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Visualizzazione dei post da 2014

Animismo e paranormale

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Il paranormale «Esiste il paranormale?» Sessant’anni dopo gli esperimenti di Rhine negli Stati Uniti, l’interrogativo viene puntualmente riproposto. I miracoli, quelli di Cristo, dei santi o dei saggi vengono sempre contestati in nome della logica e della ragione. La nostra visione del mondo fa perno su quanto asseriscono le scienze. Ora, queste scienze non si sono scrollate di dosso una notevole perplessità nei riguardi del cosiddetto «paranormale», a dispetto delle brillanti conferme sperimentali (Roux, 1986; Varvoglis, 1992; Broughton, 1995, eccetera). Permane la contestazione, consolidata dall’assenza di spiegazioni coerenti nell’àmbito di questi fenomeni. Non posso che riprendere, parola per parola, ciò che Jung sosteneva nel 1950: «Nella mia veste di psichiatra e di psicoterapeuta sono venuto spesso a contatto con i fenomeni in questione e ho potuto in particolare accertarmi della loro importanza ai fini dell’esperienza interiore dell’uomo. Si tratta perlopiù...

Le streghe di Salem. Una nuova fase per Rob Zombie

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Le streghe di Salem è un film del 2012, scritto e diretto da Rob Zombie. Dopo un certo silenzio, ritorna il tema delle streghe, che in questo stesso periodo è affrontato anche in un altro film,  Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe . La protagonista, Heidi, è interpretata da Sheri Moon Zombie, moglie del regista, secondo un metodo già collaudato da  La casa dei 1000 corpi . Ogni cosa ruota intorno ad Heidi, una dj rocker che vive a Salem. Un giorno arriva un disco al vinile alla radio in cui lavora, un disco che contiene una traccia che traumatizza Heidi e la conduce giorno dopo giorno in un mondo ultraterreno. La presunta band del vinile viene rinominata “Lords of Salem” e, dopo aver ottenuto un discreto successo in città, i Lords invitano i loro fans ad un concerto… davvero particolare. Il film è ricco di simboli, alcuni usuali, come la presenza del Baphomet e della capra cavalcata da Heidi, altri meno, come il simbolo usato dalle streghe di Salem o ...

Tutto ciò che sappiamo su Robert Johnson

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Per chi volesse leggere qualcosa su Robert Johnson mentre ne ascolta le canzoni, in questo video da YouTube sono riunite tutte le sue canzoni, rimasterizzate in occasione del centenario dalla nascita di Johnson:  link 1935 circa, una delle tre foto verificate a noi note Biografia Robert Leroy Johnson nasce a Hazlehurst, capoluogo della contea di Copiah, Mississippi, probabilmente l’8 maggio 1911. La sua nascita è frutto di una relazione extraconiugale della madre Julia Dodds (ottobre 1874-/) con Noah Johnson (dicembre 1884-/), in seguito all’abbandono del marito Charles Dodds Jr. (febbraio 1865-/) per un’altra donna. Il marito era un proprietario terriero e produttore di mobili, con cui lei ebbe dieci figli, ma Charles fu costretto a lasciare Hazlehurst in seguito a un litigio con un proprietario terriero bianco. Anche Julia lasciò la città con Robert, ma dopo due anni lo mandò a vivere a Memphis con il marito, che aveva cambiato il proprio nome in Charles Spencer. In...

Impressioni di fede

Ho voluto riportare alcune impressioni da una cresima di ieri, in forma per lo più frammentaria, riproducendo di volta in volta le sensazioni provate. Il primo elementare rito è il segno della croce. Quando si entra è un gesto meccanico, vuoto nei più, di riverenza. Quando si esce, invece, diviene un intercalare; l’ultimo obbligo frettoloso con cui abbandonare una chiesa troppo carica di fedeli. Le dita sfiorano appena l’acqua santa; la mano scivola facendo cadere per terra qualche goccia; la mente è già fuori di lì, l’altra mano sta facendo scendere gli occhiali dalla nuca agli occhi. Il coro è un atto di fede in sé e per sé; è pura e semplice buona volontà. Si segue la presunta moda di modernizzare i canti ecclesiastici. Viene messa una base musicale, stile karaoke; vagamente pare di vedere un coro gospel, ma – semmai – è pessima imitazione. Si apprezza, c’è dietro tanto lavoro, mentre – a metà cerimonia – l’unica buona volontà è in chi attende la fine del concerto ...

Oculus. Il paranormale che non si rinnova

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Da gennaio, dopo Carrie , attendevo un film che potesse risollevare le sorti dell’horror, dal momento che questo genere si è ormai rinchiuso nelle possessioni più o meno demoniache, scopiazzando qua e là i modelli del passato e creando una sintesi deludente. Oculus , purtroppo, non è escluso da questo quadro d’insieme. Tralasciamo il continuo salto temporale tra passato e presente dei due fratelli, proposto in maniera fin troppo sequenziale, senza svelare nulla che lo spettatore già non sappia: è tutta colpa dello specchio. Un vecchio, vecchissimo specchio comprato da uno sviluppatore di software, tale Alan Russell, che invece di riempire il proprio studio con qualche cosa che si addica al suo lavoro, decide di darsi all’antiquariato. De gustibus. Andiamo oltre. Assistiamo, nel corso della pellicola, ad una trasformazione del padre (o meglio ancora, della madre), sulla scia del cambiamento di carattere di Jack Torrance i...

Racconto. Le mie vite future

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Cerco un’immagine di futuro che sia da film. E non mi basta. Ogni volta che accendo l’OPSIS vengo proiettato in un futuro che è ragionevolmente possibile, ma che non mi appaga mai. Forse perché, da quando la rete è diventata la nostra realtà ipotetica, non riusciamo più ad accettare la realtà concreta. Sin dall’era dei primi dispositivi fotografici, dell’alta definizione, abbiamo abituato i nostri sensi ad andare ben oltre la perfezione della natura, ben oltre noi stessi. Ed ogni volta che utilizziamo l’OPSIS per vivere la nostra ennesima esistenza non ci rendiamo conto di nulla. Almeno finché non usciamo di casa e ci troviamo di fronte a quegli orribili colori sbiaditi. Dove abito io, ogni giorno, verso le dieci del mattino, si materializza l’autostrada che da Nouv-Lyon porta al cratere Mandel’shtam. La chiamano “la cicatrice”, un termine che indicava il segno che rimaneva sulla pelle dopo aver subìto alcuni t...

La normalità attraverso l'esperienza

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I È forse meglio non essere, che rischiare? La normalità ti farà vivere bene. Sarai anche cosciente di quello che sei; sarai originale per te stesso e per chi - come te - ti rassomiglia. La normalità ti darà la vita che hai sempre sognato, perché inconsciamente adatterai i tuoi desideri alle tue possibilità. La normalità non ti spingerà mai dove qualcuno non è ancora stato; camminerai su sentieri sicuri, e il massimo del pericolo che incontrerai sarà quando il tuo sguardo, da lontano, osserverà il precipizio senza provare alcuna agitazione. Questo ti farà sentire folle; racconterai delle grida, dei vuoti inspiegabili, degli incubi, come se ti appartenessero davvero. Invece sarà solo il riflesso dell’emozione altrui; la selva tenebrosa che non lascia vivere senza l’angoscia… e tu crederai di essere speciale, come i milioni di esseri di cui sei l’ennesima e mesta copia. ...