nessuno si cura dello spirito umano, dell’Umanità...
- Oh, prigioniero
legato a doppia catena – gridò il fantasma, - [...] a non sapere che ogni
spirito cristiano, pur lavorando nella piccola sfera assegnatagli, qualunque
essa sia, troverà troppo breve la vita mortale rispetto alle immense
possibilità che gli sono offerte! A non sapere che nessun rimorso può più far
ammenda per le opportunità trascurate in vita! Ecco che cosa ho fatto! Ecco che
cosa ho fatto!
- Eppure sei sempre
stato un buon uomo d’affari, Jacob! - mormorò Scrooge, che cominciava ad
applicare a se stesso quei discorsi.
- Gli affari! – gridò
il fantasma, torcendosi di nuovo le mani. – L’umanità avrebbe dovuto essere il
mio affare. Il benessere generale avrebbe dovuto essere il mio affare: carità,
clemenza, pazienza e benevolenza, tutto questo avrebbero dovuto essere i miei
affari. I miei commerci non erano che una goccia d’acqua in quell’oceano di
affari.
In questa condizione di ateismo della coscienza, quindi di
sonno della ragione, siamo tutti più soli e chiusi in una stanza, anche se in
apparente compagnia, ad attendere che un giorno di luce, ormai nefasto, si
allontani...
Il fantasma [dei
Natali passati] e Scrooge traversarono il vestibolo, verso una porta sul retro
della casa. La porta si aprì davanti a loro e svelò una nuda, melanconica
stanza, resa ancora più nuda da file di banchi disadorni e di tavoli. A uno di
questi banchi un solitario ragazzo stava leggendo vicino a un fuoco stento. E
Scrooge si sedette a un banco e pianse nel vedere quel povero dimenticato se
stesso che egli era stato una volta.
Un uomo che nel corso della sua vita aveva perso la
famiglia, la sorella, le nobili aspirazioni, la speranza. Persino l’amore...
- Tu hai troppa paura
dell’opinione del mondo, - rispose ella con gentilezza. – Tutte le tue speranze
sono state sacrificate alla speranza di tenere lontane le sue sordide critiche.
Ho visto le tue aspirazioni più nobili cadere a una a una, e alla fine ti sei
lasciato dominare completamente da quella passione sovrana che è l’interesse.
Eppure... eppure il vuoto interiore del singolo fa apparire
solo il mondo intero. Ed è forse una speranza la sua, quella che tutti siano in
solitudine come lui. Si rinchiude nello scetticismo, aspetta che sia l’altro a
presentarsi, invece di essere il primo ad aprire le porte.
Eppure... eppure quella solitudine non è di tutti, perché
qualcuno ha riscoperto la solidarietà. Siamo tutti figli della stessa terra...
Costruito a qualche
miglio dalla riva, sopra un pauroso banco di scogli sommersi, sui quali tutto
l’anno le onde si gettavano e si frangevano, si ergeva un faro solitario. [...]
Ma anche lì, i due uomini che sorvegliavano la lanterna avevano accesso il
fuoco che, attraverso le feritoie del grosso muro di pietra, irradiava
all’esterno sul mare spaventoso un raggio di luce chiara. Due uomini seduti a
una tavola si auguravano reciprocamente il buon Natale, stringendosi le mani
callose al di sopra del rozzo tavolo e brindando coi loro bicchierotti di grog.
In tutto questo non c’è un solo regalo, nessun oggetto
materiale. C’è al contrario la compagnia della famiglia, degli amici, dei
colleghi, degli altri uomini noti e meno noti. È la riscoperta del valore dello
scambio di idee, di sensazioni e soprattutto di emozioni. Allora non possono
esistere natali sottotono, anche quando si fa di tutto per renderli
tali. Con un po’ di tempo, anche il cinismo può trasformarsi, tanto che...
Scrooge diventò il migliore degli uomini della vecchia
città, di ogni vecchia città, paese o borgo del buon vecchio mondo. Qualcuno
rise di quel mutamento, ma egli lo lasciò ridere e non ci fece caso, perché era
abbastanza saggio da sapere che nulla di buono succede su questa terra, senza
che qualcuno, sulle prime, si prenda il gusto di riderne.
Ma non bisogna credere che
siano tutte rose e fiori, che lo spirito natalizio, come alcuni dicono, sia un’illusione
al pari della religione e della fede. Non bisogna cedere, perché lo spirito
natalizio è innanzitutto una disposizione benevola dell’Uomo, un evento più
antico ancora del Signore storico. Lo spirito natalizio è la nostra volontà di
stare meglio, al di là del male e delle difficoltà di tutti i giorni. È la
volontà di essere folli di fronte alla rassegnazione, perché...
Non vi era nulla di
piacevole né nel clima, né nella città, eppure aleggiava dappertutto un’aria
d’allegria quale la più serena giornata estiva e il più splendente sole
avrebbero invano cercato di creare.
Con quest’ultima immagine auguro buone feste a tutti voi, che
avete letto fino a questo punto; e buone feste anche a chi ha interrotto la
lettura perché spinto prima ad essere migliore.
Nota: se volete leggere il testo integrale di Canto di Natale di Charles Dickens, questo è il link.
Commenti
Posta un commento
Grazie per aver visitato "La Voce d'Argento"! Condividi il tuo pensiero o lascia un commento: ogni opinione è importante e arricchisce la conversazione. Ti ricordo di rispettare le opinioni altrui e di evitare linguaggi inappropriati: i commenti sono moderati per garantire un ambiente costruttivo e piacevole. Buona lettura e grazie per il tuo contributo!